S. Messa
Quotidiana Registrata a Cristo Re Martina F. Mese di Luglio 2011 Pubblicata anche su YOUTUBE http://www.youtube.com/user/dalessandrogiacomo Vedi e Ascolta cliccando sul giorno Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gi07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gi14. Ve15. Sa16. Do17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Me27. Gi28. Ve29. Sa30. Do31. Giugno 2011 Me01. Gi02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Do12. Lu13. Ma14. Me15. Gv16. Ve17. Sa18. Do19. Lu20. Ma21. Me22. Gv23. Ve24. Sa25. Do26. Lu27. Ma28. Me29. Gv30. Maggio 2011 Do01. Lu02. Ma03. Me04. Gv05. Ve06. Sa07. Do08. Lu09. Ma10. Me11. Gv12. Ve13. Sa14. Do15. Lu16. Ma17. Me18. Gv19. Ve20. Sa21. Do22. Lu23. Ma24. Me25. Gv26. Ve27. Sa28. Do29. Lu30. Ma31. Aprile 2011 Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gi07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gi14. Ve15. Sa16. Do17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Do27. Lu28. Ma29. Me30. Marzo 2011 Ma01. Me02. Gv03. Ve04. Sa05. Do06. Lu07. Ma08. Me09. Gv10. Ve11. Sa12. Do13. Lu14. Ma15. Me16. Gv17. Ve18. Sa19. Do20. Lu21. Ma22. Me23. Gv24. Ve25. Sa26. Do27. Lu28. Ma29. Me30. Gi31. Febbraio 2011 .Ma01. .Me02. .Gi03. .Ve04. .Sa05. .Do06. .Lu07. .Ma08. .Me09. .Gi10. .Ve11. .Sa12. .Do13. .Lu14. .Ma15. .Me16. .Gi17. .Ve18. .Sa19. .DO20. .Lu21. .Ma22. .Me23. .Gi24. .Ve25. .Sa26. .Do27. .Lu28. Gennaio 2011 Sa01. Do02. Lu03. Ma04. Me05. Gv06. Ve07. Sa08. Do09. Lu10. Ma11. Me12. Gv13. Ve14. Sa15. Do16. Lu17. Ma18. Me19. Gi20. Ve21. Sa22. Do23. Lu24. Ma25. Me26. Gi27. Ve28. Sa29. Do30. Lu31. Dicembre 2010 Me 01. Gv02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Do12. Lu13. Ma14. Me15. Gv16. Ve17. Sa18. Do19. Lu20. Ma21. Me22. Gv23. Ve24. Sa25. Do26. Lu27. Ma28. Me29. Gv30. Ve31. Novembre 2010 Lu 01. Ma02. Me03. Gv04. Ve05. Sa06. Do07. Lu08. Ma09. Me10. Gv11. Ve12. Sa13. Do14. Lu15. Ma16. Me17. Gv18. Ve19. Sa20. Do21. Lu22. Ma23. Me24. Gv25. Ve26. Sa27. Do28. Lu29. Ma30. Ottobre 2010 Ve01. Sa02. Do03. Lu04. Ma05. Me06. Gv07. Ve08. Sa09. Do10. Lu11. Ma12. Me13. Gv14. Ve15. Sa16. DO17. Lu18. Ma19. Me20. Gi21. Ve22. Sa23. Do24. Lu25. Ma26. Me27. Gv28. Ve29. Sa30. Do31. Settembre 2010 Me 01. Gi02. Ve03. Sa04. Do05. Lu06. Ma07. Me08. Gv09. Ve10. Sa11. Il Sito Ufficiale della Parrocchia Cristo Re Martina F. è http://www.parrocchie.it/martinafranca/cristore.it Il Canale YOUTUBE di CRISTO RE è http://www.youtube.com/results?search_query=cristoremartina&aq=f Vedi La PASSIONE http://www.youtube.com/watch?v=sjt8rPDLYlY 17 Marzo Festa Nazionale 150° UNITA' d'ITALIA. 2764 Anni dalla FONDAZIONE di ROMA AUGURI ITALIANI - L'INNO di MAMELI APPELLO PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI RIFIUTI VEDI IL VIDEO dell'APPELLO Video Viaggio in Terra Santa clicca qui sopra: Sulle Strade del VANGELO
FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO
ONLUS - ASSOCIAZIONE CATTOLICA E-mail: studiotecnicodalessandro@virgilio.it Siti Internet: http://www.cristo-re.eu ; http://www.cristo-re.it; http://www.maria-tv.eu ;http://www.web-italia.eu http://www.engineering-online.eu;http://www.mondoitalia.net ; |
dal 17 Aprile al 24 Aprile 2011
10a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de " i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file clicca sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo |
Aderite all" ORDINE LAICO dei "CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO" per VIVERE il VANGELO, Diventate CAVALIERI del FIGLIO dell'UOMO vivendo la Vostra VITA in FAMIGLIA e sul LAVORO secondo VIA, VERITA' VITA |
Ingegneria Impianti Industriali Elettrici Antinvendio |
Per. Ind. G. Dalessandro Il mio pensiero e la mia professionalità nei miei Siti Web |
Bella Italia http://www.miglionico web.it Prof.. Labriola |
MILANO D'UOMO |
Foto di MILANO
in sequenza clicca qui sopra |
TARANTO CASTELLO |
Foto di TARANTO clicca qui sopra TA1 - TA2 - TA3 |
Miglionico XV SECOLO Polittico Cima da Conegliano |
cliccasopra MG1. MG2. MG3. MG4. MG5 MG6 MG7 MG8 MG9 MG10 |
ROMA FONT. di TREVI |
.1. .2. .3. .4. .5. .6. .7. | MATERA SASSI | Per vedere altre foto clicca qui sopra |
MARTINA S. MARTINO |
.1. -.2. -.3. .4. -.5. -.6. -.7. -.8. Sulle Strade del VANGELO |
Links: VATICANO LEV Parrocchia Cristo Re Martina http://www.parrocchie.it/ martinafranca/cristore.it CHIESA CATTOLICA Http://www.santiebeati.it http://www.lachiesa.it RADIO MARIA http://www.cismitalia.org/ http://www.usmi.pcn.net http://www.ciisitalia.it http://www.fratiminori lecce.org/node/342 |
Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-10-21 ad oggi 2011-07-28 Sintesi (Più sotto trovate gli articoli)PENSIONI, SANITA', ASSISTENZA http://www.agenziafarmaco.gov.it/ http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/home-page-cittadino?canale=cittadino
|
ST
DG Studio TecnicoDalessandro Giacomo 41° Anniversario - SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE |
Internet, l'informatore, ll Giornalista, la stampa, la TV, la Radio, devono innanzi tutto informare correttamente sul Pensiero dell'Intervistato, Avvenimento, Fatto, pena la decadenza dal Diritto e Libertà di Testimoniare. Poi si deve esprimere separatamente e distintamente il proprio personale giudizio. |
Per conoscer le mie idee Vedi il
"Libro dei Miei Pensieri"html PDFIl mio commento sull'argomento di Oggi è :
…………………………………………………………..
Per. Ind. Giacomo Dalessandro
Rassegna Stampa - L'Argomento di Oggi - dal 2010-10-17 ad oggi 2011-07-28 |
AVVENIRE per l'articolo completo vai al sito internet http://www.avvenire.it22011-07-28
2011-07-21 21 luglio 2011 L'ECONOMIA RALLENTA L'allarme di Confindustria: crescita ferma nel 3° trimestre "La crescita sarà quasi nulla nel terzo trimestre, dopo che nel secondo si è avuto un aumento dell'1,6% della produzione industriale, concentrato nella prima parte del periodo, che ha originato una temporanea accelerazione del Pil". È quanto si legge nell'analisi mensile del Centro studi di Confindustria, che vede arrivare nuove difficoltà all'orizzonte: "Per l'Italia si profilano debolezza della domanda interna, minor forza di quella estera, ripercussioni dalle violente turbolenze finanziarie globali e stretta sui conti pubblici". In particolare, "gli indicatori puntano a una nuova e prolungata fase di variazioni del Pil che saranno molto difficilmente superiori all'1% annuo". Il Centro Studi di Viale dell'Astronomia ricorda come "l'attività industriale nel terzo trimestre parte dal -0,3% ereditato dal secondo. Gli indicatori qualitativi sono in corale arretramento: gli indici Pmi hanno rilevato in giugno ordini calanti nel manifatturiero (47,5, minimo da 20 mesi, da 51,1) e nel terziario(47,4, da 50,1). Giudizi e attese delle imprese rivelano la fiacca dinamica produttiva". La fase economica sta ancora attraversando una fase critica. "Il mercato del lavoro in Italia rimane debole" ed i consumi "hanno un profilo piatto". Secondo il dossier "a maggio il tasso di disoccupazione è salito all'8,1% (+0,1 su aprile) e al 28,9% (+0,4) tra i giovani sotto i 25 anni", mentre "a giugno la percentuale di imprese che si attendeva una riduzione del numero di addetti nei successivi tre mesi (17,5%) è tornata a essere superiore a quella di quante prevedevano un incremento (16,0%): un deterioramento che ricalca quello delle previsioni delle aziende sulle condizioni economiche in cui operano". L'Istat intanto comunica che si amplia il disavanzo commerciale con i paesi extra Ue, passato da -1,4 miliardi di giugno 2010 a -1,5 miliardi dello stesso mese del 2011. A giugno le esportazioni italiane verso i Paesi extra Ue rimangono stabili rispetto al mese precedente, mentre le importazioni calano del 2,2%. Nell'ultimo trimestre (aprile-giugno) la dinamica è positiva, rispetto al trimestre precedente, per le esportazioni (+1,6%) e negativa per le importazioni (-0,5%). La crescita tendenziale, invece, si mantiene su tassi positivi, pressochè simili, per importazioni (+8,1%) ed esportazioni (+7,8%), ma risulta in marcato rallentamento rispetto ai mesi precedenti.
21 luglio 2011 COSTI DELLA POLITICA La Camera taglia 110 milioni di spese Primo segnale concreto per chi si attendeva un ridimensionamento dei costi della politica. L'ufficio di presidenza della Camera ha approvato il piano proposto dal presidente Gianfranco Fini, che prevede tagli nel triennio per 110 milioni di euro al bilancio interno. Il piano, che sarà illustrato da Fini durante la Cerimonia del Ventaglio, ha avuto il voto favorevole di tutti i componenti ad eccezione di Mimmo Lucà (Pd), che si è astenuto. Lucà ha spiegato ai cronisti il motivo del suo mancato assenso che lo ha portato ad astenersi: "non sono d'accordo sull'ultima norma del piano, quella che prevede una riduzione del trattamento economico per i nuovi assunti. In realtà c'è un blocco del turn over, quindi di nuovi assunti non ce ne saranno. Piuttosto - ha aggiunto - sarebbe stato meglio prevedere che nei rinnovi contrattuali di tutti i dipendenti ci fosse un ancoraggio agli standard retributivi europei", come prevede il primo articolo della manovra approvata la scorsa settimana. Il Piano approvato dall'Ufficio di Presidenza, per diventare effettivo, dovrà essere recepito dal Bilancio interno della Camera, che verrà discusso in aula la prima settimana di agosto.
2011-07-04 Stangata su banche e titoli Interni stampa quest'articolo segnala ad un amico feed 4 luglio 2011 LE MISURE DEL GOVERNO Manovra, stretta sulle pensioni Stangata su banche e titoli Il testo definitivo del decreto Manovra è stato trasmesso al Quirinale intorno alle 12.30. Il provvedimento è composto da 39 articoli e due allegati: il primo articolo riguarda gli stipendi dei politici e l'ultimo il riordino dei giudici tributari. Confermate tutte le misure anticipate nei giorni scorsi, nonostante le polemiche nella maggioranza. Nel testo torna il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta relativi alle energie rinnovabili. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - dice l'articolo 35 - a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni. La manovra toglie risorse alla politica: previsto un ulteriore taglio del 10% al finanziamento dei partiti "cumulando così una riduzione complessiva del 30%". Ridimensionati anche gli "aerei blu", previsti solo per le prime cinque cariche dello Stato. Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps. Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%". Confermato al 2014 l'avvio della misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita. La norma precedente faceva cominciare questo processo dal 2015. A partire dal 2011 torna il superbollo: "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt, da versare alle entrate del bilancio dello Stato". Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l'Irap sale al 4,65% mentre per le assicurazioni passa al 5,90%. Salasso anche per i depositi di titoli: il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia. Fa discutere l'inserimento di una norma che potrebbe sospendere l'esecutività del mega risarcimento di 750 milioni di euro a carico della Fininvest e a favore della Cir di Carlo De Benedetti, se fosse confermato in appello dai giudici di Milano il verdetto di primo grado sul Lodo Mondadori. Si tratta di una modifica a due articoli del codice di procedura civile che obbliga il giudice, a differenza di quanto accadeva sinora, a sospendere l'esecutività della condanna nel caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di "idonea cauzione", in attesa che si pronunci in via definitiva la Cassazione. LA PUNTUALIZZAZIONE DEL COLLE In mattinata la stessa presidenza della Repubblica aveva precisato di non aver ancora ricevuto il testo, prendendo le distanze dai mezzi di informazione che l'hanno descritta come già al vaglio del capo dello Stato. "Poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della presidenza della Repubblica già da venerdì, si precisa che a tutt'oggi la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". La puntualizzazione, per quanto affidata ad un comunicato asettico, è apparsa irrituale e ha dato lo spunto alle opposizioni per un nuovo attacco all'esecutivo. Secondo il Pd, per bocca del senatore Francesco Ferrante, "la nota del Quirinale conferma il fatto che sulla manovra il governo alle prese con un work in progress".
2011-07-02 2 luglio 2011 CONTI PUBBLICI Pensioni, stop alle rivalutazioni Insorgono opposizione e sindacati Una "norma socialmente ingiusta", una "patrimoniale sui poveri". Sindacati e opposizioni dicono no alle taglio delle rivalutazioni delle pensioni, provvedimento che colpisce cinque milioni di cittadini, compresi quelli che percepiscono le rendite più basse e i molti casi unica fonte di reddito regolare nelle famiglie. Alla stretta sulle pensioni, denuncia il Pd, si aggiungerà il peso di una serie di misure che ricadranno sugli anziani. Secondo Stefano Fassina, responsabile per il Pd di Economia e lavoro, "si colpiscono le pensioni da 1.400 euro cioè 1.000 euro netti" ma questa "è sola una delle norme. Poi c'è il ticket che pesa soprattutto sui pensionati visto che più di altri ricorrono al servizio sanitario nazionale. E ancora, l'aumento da 34 a 120 euro del bollo sui titoli a partire dai 1.000 euro investiti; anche qui parliamo di piccoli risparmiatori spesso anziani". Da ultimo "c'è il colpo pesantissimo e insostenibile a Comuni, Province e Regioni, con 10 miliardi di tagli che vanno ad aggiungersi ai 13 miliardi dello scorso anno. Tutti gli amministratori, anche quelli leghisti, hanno già annunciato che dovranno tagliare i servizi sociali e assistenziali". "La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di regione, di province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari" ha affermato il presidente di Sinistra Ecologia Libertà Nichi Vendola. "La manovra era partita con gli effetti speciali degli annunci, che riguardano sempre il futuro, mai il presente, degli tagli alla casta e alla politica. E poi quando uno osserva il contenuto vero capisce - guardando ad esempio l'incredibile vicenda del blocco delle pensioni - che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. È la patrimoniale sui poveri. Nient'altro". "Lo stop alle rivalutazioni delle pensioni è una patrimoniale ai danni di 13 milioni di pensionati -commenta Felice Belisario, dell'Idv -. È un vero e proprio insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati, molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese e, dall'altro, pesare con il misurino del farmacista, dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica". Anche Italia Futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo, ha bocciato la manovra e ha sollecitato l'opposizione a una sfida sulle riforme. "La manovra è quella che è", si legge in un post sul sito della fondazione firmato da Carlo Calenda, "il minimo sindacale, con alcune ridicole prese in giro sui costi della politica (dove si annunciano misure puramente simboliche) e una buona quantità di assegni post-datati: provvedimenti che avranno effetto solo dalla prossima legislatura e che rappresenteranno un alibi formidabile per chiunque governerà il paese dopo il 2013. Abbiamo forti dubbi che, nel medio periodo, questo risulterà sufficiente". "Ma per il momento e considerando la situazione della maggioranza, non era realistico aspettarsi qualcosa di più o di meglio". Il governo ed il Parlamento "devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni". È questa richiesta del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni sul tema delle pensioni. Bonanni, che a caldo si era riservato un esame più approfondito delle misure della manovra, spiega: "La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell'inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile". "Una misura inaccettabile, inserita in una manovra che ancora una volta colpisce i soliti noti, che non affronta i temi della crescita e che picchia duro sui lavoratori e sui pensionati". Così il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, commenta la norma contenuta nella manovra che blocca la rivalutazione delle pensioni, annunciando che il sindacato "si opporrà con forza anche con la mobilitazione". LA PRECISAZIONE DELL'INPS Non c'è uno stop alla rivalutazione delle pensioni ma una revisione per fasce, per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione. È quanto puntualizza l'Inps, ricordando anche che la rivalutazione automatica delle pensioni è stata variamente modulata negli anni. Nel 1995 addirittura il governo Dini realizzò il blocco generalizzato per tutte le pensioni, anche per le più basse. Il Governo Prodi bloccò interamente la rivalutazione delle pensioni oltre cinque volte il minimo.
2 luglio 2011 EMERGENZA A NAPOLI Rifiuti, primo ok dalle Regioni: 20 mila tonnellate in Liguria Primo via libera per il trasferimento dei rifiuti campani. A dare l'ok è stata la regione Liguria. Ora "si attende il nulla osta da altre 7 Regioni". Lo ha annunciato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, riferendo che "un primo nulla osta per il trasferimento di circa 20 mila tonnellate di rifiuti campani al di fuori della regione è giunto stamattina dalla Liguria". "Da altre 7 regioni - sottolinea Prestigiacomo - si attende un analogo nulla osta per avviare i trasferimenti in altri 16 impianti fuori dalla Campania, in base alle intese che sono state già raggiunte a livello di enti locali preposti allo smaltimento dei rifiuti". "Cominciano quindi ad arrivare - osserva Prestigiacomo - le prime risposte positive del lavoro avviato dalla Campania e dal ministero dell'Ambiente subito dopo l'emanazione del decreto governativo, che non rappresenta, da solo, come si è sempre detto, la soluzione per il problema, ma consente di superare la criticità attuale". Il nodo da sciogliere, secondo la responsabile dell'Ambiente, resta l'attivazione di un corretto ciclo dei rifiuti "per il quale esistono risorse adeguate e sono stati conferiti poteri commissariali appropriati per velocizzare le procedure e per la individuazione delle discariche da attivare nella more dell'avvio degli impianti".
1 luglio 2011 EMERGENZA RIFIUTI Sepe: Napoli umiliata Napolitano al governo: il decreto non basta Il decreto approvato ieri dal Consiglio dei ministri per risolvere l'emergenza rifiuti napoletana non ha soddisfatto il presidente della Repubblica. Napolitano ha emanato il provvedimento, ma ha chiesto al governo di fare di più. "Nel rilevare i limiti del provvedimento - si legge in una nota del Quirinale - che nel testo approvato ieri dal Consiglio dei ministri non appare rispondente alle attese e tantomeno risolutivo, il Capo dello Stato auspica che il Governo adotti ogni ulteriore intervento necessario per assicurare l'effettivo superamento di una emergenza di rilevanza nazionale attraverso una piena responsabilizzazione di tutte le istituzioni insieme con le autorità locali della Campania" Intanto sono stati avviati i primi contatti con le altre Regioni per portare i rifiuti fuori dalla Campania. Il giorno dopo l'approvazione del decreto rifiuti da parte del Consiglio dei ministri, che prevede accordi diretti tra Campania e singole Regioni per il trasferimento in altri territori, l'Assessorato all'Ambiente della Regione ha sentito Comuni, Province e chi gestisce gli impianti e avviato i primi contatti con le altre Regioni. Tra le prime Puglia, Emilia Romagna, Marche, Calabria, Toscana e Friuli Venezia Giulia mentre si continua a lavorare così da allargare il fronte delle Regioni disposte ad accogliere i rifiuti campani.
SEPE: GRANDE AMAREZZA I rifiuti nelle strade a Napoli "sono la tragica eloquenza di una situazione intollerabile non solo da oggi, ma dal momento stesso in cui si è originata" afferma l'arcivescovo della città, cardinale Crescenzio Sepe secondo il quale, però, ora "la vera emergenza è un'altra, è quella di salvare non solo il buon nome della città, ma la città stessa: la salute, il decoro, la dignità della sua gente e, primi fra tutti, dei più deboli che, come sempre, sono i più esposti davanti a ogni ricorrente difficoltà". Insomma, "si faccia presto". In una riflessione di oggi, Sepe spiega: "Quella che da troppo tempo viene definita emergenza è, in realtà, il segno di una sconfitta senza fine che riguarda tutti, ma che oggi rischia di abbattersi come un colpo mortale su una Napoli già duramente provata su altri versanti". In ogni caso, dice il cardinale, "anche nei momenti più gravi e nelle situazioni più difficili, come quella che stiamo vivendo, esistono tempi diversi rispetto alle varie fasi dell'impegno richiesto a ciascuno. Come Pastore della Chiesa di Napoli, avverto il dovere di sottolineare che questo è il momento della responsabilità comune, del serrare le fila e mettere da parte ogni forma di polemiche, tra le tante che - anche legittimamente - la dolorosa e assurda vicenda rifiuti può originare". Non si tratta, quindi, "di spargere veli pietosi sul passato, nè di chiudere gli occhi di fronte alle responsabilità maturate, sia a livello politico che amministrativo, senza neppure escludere alcune manifestazioni di scarsa cura per il bene comune messe in atto a livello individuale; per non parlare, infine, della micidiale morsa con la quale la criminalità organizzata tenta di stringere ai suoi criminali interessi anche questa ennesima crisi della città. Ma verrà il momento delle analisi e della ricerca delle colpe certe". "Se la Chiesa di Napoli avverte ora la necessità di riprendere ancora una volta la parola, lo fa unicamente per segnalare una tale urgenza: si faccia presto".
2 luglio 2011 I CONTI DEL PAESE Fisco, il "fattore famiglia" non c’è La manovra e la delega sulla riforma fiscale appena varate dal governo riservano una sgradita sorpresa ai contribuenti italiani e alle loro famiglie: dopo tante promesse, il testo della delega - per quanto generico - non conterrebbe alcun riferimento a un futuro trattamento di favore ai nuclei più numerosi, né a nuovi bonus per i figli, dei quali pure si era parlato. C’è solo un impegno, altrettanto generico, a concentrare "sulla natalità" i regimi fiscali più favorevoli che ci saranno dopo la revisione del sistema. La manovra ripropone anche il tema del conflitto generazionale: se da una parte infatti gli imprenditori, quelli giovani sotto i 35 anni, 'incassano' il forfettone fiscale (appena il 5% per 5 anni) per avviare nuove attività, i pensionati - e non solo quelli con assegni 'd’oro' (si parte infatti da quota 18.300 euro) - si vedranno stoppata la rivalutazione. Unica attenuazione al conflitto arriva dal fatto che il forfettone varrà anche per i 'quasi anziani' che hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione. Sono le luci e le ombre della ma- novra da 47 miliardi (ma la cifra potrebbe essere destinata a cambiare) che, oltre a trovare nuove risorse per avvicinarci al pareggio di bilancio a fine 2014, è ricca anche di norme 'ordinamentali' che potrebbero però cadere durante il cammino parlamentare: l’opposizione già sottolinea che non hanno alcun carattere d’urgenza, come imporrebbe il decreto. Spulciando il giorno dopo il testo (peraltro ancora non ufficiale, in attesa della firma del Quirinale), si trovano novità e conferme. Fra le prime, c’è la rivalutazione limitata al 45% per gli assegni di pensione che superano il trattamento minimo di tre volte. Quindi, spiega lo stesso governo nella manovra, con una pensione di circa 2.300 euro lordi al mese (30.500 l’anno per 13 mensilità) non si avrà più la rivalutazione; ma anche con una pensione di 1.400 euro (pari a 18.300 l’anno) la rivalutazione si dimezza. Sulla riforma fiscale, intanto, riparte il lavoro dei tavoli tecnici. Il primo a riunirsi, la prossima settimana, tra i 4 istituiti dal ministro Tremonti, sarà quello sulla giungla degli sconti, guidato da Vieri Ceriani. Dovrà infatti arrivare proprio dallo sfoltimento delle agevolazioni, visto che di fatto l’aumento del-l’Iva è stato accantonato nell’immediato, il grosso delle risorse con cui finanziare la riduzione a 3 delle aliquote Irpef. Assieme sempre ai risultati della lotta all’evasione. Con tre sole aliquote arriveranno "grossi vantaggi economici solo per il 4% circa dei contribuenti", calcola il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi. Anche se nel disegno di legge delega non sono ancora indicati i nuovi scaglioni di reddito, la simulazione realizzata dalla Cgia si basa sulle ipotesi circolate nei giorni scorsi. Vale a dire: il 20% da 0 a 15mila euro; da 15.001 a 55mila, il 30%; oltre 55mila, aliquota al 40%. Ivan Malavasi, neo-presidente di Rete Imprese Italia, chiede che la riforma "sia realizzata in modo tale da non penalizzare i consumi". Le notizie riguardanti un possibile aumento, sia pure graduale e futuro, dell’Iva lo preoccupano "perché vanno nella direzione opposta". Sulle rendite al 20% arriva invece il plauso di Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa SanPaolo: "È un allineamento a quello che succede in tutta Europa". Eugenio Fatigante
2010-11-09 7 novembre 2010 AL VIA LA CONFERENZA DI MILANO Sacconi: primato pubblico a matrimonio e procreazione "La famiglia è una straordinaria risorsa per l'intera collettività, è fondamento insostituibile per lo sviluppo e il progresso di una società aperta e solidale". È quanto sottolinea il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega alle Politiche per la famiglia, Carlo Giovanardi, in occasione della seconda Conferenza nazionale sulla famiglia, aperta oggi a Milano e organizzata dal governo. "Sostenere e salvaguardare il miglior svolgimento delle sue funzioni - avverte il Capo dello Stato - costituisce una doverosa attuazione dei principi sanciti al riguardo dalla Carta costituzionale". Napolitano osserva che "la complessità dei temi all'esame della Conferenza richiama tutti i soggetti istituzionali all'esigenza di affrontare con determinazione e lungimiranza i problemi principali che ostacolano il formarsi delle famiglie: la precarietà e l'instabilità dell'occupazione, la difficoltà di accesso ai servizi e sostegni pubblici e la loro disomogenea distribuzione sul territorio nazionale". I lavori sono stati aperti dai messaggi dell’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, e delle massime autorità locali (il sindaco Moratti, i presidenti di Provincia e Regione Podestà e Formigoni), poi l'intervento di apertura del senatore Carlo Giovanardi, in rappresentanza del premier Silvio Berlusconi che nei giorni scorsi aveva fatto sapere che non avrebbe presenziato all'evento. TETTAMANZI: FAMIGLIA SPESSO LASCIATA SOLA "Da parte della politica "non basta la semplice proclamazione di valori, impegni e mete, ma serve il lavoro quotidiano sulle condizioni concrete perché i valori che tutti proclamano siano resi concreti sulla rete delle famiglie". È quanto ha spiegato l'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, intervenuto alla Conferenza. Il cardinale ha espresso la sua preoccupazione per il fatto che "nelle difficoltà la famiglia è spesso lasciata sola", e ha detto che è necessario "un coinvolgimento generale, una grande alleanza tra tutte le forze politiche, culturali, imprenditoriali, associative, che possano occuparsi della famiglia". GIOVANARDI: LA FAMIGLIA E' VITALE, IL FISCO L'AIUTI Nonostante le crisi, demografiche e coniugali, "la famiglia è vitale e resta un riferimento essenziale in un momento di incertezza. Protegge i figli, gli anziani, i componenti più deboli. È centro di legami di solidarietà oltre che di affetti. Questa funzione della famiglia va sostenuta, certamente: non si può chiederle di supplire alle mancanze del sistema di welfare, che va anche apprezzata e valorizzata più di quanto normalmente si faccia". Così è intervenuto alla Conferenza il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi. Una famiglia che, a suo avviso, va intesa secondo quella definita dall'articolo 29 della Costituzione. "È evidente - ha aggiunto - che per far fronte ai fenomeni di disgregazione familiare è indispensabile l'impegno di tutta la collettività nazionale: della scuola, della cultura, delle comunità religiose, dell'associazionismo, del mondo del lavoro e delle imprese per tutti quegli aspetti che vanno al di là del mero dato economico". Giovanardi si è augurato che dalla Conferenza esca la base del Piano nazionale di politiche per la famiglia, quale "quadro organico e di medio termine di politiche specificatamente rivolte alla famiglia, cioè aventi la famiglia come destinatario e come soggetto degli interventi". Citando tre aree di intervento per il futuro: la riforma fiscale, la conciliazione tra tempi di vita e quelli di lavoro e la necessità di un nuovo quadro delle competenze dello Stato nel settore della Famiglia. "Tutti dicono di essere disposti a votare una riforma fiscale in un senso favorevole alle famiglie. Maggioranza e opposizione - ha aggiunto - sono disposte a votare questa riforma. È arrivato il momento di farla. Non so se si chiamerà quoziente familiare o fattore famiglia, ma il nuovo fisco dovrà tenere conto dei numeri dei componenti della famiglia". E il sottosegretario ha ricordato, per quanto riguarda la tutela della famiglia, il valore della legge sulla fecondazione assistita: "I progressi della scienza e le biotecnologie possono togliere ai figli il diritto di nascere all'interno di una comunità d'amore con una identità certa paterna e materna", "La rottura della diga costituita dalla Legge 40 aprirebbe la porta a inquietanti scenari, tornando a un vero e proprio far west della provetta, dove fin dal primo momento il concetto costituzionale di famiglia andrebbe irrimediabilmente perduto". CARFAGNA: SI' AL QUOZIENTE FAMILIARE "È assolutamente fondamentale intervenire sul fisco per potere aiutare le famiglie. Questo è il prossimo obiettivo ambizioso che si pone il governo. Abbiamo dovuto tenere i conti in ordine, ora le prime risorse che saranno disponibili dovranno essere indirizzate alle famiglie, attraverso interventi come quello del quoziente familiare. Aiutare le famiglie significa aiutare tutto il Paese". Così ha detto il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna. SACCONI: FAMIGLIA NATURALE ORIENTATA ALLA PROCREAZIONE HA IL PRIMATO PUBBLICO "Ho sentito ieri dai cosiddetti futuristi - ha detto il ministro per il lavoro e le politiche sociali, Maurizio Sacconi - mettere in discussione il primato pubblico della famiglia naturale fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione. Senza nulla togliere al rispetto che meritano tutte le relazioni affettive, che però riguardano una dimensione privatistica, le politiche pubbliche che si realizzano con benefici fiscali sono tarate sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione". "Su questi punti - ha aggiunto Sacconi - ho avvertito ieri con l'assemblea futurista e il presidente Fini una differenza di opinioni, in particolare con l'intervento di Della Vedova". Sempre secondo il ministro, "la crisi porta il governo a fare delle scelte e gli interventi di welfare vanno riorientati". "La famiglia deve essere l'unità di riferimento che ci consente di compiere quell'operazione di razionalizzazione delle prestazioni dirette e indirette necessarie perchè gli obiettivi che vogliamo raggiungere per sostenere la natalità possano essere perseguite. Di affabulazioni senza fondamento se ne sentono tante, io guardo ai fatti e ai numeri". FORUM FAMIGLIE, BENE LAVORI CONFERENZA IN CORSO Il Forum delle associazioni familiari ha espresso "apprezzamento" per come la Conferenza nazionale della famiglia sta trattando il tema. Lo ha detto il presidente del Forum, Francesco Belletti. "Per noi - ha osservato - è importante che la Conferenza abbia messo la famiglia al centro dell'agenda del paese e al centro dell'attenzione della pubblica opinione. Apprezziamo anche l'identità di famiglia che è stata esplicitata, quella dell'articolo 29 della Costituzione, e quindi quella formata da un uomo ed una donna coniugata e con figli. Una famiglia cioè socialmente responsabile". Belletti ha poi espresso giudizio positivo sulla bozza di Piano nazionale che è qui in discussione: "È un punto di partenza per un'ampia discussione, apprezziamo le priorità sul fisco che sono state anche evidenziate dal governo stamattina. Anche noi presentiamo il nostro progetto sul fisco, il "fattore famiglia", che consiste in una no-tax area familiare crescente con il numero di figli ed equa anche fra i redditi".
7 novembre 2010 La Conferenza, il premier, le urgenze La famiglia chiede ascolto e risposte Di famiglia si parla davvero tanto, molto anche a sproposito. È sempre al centro dei programmi politici e non c’è chi non si riprometta di difenderla e promuoverla. Non manca neppure chi vorrebbe cambiarla, chi s’improvvisa ingegnere sociale e perciò la declina sempre al plurale, assecondando mode e desideri incostanti. Ma se ne parla così tanto, qui in Italia, che si è persa la capacità di ascoltarla. E quindi di aiutarla davvero. La seconda Conferenza nazionale della famiglia, che si apre domani a Milano, è perciò un’occasione fondamentale, che non si può sprecare, anzitutto per recuperare il senso autentico del "fare famiglia" nella nostra società e individuare finalmente non solo strumenti concreti d’intervento, ma una politica organica che abbia la valorizzazione della famiglia come matrice sottostante. Inutile nascondersi che questo appuntamento atteso e importante rischia di risolversi invece in una vuota kermesse o, peggio, di cadere vittima di un deragliamento di senso. Le ultime vicende che hanno riguardato il presidente del Consiglio, le polemiche che ne sono seguite, hanno già pesato sulla vigilia della Conferenza. Fino a far decidere a chi l’ha organizzata, cioè il governo, cioè – in ultima analisi e per prima responsabilità – il premier, di compiere un mezzo passo indietro, anzi un passo di lato. Ad aprire le assise sarà, perciò, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega alle Politiche per la famiglia, Carlo Giovanardi. Un depotenziamento della conferenza stessa? Non è detto, dipende. Dipende dai partecipanti e dipende dagli uomini di governo che li hanno invitati e che ne sono gli interlocutori. Già, è proprio necessario ribadirlo, visti gli equivoci che si ripetono anche nei mass media: la Conferenza nazionale non è stata organizzata da un’associazione o "dal mondo cattolico", come pure è stato detto e scritto. È un’iniziativa della Presidenza del Consiglio. Il cui esito è appeso ovviamente alle parole e ai gesti che la caratterizzeranno e alle decisioni che contribuirà a preparare. E che riguardano non una polemica dell’oggi, ma il concreto futuro delle politiche per la famiglia, e dunque il futuro del Paese. Ha preso a circolare, nelle ultime ore, la voce che Silvio Berlusconi, nonostante la scelta di non pronunciare il saluto introduttivo, potrebbe partecipare all’evento, sedendosi in platea "ad ascoltare". Non sappiamo se andrà così. Certo, sarebbe un gesto assai significativo, persino esemplare. Quasi a dire: ho evitato strumentalizzazioni, non evito i problemi. Ma se anche ciò non dovesse fisicamente accadere, è importante che questa volontà di ascolto ci sia e si manifesti, e appartenga visibilmente al premier, all’intero governo e – per quanto possibile, sappiamo bene che ci sono diverse sensibilità e non poche insensibilità nei confronti della famiglia costituzionalmente definita: uomo-donna – dell’intero Parlamento. Prima di lanciare slogan, di far sfilare modelli preconfezionati, occorre infatti piegarsi sulla realtà, prendere atto dei problemi concreti che attanagliano la famiglia nel nostro Paese. Difficoltà a "metter su famiglia" a causa della precarietà del lavoro e dei valori, di cui soffrono soprattutto i più giovani. Impossibilità – troppo spesso – di conciliare attività di cura e professionali, così coartando di fatto le scelte procreative. Deficit di un sistema fiscale e di welfare tarato sull’individuo e non sul nucleo familiare. Già in passato la prima Conferenza nazionale sulla famiglia, con un’altra maggioranza di governo, fallì il suo obiettivo risolvendosi in un nulla di fatto: un’interessante sfilata d’esperti e ricette abbozzate solo per essere riposte subito nel cassetto. Oggi, più che mai, è invece necessaria una svolta decisa: occorre aprire alle famiglie la consultazione sulla riforma del sistema fiscale, senza riservare il confronto a sindacati e imprese; ci sono da rivedere strumenti applicativi come l’Isee; è necessario puntare con decisione sulla sussidiarietà per migliorare l’offerta dei servizi di assistenza, cura ed educazione di bambini e anziani. Non si tratta, insomma, di individuare qualche bonus o un paio di agevolazioni. Il drammatico calo demografico, la sfiducia nel futuro che segnala dicono che la famiglia deve diventare finalmente il perno di un’azione politica tesa al bene comune. Francesco Riccardi
8 novembre 2010 IL VIAGGIO IN SPAGNA Il Papa: "Si difenda la vita e la famiglia naturale" La Messa per la dedicazione del tempio della Sagrada Familia a Barcellona, l’Angelus, la visita all’opera benefico-sociale del "Nen Déu", la cerimonia di congedo. Sono stati i momenti centrali della giornata di ieri di Benedetto XVI a Barcellona nel secondo e ultimo giorno del suo viaggio in Spagna. "Questo giorno è un punto significativo in una lunga storia di aspirazioni, di lavoro e di generosità, che dura da più di un secolo", ha dichiarato stamattina Benedetto XVI, nell’omelia della Santa Messa per la dedicazione della chiesa della Sagrada Familia, "meravigliosa sintesi di tecnica, di arte e di fede". Ricordando ciascuna delle persone che hanno reso possibile quest’opera, il Papa ha rivolto un pensiero soprattutto a "colui che fu anima e artefice di questo progetto: Antoni Gaudí, architetto geniale e cristiano coerente, la cui fiaccola della fede arse fino al termine della sua vita, vissuta con dignità e austerità assoluta". In questo ambiente, ha evidenziato il Pontefice, "Gaudí volle unire l’ispirazione che gli veniva dai tre grandi libri dei quali si nutriva come uomo, come credente e come architetto: il libro della natura, il libro della Sacra Scrittura e il libro della Liturgia. Così unì la realtà del mondo e la storia della salvezza, come ci è narrata nella Bibbia e resa presente nella Liturgia". In questo modo, "collaborò in maniera geniale all’edificazione di una coscienza umana ancorata nel mondo, aperta a Dio, illuminata e santificata da Cristo. E realizzò ciò che oggi è uno dei compiti più importanti: superare la scissione tra coscienza umana e coscienza cristiana, tra esistenza in questo mondo temporale e apertura alla vita eterna, tra la bellezza delle cose e Dio come Bellezza". In realtà, "la bellezza è la grande necessità dell’uomo; è la radice dalla quale sorgono il tronco della nostra pace e i frutti della nostra speranza. La bellezza è anche rivelatrice di Dio perché, come Lui, l’opera bella è pura gratuità, invita alla libertà e strappa dall’egoismo". Sulla base della fede, è stato l’invito del Santo Padre, "cerchiamo insieme di mostrare al mondo il volto di Dio, che è amore ed è l’unico che può rispondere all’anelito di pienezza dell’uomo. Questo è il grande compito, mostrare a tutti che Dio è Dio di pace e non di violenza, di libertà e non di costrizione, di concordia e non di discordia. In questo senso, credo che la dedicazione di questa chiesa della Sacra Famiglia, in un’epoca nella quale l’uomo pretende di edificare la sua vita alle spalle di Dio, come se non avesse più niente da dirgli, è un avvenimento di grande significato". "Nel consacrare l’altare di questa chiesa, tenendo presente che Cristo è il suo fondamento, noi presentiamo al mondo Dio che è amico degli uomini, e invitiamo gli uomini ad essere amici di Dio". "L’iniziativa della costruzione di questa chiesa si deve all’Associazione degli Amici di san Giuseppe, che vollero dedicarla alla Sacra Famiglia di Nazaret – ha affermato il Papa -. Da sempre, il focolare formato da Gesù, Maria e Giuseppe è stato considerato una scuola di amore, preghiera e lavoro". Da allora "le condizioni di vita sono profondamente cambiate e con esse si è progredito enormemente in ambiti tecnici, sociali e culturali", ma "non possiamo accontentarci di questi progressi. Con essi devono essere sempre presenti i progressi morali, come l’attenzione, la protezione e l’aiuto alla famiglia, poiché l’amore generoso e indissolubile di un uomo e una donna è il quadro efficace e il fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita, nella sua crescita e nel suo termine naturale". Solo laddove "esistono l’amore e la fedeltà, nasce e perdura la vera libertà". Perciò, la Chiesa invoca "adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento del loro concepimento, affinché la natalità sia stimata, valorizzata e sostenuta sul piano giuridico, sociale e legislativo. Per questo, la Chiesa si oppone a qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine naturale nell’ambito dell’istituzione familiare". Anche all’Angelus, guidato dalla piazza della chiesa della Sagrada Familia, dopo aver ricordato la beatificazione, a Porto Alegre, in Brasile, di Maria Barbara della Santissima Trinità, fondatrice della Congregazione delle Suore del Cuore Immacolato di Maria, il Pontefice ha parlato di Gaudí, che, "con la sua opera, voleva portare il Vangelo a tutto il popolo. Per questo concepì i tre portici all’esterno come una catechesi su Gesù Cristo, come un grande rosario, che è la preghiera dei semplici, dove si possono contemplare i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi di Nostro Signore". Non solo: "In collaborazione con il parroco, don Gil Parés, disegnò e finanziò con i propri risparmi la creazione di una scuola per i figli dei muratori e per i bambini delle famiglie più umili del quartiere, allora un sobborgo emarginato di Barcellona". Un invito alle autorità "a prodigarsi perché i più svantaggiati siano sempre raggiunti dai servizi sociali" e riconoscenza "a coloro che sostengono con il loro generoso aiuto entità assistenziali di iniziativa privata". Li ha espressi Benedetto XVI nella visita all’opera benefico-sociale del "Nen Déu" (Divino Infante) di Barcellona. "In questi momenti, in cui molte famiglie sperimentano serie difficoltà economiche – ha avvertito Benedetto XVI -, dobbiamo moltiplicare, come discepoli di Cristo, i gesti concreti di solidarietà, tangibile e continua, mostrando così che la carità è il distintivo del nostro essere cristiani". Il Pontefice ha ringraziato gli spagnoli, nella cerimonia di congedo, all’aeroporto internazionale di Barcellona, prima di rientrare in Vaticano, " che senza risparmiare sacrifici, hanoo collaborato perché questo viaggio riuscisse felicemente". Preservare e accrescere il "ricco patrimonio spirituale" della Spagna, ha detto il Santo Padre, "è segno non solo dell’amore di un Paese verso la propria storia e cultura, ma è anche una via privilegiata per trasmettere alle giovani generazioni quei valori fondamentali tanto necessari per edificare un futuro di convivenza armoniosa e solidale". Poi ha espresso l’auspicio che la fede "trovi nuovo vigore in questo Continente, e si trasformi in fonte di ispirazione, facendo crescere la solidarietà e il servizio verso tutti, specialmente i gruppi umani e le Nazioni più bisognose". Richiamando la dedicazione della Sagrada Familia e la visita all’opera benefico-sociale del "Nen Déu", Benedetto XVI ha osservato che "sono come due simboli, nella Barcellona di oggi, della fecondità di quella stessa fede, che segnò anche le profondità di questo popolo e che, attraverso la carità e la bellezza del mistero di Dio, contribuisce a creare una società più degna dell’uomo. In effetti, la bellezza, la santità e l’amore di Dio portano l’uomo a vivere nel mondo con speranza". Prima di partire ha dato appuntamento "a Madrid il prossimo anno, per celebrare la Giornata mondiale della gioventù". © riproduzione riservata
2010-10-24 23 ottobre 2010 IL BRACCIO DI FERRO Francia nel caos: passa in Senato la riforma Sarkozy La riforma delle pensioni votata in Senato e ora a un passo dal varo parlamentare, lo sblocco della raffineria che rifornisce Parigi con molti francesi già in viaggio per le vacanze d'autunno. Una giornata decisamente convulsa, segnata ancora da agitazioni locali in settori nevralgici, ma al termine della quale il governo neogollista sembra aver guadagnato punti importanti nel duro braccio di ferro con i sindacati che da settimane sconvolge la Francia. Con un intervento a sorpresa all'alba, i gendarmi hanno forzato le barriere dei sindacati presso il deposito di carburante della raffineria di Grandpuits, il sito industriale nella banlieue di Parigi dove transita il 70% della benzina destinata a tutta l'area metropolitana della capitale, ovvero a circa 1 francese su 6. L'obiettivo di rendere il deposito accessibile alle autocisterne è stato raggiunto, dopo scontri con 3 feriti fra gli uomini dei presidi organizzati dalla protesta. I rappresentanti sindacali hanno parlato subito di un evento "estremamente grave" e di violazione del diritto di sciopero, riferendosi in particolare a una ventina di lavoratori costretti dalle forze dell'ordine a intervenire nella riapertura dell'impianto. La piattaforma delle sigle confederali ha subito presentato un ricorso, proprio nelle stesse ore in cui Jean-Louis Borloo, il superministro incaricato anche delle questioni energetiche, replicava in questi termini: "Esiste pure il diritto di lavorare e di spostarsi in auto". Le difficoltà di distribuzione nella capitale sono state in effetti presentate dal governo francese come un problema d'interesse generale. Ma è soprattutto al Senato che il governo ha messo a segno in giornata un "blitz" dagli effetti forse decisivi. Dopo qualche tentennamento, i senatori neogollisti e centristi hanno accettato la proposta dell'esecutivo di una procedura accelerata - il cosiddetto "voto bloccato" - per l'esame degli emendamenti restanti alla bozza di riforma, opposti perlopiù dai gruppi socialista e comunista. Il testo è stato così votato già in serata e lunedì sarà esaminato dalla commissione bicamerale paritetica, prima del varo parlamentare definitivo all'Assemblée nationale, previsto mercoledì. Cioè con 24 ore di anticipo rispetto alla prossima giornata nazionale di agitazioni indetta dalle confederazioni. L'approvazione, perdipiù, troverà molti francesi in vacanza, dato che è cominciato ieri sera l'esodo per la lunga pausa di Ognissanti, destinata a durare fino al 3 novembre. In proposito ieri l'esecutivo come la stessa federazione dell'industria petrolifera hanno assicurato che le stazioni di servizio autostradali saranno regolarmente in funzione. I sindacati rischiano adesso di accusare sensibilmente l'uno-due di ieri, anche se la protesta continua e c'è persino chi prevede nuove punte di radicalizzazione in reazione alla linea dura dell'Eliseo. Ma quest'ultimo scenario ipotetico finirebbe probabilmente per chiudere la partita in favore del potere centrale. I sindacati moderati come la Cfdt ripetono da giorni che non avalleranno derive violente all'interno del movimento. Derive simili a quelle giovanili viste soprattutto a Lione negli ultimi giorni e in parte anche ieri. Fra le altre incognite, resta pure l'atteggiamento degli studenti, che hanno deciso di manifestare congiuntamente martedì, alla vigilia dell'approvazione parlamentare delle riforme. Gli esperti non credono alla loro motivazione, ma in passato i movimenti studenteschi hanno spesso smentito le previsioni. Daniele Zappalà
2010-10-22 22 ottobre 2010 PROTESTE Francia, polizia sblocca raffineria Al voto la riforma delle pensioni La polizia francese stamattina presto ha sbloccato l'accesso alla principale delle raffinerie che forniscono carburante a Parigi, mentre i sindacati stanno intensificando la pressione in vista del voto finale - atteso in giornata - sulla riforma pensionistica fortemente voluta dal presidente Nicolas Sarkozy. I sei principali sindacati francesi hanno proclamato altri due giorni di proteste per il 28 ottobre e il 6 novembre, a sottolineare la loro determinazione a portare avanti la lotta contro l'impopolare riforma anche quando sarà divenuta legge. "Le proteste non si fermano, abbiamo solo differenti punti di vista su come procedere", ha detto all'emittente radiofonica Rmc Jean-Claude Mailly, a capo del più radicale Force Ouvrier. "Pensiamo ancora che dimostrare non sia sufficiente... abbiamo bisogno di una giornata forte di scioperi nel pubblico e nel privato", ha aggiunto il leader sindacale. Il governo di centrodestra ha fatto ricorso a una misura speciale per accelerare l'iter della riforma al Senato, dove il voto è atteso per la serata. Oltre ai disagi per i trasporti, il presidente deve cercare di gestire anche lo sciopero delle raffinerie, che prosegue da 11 giorni, e i blocchi ai depositi di carburante che hanno lasciato a secco un stazione di servizio su cinque, come ha riferito il ministro dell'Energia Jean-Louis Borloo. "Sarkozy ha dichiarato guerra", ha detto Charles Foulard, che guida i lavoratori del settore petrolifero del sindacato di sinistra Cgt. Intanto il numero uno per le questioni economiche dell'organismo che raggruppa le società del settore chimico dice che la Total ha invocato la clausola di "forza maggiore" nei contratti di alcuni prodotti petrolchimici e che l'industria chimica francese sta perdendo 100 milioni di euro al giorno a causa degli scioperi, cifra che potrebbe salire a 250-300 milioni di euro al giorno. Stamani all'alba, la polizia ha posto fine al blocco alla raffineria della Total a Grandpuits, che rifornisce l'area di Parigi. Ci sono stati scontri tra manifestanti e agenti, e una persona che viene portata via in barella. Con l'indice di popolarità vicino ai minimi di sempre a 18 mesi dalle elezioni, Sarkozy ha garantito che la riforma - a suo dire l'unico modo per tutelare il rating "AAA" per la Francia - sarà approvata.
|
CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it22011-07-28 ANNUNCIO "Medici al lavoro prima dei trent'anni" Al via la riforma dell'università Le specializzazioni dureranno di meno, l'esame di laurea varrà quello di Stato. Fazio: "Rimane il numero chiuso" Ferruccio Fazio Ferruccio Fazio MILANO - La riforma del percorso di studi di medicina consentirà ai giovani di entrare nel mondo del lavoro "prima dei trent'anni" e con un risparmio di tempo pari a "tre anni e mezzo". Nel corso di una conferenza stampa, al termine del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi, il titolare della Salute, Ferruccio Fazio, definisce il provvedimento come "una delle innovazioni più grandi nel settore della sanità". Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, parla di "rafforzamento della qualità unita al risparmio di tempo degli studenti". L'obiettivo del provvedimento, spiegano, è "rafforzare la qualità della formazione specialistica post laurea, accrescere la partecipazione degli specializzandi all'attività professionale con esperienze sul campo, rendere più compatto il percorso complessivo, evitare tempi morti tra una fase e l'altra ed incentivare la partecipazione dei giovani medici al dottorato di ricerca". TRE NOVITA' - Tre le novità della riforma: la scuola di specializzazione durerà un anno in meno. La durata dei corsi di specializzazione viene avvicinata a quella europea: le specialità chirurgiche passano da 6 a 5 anni, quelle mediche da 5 a 4 anni o 3 per alcune aree particolari. Poi il dottorato. Durante la specializzazione sarà consentito, nell'ultimo anno, di svolgere contemporaneamente il dottorato. In questo modo si dovrebbe consentire allo specializzando di accorciare ulteriormente il percorso di studi ed entrare nel mondo del lavoro più rapidamente, come accade all'estero e nei migliori sistemi formativi, come quelli anglosassoni. Laurea: l'intenzione dell'Italia è di confermare la durata di 6 anni del percorso di laurea, mentre il tirocinio valutativo di 3 mesi, che oggi si svolge dopo la laurea, verrà incorporato nella stessa. L'esame di laurea, quindi, inglobando anche l'esame di Stato, permetterebbe di conseguire una laurea abilitante. Questa scelta dovrà avvenire previo confronto in sede europea, in modo da garantire l'uniformità delle scelte. RIMANE IL NUMERO CHIUSO - Per l'accesso alle facoltà di medicina resterà il numero chiuso. Lo ha sottolineato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, durante la presentazione delle novità contenute nella riforma del percorso di studi di Medicina. "Abbiamo una pletora di medici. Attualmente - ha spiegato il ministro - ne abbiamo 4 ogni 1.000 abitanti a fronte di una media Ocse di 3,3. Con le nuove regole la nostra media scenderà a 3,5 rimanendo dunque ancora superiore a quella Ocse. Il numero di medici che escono dalle facoltà a numero chiuso copre le necessità del Paese e non riteniamo - ha concluso Fazio - di aver bisogno di nuovi medici". Redazione Online Salute 28 luglio 2011 17:50
22011-07-21 POLEMICHE La disfida del "superticket" sanitario: dieci regioni non lo applicano La nuova disposizione della manovra ha suscitato numerosi malumori: presto un tavolo per rivederla Ferruccio Fazio Ferruccio Fazio MILANO - Tra i vari aggravi imposti dalla manovra finanziaria del Governo, quello che sta creando maggiori polemiche, è il cosiddetto "superticket", ovvero l’introduzione di un ticket di 10 euro per le prestazioni diagnostiche e per le visite specialistiche oltre ai 25 euro per i codici bianchi al pronto soccorso. Mentre alcune regioni hanno subito adottato la nuova misura del ticket di 10 euro che va ad aggiungersi a quelli già esistenti per esami ed analisi (Lombardia, Lazio, Liguria, Puglia e Basilicata), altre non l’hanno ancora applicata (Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Marche, Campania e Calabria), in attesa di decidere, ove possibile, misure di contenimento della spesa sanitaria alternative al nuovo "balzello". UN TAVOLO - Conscio delle polemiche, mercoledì il ministro della Salute Ferruccio Fazio aveva incontrato gli assessori alle Salute delle regioni: veniva garantita l' autonomia di scelta e "la possibilità per le Regioni di non applicare il ticket sulla specialistica di 10 euro purché adottino altre misure di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie equivalenti". E Fazio continuava: "Abbiamo concordato con le Regioni di aprire un tavolo tecnico per rimodulare la questione dei ticket. Si possono seguire due modelli: basarsi su quello della Lombardia, vale a dire per costo della prestazione, oppure, a mio avviso meglio ancora, su un concetto di appropriatezza". Dove per "appropriatezza", il ministro intende il superamento degli sprechi connessi a visite o prestazioni da pronto soccorso non necessarie. Giovedì il ministro è tornato sull'argomento promettendo un tavolo per rimodulare il superticket con le Regioni "entro settembre". I SINDACATI - Oltre alle regioni citate anche i sindacati sono nettamente contrari al superticket: "In tema di ticket sanitari ho visto che molte Regioni sono assolutamente non disponibili a questa operazione, che è una forma assolutamente ingiusta di prelievo ai cittadini. Mi auguro si costruiscano soluzioni diverse che non siano penalizzanti sul piano del diritto alla sanità per le persone" ha dichiarato Susanna Camusso, il segretario generale della Cgil . ESENZIONI - C'è poi il capitolo esenzioni: quasi metà della popolazione italiana non paga il ticket. "Il 46% dei cittadini italiani è esente dal pagamento, per un complessivo 61% delle ricette attinenti alle prestazioni ambulatoriali", ha dichiarato Fazio mercoledì. Nella fattispecie, ha aggiunto, "il 31% riguarda ricette per esenzioni da reddito, il 15% per malattia e un altro 15% per invalidità". IL "MODELLO" LOMBARDO -Ed ecco come funziona il modello lombardo: per le ricette fino a 5 euro non ci sarà nessun aggravio di spesa, mentre l'aumento del ticket sarà graduale per le altre prestazioni fino a un massimo di 30 euro in più per gli esami più complessi e quindi meno frequenti (ai 36 euro attuali di ticket andranno aggiunti 30 euro, quindi il totale da pagare sarà 66 euro). Ecco alcuni esempi dei ticket alla lombarda: un emocromo da 4 euro si continuerà a pagarlo in Lombardia 4 euro, 14 in Italia; una visita di controllo costerà al paziente lombardo 22,40 euro mentre in Italia il ticket sarà di 27,90. Invece per un esame più raro e impegnativo come la risonanza magnetica dell'addome si pagherà in Lombardia un ticket di 66 euro anziché i 46 previsti dalla norma nazionale. BALZELLO INIQUO - "Quello lombardo, sarebbe un modello interessante se fosse basato sul reddito. Così non è altro che spostare il peso dell'iniquità". Questo il commento di Francesca Moccia, coordinatrice del Tribunale dei Diritti del Malato- Cittadinanzaattiva. "Più in generale- continua- il superticket ci sembra un balzello in più che va a gravare sulle tasche degli italiani, già snervati dalle lunghissime liste d'attesa. Incentiva così i cittadini a rivolgersi al privato. Una manovra impopolare che tra l'altro non arricchirà le casse dello stato: si stima che contribuisca solo per il 6% della manovra". Come risolvere dunque i "buchi" della sanità nazionale?: "Basterebbe eliminare gli sprechi e favorire la "salute elettronica", ovvero la possibilità di pagare ricette e ticket online, eliminando tutti i legacci burocratici". Matteo Cruccu 21 luglio 2011 16:40
FINANZIARIA Pensioni e investimenti: dieci quesiti (e altrettante risposte) per stare tranquilli Una guida rapida per affrontare i nodi spinosi e le domande sollevate dalla manovra finanziaria MILANO - Pensioni e investimenti. Sono due dei cardini della manovra appena approvata dal Parlamento per mettere in sicurezza i conti italiani. Le modifiche al sistema previdenziale sono numerose e riguardano sia i requisiti, che i tempi di attesa (le finestre) che il meccanismo di indicizzazione. Per chi ha titoli in banca viene introdotto un maxi bollo, o meglio una piccola patrimoniale. Ecco 10 domande e 10 risposte per risolvere alcuni dei dubbi più diffusi. PENSIONI Il limite di 40 anni per andare in pensione è stato innalzato dalla manovra? No. La recente manovra ha anticipato al 2013 la norma che aggancia i requisiti pensionistici alle statistiche demografiche (speranze di vita), ma questo meccanismo non si applica al limite dei 40 anni. Si potrà continuare ad andare in pensione d’anzianità, indipendentemente dall’età, avendo maturato 40 anni di contributi, ma dal 2012 si allungheranno i tempi di attesa. Oggi, dopo aver raggiunto i 40 anni bisogna attender 12 mesi, se dipendenti, e 18 mesi, se autonomi, prima che si apra la finestra, cioè prima che l’ente previdenziale cominci a pagare la pensione. Per chi matura i requisiti dal 2012 l’apertura della finestra viene spostata in avanti di un altro mese: bisognerà attendere, quindi, 13 e 19 mesi (invece di 12 e 18). Analogo aumento nel 2013 (si salirà a 14 e 20 mesi di attesa) e nel 2014 (15 e 21). Raggiungo i 40 anni di contributi nel 2011. Che cosa cambia per me? Nulla. Resta confermata la finestra attuale. Lo spostamento in avanti delle finestre di 1, 2 e 3 mesi riguarda chi maturerà, con 40 anni di contribuzione, i requisiti dal 2012 in poi. La revisione automatica dei requisiti pensionistici in base alle speranze di vita si applica Il ministro Giulio Tremonti Il ministro Giulio Tremonti anche al meccanismo delle quote? Sì. Dal 2013 ci sarà uno scatto di 3 mesi a cui ne seguirà un altro di 4 mesi a partire dal 2016 e un altro, sempre di quattro mesi, nel 2019. Nel triennio 2013/2015 per andare in pensione di anzianità i lavoratori dipendenti dovranno quindi raggiungere, sommando gli anni di età e quelli di contribuzione, quota 97,3 con un minimo di 61 anni tre mesi di età. Per gli autonomi la quota salirà a 98,3, con età minima di 62 anni e tre mesi. Nel triennio successivo ci sarà un altro aumento di quattro mesi. Per i dipendenti la quota salirà a 97,7 (età minima 61 anni e 7 mesi) e per gli autonomi a 98,7, minimo all’anagrafe 62,7. Dal 2019 altri quattro mesi in più. Per il raggiungimento della quota contano anche le frazioni d’anno. Aumento di 3 mesi nel periodo 2013/2015 anche dell’età pensionabile per la vecchiaia: i nuovi limiti sono di 65 anni e 3 mesi per gli uomini e 60 e mesi per le donne. Quattro mesi in più nel triennio successivo. Ricordiamo che una volta raggiunti i requisiti bisogna aspettare anche 12 mesi prima che si apra la finestra se dipendenti e 18 se autonomi. Ho una pensione di 3.000 euro. Come mi verrà rivalutata? La recente manovra ha previsto, oltre una certa soglia, il blocco della rivalutazione delle pensioni, il meccanismo che annualmente le adegua, in tutto o in parte, all’inflazione. Diciamo subito che non cambia praticamente nulla per chi prende, all’incirca 2.340 euro al mese. Nel 2012 e 2013 gli aumenti Istat si applicheranno con le seguenti regole: a)al 100% fino a tre volte il trattamento minimo (circa 1.404 euro al mese). Nessuna variazione rispetto ad oggi b)al 90% tra tre e cinque volte il trattamento minimo (quindi tra 1.404 e 2.340 euro). Nessuna variazione rispetto alla situazione attuale; c)al 70% ma solo sui primi 1.404 euro se la rendita supera cinque volte il trattamento minimo Inps. Con una pensione di 3.000 euro, quindi, recupererà tutta l’inflazione solo sui primi 1.404 euro,. E poi stop. Il meccanismo è penalizzante. L’aumento sarà davvero minimo. E’ probabile che la norma venga rivista. Che cosa succede a chi è titolare di più pensioni inferiori ai limiti previsti, ma cumulandole le supererebbe? Grazie al casellario delle pensioni il calcolo dell’adeguamento spettante verrà fatto come se si trattasse di una sola pensione. DEPOSITO TITOLI Operatore di borsa Operatore di borsa Da quando si applica l’aumento del bollo sul deposito titoli? La norma si dovrebbe applicare dagli estratti conto inviati dal primo luglio, anche se la disposizione lascia qualche dubbio perché la tariffa si riferisce generalmente al 2011. Una conferma indiretta dell'applicazione del bollo solo per sei mesi, per quest'anno, è data dalla relazione tecnica al decreto che indica per il 2011 un gettito pari a poco più della metà di quello previsto per il 2012. Quindi per i primi sei mesi del 2011 tutti pagheranno 17,10 euro indipendentemente dal valore dei titoli custoditi. E sui successivi sei mesi si pagherà il 50% degli importi previsti dalla manovra. Solo dal 2012 la nuova tariffa dovrebbe essere pienamente in vigore. Come si calcola il valore del deposito titoli ai fini dell’applicazione del nuovo maxi-bollo? Per prima cosa va detto che la nuova imposta assomiglia più a una patrimoniale che a una vera e propria imposta di bollo. Per capire come il nuovo tributo si applica bisogna attendere una circolare esplicativa. Per ora si possono fare solo alcune interpretazioni. La norma prevede che siano tassate le comunicazioni relative al deposito titoli. Viene stabilito un importo annuale che varia a seconda della consistenza del deposito. E poi questo importo viene ripartito tenendo conto della periodicità della comunicazione, che può avvenire su base mensile, trimestrale, semestrale o annuale. Interpretando la disposizione a rigor di logica, quindi, la banca dovrebbe applicare l’imposta di bollo relativa al valore del deposito titoli indicato nella comunicazione inviata al cliente. Ipotizzando un’unica comunicazione a fine anno dovrebbe pertanto contare il valore al 31 dicembre. Ricordiamo che per il 2011 e 2012, è previsto un bollo di 34,20 euro (immutato) per i depositi con valore nominale inferiore a 50.000 euro, di 70 euro oltre i 50.000 e fino a 149.999 euro, di 240 euro da 150.000 euro e fino a 499.999, di 680 da 500.000 euro in su. Dal 2013 il bollo rimarrà invariato per i depositi con valore inferiore a 50.000 euro e poi salirà, rispettivamente, a 230, 780 e 1.100 euro. In alternativa potrebbe essere applicato il criterio del valore medio del deposito nel periodo oggetto della comunicazione. Ma per le banche è una complicazione ulteriore. Che bollo si applica se ci sono più depositi titoli presso lo stesso istituto? E quali se il patrimonio mobiliare è suddiviso, invece, tra più banche? La legge stabilisce espressamente che conta il valore nominale o di rimborso dei depositi titoli detenuti presso ciascun intermediario finanziario. Quindi si farà la loro somma. In caso di dossier titoli aperti in più banche, ogni istituto applicherà il bollo sul valore del deposito. Se il valore del proprio capitale supera di poco le varie soglie, oltre le quali scattano gli Piazza Affari, Milano Piazza Affari, Milano aumenti, ha senso liquidare parte dei titoli per non pagare un bollo maggiorato? La vendita di un titolo dovrebbe avvenire dopo una valutazione sulle sue prospettive, sulla performance ottenuta o in base alle proprie necessità economiche. Detto questo, se il valore del dossier è poco sopra le varie soglie, può essere conveniente riportarlo al di sotto. Facciamo un esempio, proiettandoci al 2013. Un deposito titoli fino a 49.999 euro pagherà lo stesso bollo di oggi: 34,20 euro. Se il deposito ammonta a 50.100 euro il bollo, però salirà a 230 euro, quasi 196 euro in più. Vuol dire che per pareggiare la maggiore tassa dovuta quei 100 euro di sforamento dovrebbero rendere in un anno il 195,8%. Un assurdo. Ma anche a quota 55.000 potrebbe essere conveniente riportare il dossier sotto i 50.000 mila. In questo caso, infatti, i 5.000 euro eccedenti la soglia dovrebbero rendere il 3,97% netto, che non è poco. Stesso discorso per chi sta poco sopra quota 150.000 euro o 500.000 euro. Una possibile strategia è quella di investire l’eccedenza in strumenti finanziari che non rientrano tra quelli da inserire nel deposito titoli, ad esempio i pronti contro termine, i fondi monetari. O mettere l’eccedenza su un deposito a parte e ben remunerato. E’ probabile che le banche arrivino ad offrire prodotti di questo tipo. Se il capitale supera certe dimensioni, ha senso dividerlo su più banche? Ragionando solo in termini di convenienza economica sì, tenendo però conto che si pagheranno maggiori commissioni bancarie. E, comunque, non in tutti i casi. Il discorso vale soprattutto dal 2013 perché, ad esempio, due dossier titoli su due banche diverse ognuno di 145.000 euro, totale 290.000 euro, pagheranno complessivamente un bollo di 460 euro invece di 780 euro: 320 in meno. Oppure per due da 40 mila si pagheranno 68,40 euro invece di 230. Oltre i 500 mila euro il giochetto non ha senso. Massimo Fracaro 21 luglio 2011 15:48
011-07-04 MANOVRA, IL TESTO ARRIVA AL QUIRINALE. Giallo sui tagli alle rinnovabili Spunta la norma sul Lodo Mondadori Possibile blocco del risarcimento da 750 milioni dovuto da Fininvest. Confermata la stretta sulle pensioni MILANO - Il testo definitivo della manovra, "Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria", è stato trasmesso al Quirinale. Non senza punti controversi e relative polemiche. Primo tra tutti, il capitolo sulle "norme risarcimenti", che potrebbe interessare direttamente la sentenza sul Lodo Mondadori e provocare la sospensione del pagamento dei 750 milioni di euro dovuti dalla Fininvest alla Cir di Carlo De Benedetti. LODO MONDADORI - Anche se fosse confermato in appello dai giudici di Milano (la sentenza dovrebbe arrivare sabato 9 luglio), il verdetto di primo grado sul Lodo Mondadori potrebbe infatti vedere sospesa la sua esecutività da una norma inserita nella manovra. Più in dettaglio, si tratta di una modifica a due articoli del codice di procedura civile (il 283 e il 373) che obbliga il giudice (che finora ne aveva solo la facoltà) a sospendere l'esecutività della condanna nel caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di "idonea cauzione", in attesa che si pronunci in via definitiva la Cassazione. "Una disposizione palesemente immorale e incostituzionale" attacca il leader dell'Idv Antonio Di Pietro. "Scandalosa in una finanziaria che prefigura lacrime e sangue per il Paese" aggiunge la capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. Una norma incostituzionale sostiene anche il presidente dell'associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, secondo il quale: "Se dovesse essere confermata si tratterebbe di una norma che nulla ha a che vedere con il tema dell'efficienza del processo civile, che determinerebbe una iniqua disparità di trattamento e che sarebbe, quindi, incostituzionale". IL DECRETO - Il testo finale del decreto, dove viene confermata la stretta sulla pensioni, è composto da 39 articoli e da due allegati. Si apre con gli stipendi dei politici e si chiude sul riordino dei giudici tributari. I provvedimenti saranno spiegati martedì in una conferenza stampa del ministro dell'Economia Giulio Tremonti alla quale partecipano anche i ministri Brunetta, Calderoli, Romani e Sacconi. PENSIONI - Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps". "Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%". ENERGIE RINNOVABILI - Il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta torna nel testo del decreto secondo le indiscrezioni battute dalle agenzie. Ma il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo smentisce: "Non mi risulta" e il ministro dello Sviluppo Paolo Romani precisa in una nota: "Nessun taglio". Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese, recitava invece l'articolo 35 dell'ultima bozza circolata, "a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni. Sul "giallo" del testo inviato al Quirinale, l'opposizione va all'attacco: "Nonostante le smentite dei ministri Romani e Prestigiacomo, il testo contiene tagli - dice il senatore del Pd Salvatore Tomaselli -. Con questa misura, ancora una volta, il governo cede al populismo della Lega, danneggiando il settore delle rinnovabili con l'ennesimo colpo di mannaia dopo quanto avvenuto nelle settimane passate con il forte ridimensionamento degli incentivi al fotovoltaico". RISPARMIATORI - Il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia SUPERBOLLO - A partire dal 2011, "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt, da versare alle entrate del bilancio dello Stato". BANCHE E FINANZIARIE- Banche, assicurazioni e società finanziarie, dovrebbero vedersi imporre un'addizionale sull'Irap pari a 0,75 punti percentuali (aliquota in crescita dal 3,9 al 4,65%) al posto della tassazione separata al 35% sugli utili da trading bancario. VOLI DI STATO - I voli di Stato saranno limitati soltanto alle cinque massime cariche dello Stato, ossia al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Corte Costituzionale. Nell'articolo, si sancisce che le eccezioni a questa regola "devono essere specificatamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato". LA POLEMICA- Resta l'eco delle polemiche che hanno accompagnato il giallo dell'invio del decreto legge a Giorgio Napolitano. Domenica 3 luglio una nota della Presidenza della Repubblica aveva smentito le notizie diffuse dalla stampa. "Poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì - si leggeva nella nota - si precisa che a tutt'oggi (domenica, ndr) la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". E infatti fonti dell'esecutivo hanno poi spiegato che il testo non era stato ancora trasmesso, a ridosso del fine settimana, ma che sarebbe giunto al Colle per la firma già da lunedì. Redazione online 04 luglio 2011 22:20
IL DECRETO DI TREMONTI Manovra, il testo è al Quirinale Confermata la stretta sulle pensioni Blocco delle rivalutazioni delle pensioni per il biennio 2012-2013. Taglio agli incentivi sulle energie rinnovabili MILANO - Il testo definitivo della manovra è stato trasmesso al Quirinale. Il testo finale del decreto "disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria", dove viene confermata la stretta sulla pensioni, è composto da 39 articoli e da due allegati. Si apre con gli stipendi dei politici e si chiude sul riordino dei giudici tributari. I provvedimenti saranno spiegati martedì in una conferenza stampa del ministro dell'Economia Giulio Tremonti alla quale partecipano anche i ministri Brunetta, Calderoli, Romani e Sacconi PENSIONI - Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps". "Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%". ENERGIE RINNOVABILI - Il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta torna nel testo del decreto. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - dice l'articolo 35 - a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni. STANGATA SUI RISPARMIATORI - Il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia SUPERBOLLO - A partire dal 2011, "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt, da versare alle entrate del bilancio dello Stato". BANCHE E FINANZIARIE- Banche, assicurazioni e società finanziarie, dovrebbero vedersi imporre un'addizionale sull'Irap pari a 0,75 punti percentuali (aliquota in crescita dal 3,9 al 4,65%) al posto della tassazione separata al 35% sugli utili da trading bancario. VOLI DI STATO - I voli di Stato saranno limitati soltanto alle cinque massime cariche dello Stato, ossia al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Corte Costituzionale. Nell'articolo, si sancisce che le eccezioni a questa regola "devono essere specificatamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato". LA POLEMICA- Resta l'eco delle polemiche che hanno accompagnato il giallo dell'invio del decreto legge a Giorgio Napolitano. Domenica 3 luglio una nota della Presidenza della Repubblica aveva smentito le notizie diffuse dalla stampa. "Poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvata dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì - si leggeva nella nota - si precisa che a tutt'oggi (domenica, ndr) la Presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". E infatti fonti dell'esecutivo hanno poi spiegato che il testo non era stato ancora trasmesso, a ridosso del fine settimana, ma che sarebbe giunto al Colle per la firma già da lunedì. Redazione online 04 luglio 2011 14:24
2011-07-03 MANOVRA Assegni più leggeri da 8 a 150 euro La nuova mappa della previdenza Il costo della stretta: quattro miliardi e mezzo in due anni Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ROMA - La nuova stretta sulla previdenza costerà ai pensionati italiani almeno 4 miliardi e mezzo di euro nei prossimi due anni. Sempreché l'inflazione non continui ad aumentare, rendendo più doloroso il blocco, totale o parziale, della rivalutazione degli assegni superiori ai 1.428 euro lordi mensili. Il freno all'indicizzazione porterà nelle casse dello Stato 2,2 miliardi di euro l'anno: l'effetto sulle pensioni più basse sarà quasi impercettibile, ma sugli assegni più alti l'impatto sarà consistente. Per fare i suoi calcoli il governo ha immaginato un indice di rivalutazione delle pensioni dell'1,5% sia nel 2012 che nel 2013, anche se c'è il rischio concreto, visto l'attuale andamento dei prezzi, che l'indice debba essere rivalutato in misura maggiore. Se arrivasse al 2%, il risparmio sulle pensioni, e dunque il mancato recupero del potere d'acquisto per i pensionati, salirebbe a 3 miliardi di euro l'anno, 6 miliardi nel biennio. Clausola di salvaguardia Tenendo per buone le stime del governo, un pensionato che percepisce 1.500 euro lordi mensili dovrà rinunciare a 8 euro l'anno, che salgono a 60 euro nel caso di una pensione mensile di 2.000 euro, a circa 100 se l'assegno è di 2.500 euro, oltre 150 euro su una pensione di 3.500 euro. Sacrifici mitigati solo in parte da una clausola di salvaguardia inserita nel decreto, che rende il blocco della rivalutazione meno aspra rispetto a quelli varati nel 1992 dal governo di Giuliano Amato e nel 1996 dall'esecutivo guidato da Romano Prodi. Mentre allora il blocco fu totale per le pensioni più alte, questa volta un minimo di perequazione ci sarà per tutti. I 3,2 milioni di pensionati che ricevono un assegno da tre a cinque volte il minimo (476 euro), cioè tra 1.428 e 2.380 euro lordi mensili, subiranno solo un taglio del 55% dell'indicizzazione solo sulla quota eccedente i 1.428 euro. E così per i pensionati più ricchi: perequazione totale sui primi 1.428 euro, al 45% sulla quota tra 1.428 e 2.380 euro, nessuna rivalutazione sulla parte eccedente (invece del 75% come avviene oggi). In pensione più tardi Oltre alla perdita del potere d'acquisto, ci sarà da fare i conti con l'aumento dell'età pensionabile dovuto alle misure varate negli anni scorsi, e che hanno effetto già da quest'anno. Sui requisiti minimi per la pensione di anzianità giocheranno, infatti, sia il meccanismo delle quote, che già dal 2011 ha portato l'età minima a 61 anni (ma con almeno 36 anni di contributi), che le finestre mobili introdotte con la manovra triennale dell'anno scorso, mentre per le donne che lavorano nel settore pubblico nel 2012 l'età minima per la pensione di vecchiaia salirà di colpo da 60 a 65 anni. Dal 2014 in poi, per tutti, bisognerà considerare anche l'effetto dell'agganciamento automatico dell'età di pensione alle speranze di vita. E, dal 2020, anche per le donne che lavorano nel settore privato partirà l'aumento progressivo dell'età minima, da 60 a 65 anni.Di fatto, già da quest'anno, l'età minima della pensione di anzianità è aumentata di due anni per i lavoratori dipendenti e di due anni e mezzo per gli autonomi. C'è stato il passaggio da "quota 95" a "quota 96", cioè 61 anni di età invece di 60 con 35 anni di contributi. In più sono scattate le finestre mobili, che di fatto mangiano un altro anno alla pensione: l'assegno previdenziale, infatti, comincia ad arrivare 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti minimi per i dipendenti, 18 mesi per gli autonomi. Dal 2013 si passerà a "quota 97" per i dipendenti e a "quota 98" per gli autonomi, quindi l'età minima salirà ancora di un anno rispetto a oggi. E nel 2014, un anno prima del previsto, entrerà in gioco il meccanismo dell'adeguamento automatico dell'età minima alle speranze di vita. In sede di prima applicazione l'aumento dell'età di pensione non potrà essere superiore a tre mesi. Dal 2018, però, scattano gli aggiornamenti triennali, che saranno pieni, e capaci di produrre effetti consistenti. Basti pensare che l'Istat ha calcolato che nel 2050, rispetto al 2007, le speranze di vita, a 65 anni, aumenteranno di 6,4 anni per gli uomini e 5,8 anni per le donne. Appuntamento al 2020 L'appuntamento successivo è fissato al 2020, anno in cui inizierà il percorso di progressivo adeguamento delle pensioni di vecchiaia delle donne nel privato, dagli attuali 60 ai 65 anni degli uomini. Dal 2020 ci vorrà un mese in più, dal 2021 due mesi, e così via, per arrivare a regime nel 2032. L'effetto di tutti questi provvedimenti inciderà in modo molto rilevante sulla spesa pubblica. Ai 4 miliardi e mezzo che saranno risparmiati nei prossimi due anni con la mancata rivalutazione, si devono aggiungere i risparmi attesi dall'agganciamento della pensione alle speranze di vita, modesti nei primi anni (2,1 miliardi di euro dal 2014 al 2020), ma molto rilevanti negli anni successivi: 13 miliardi di risparmio nel decennio 2020-2030, e ben 19 miliardi di euro dal 2030 al 2040. Più quello che si risparmierà con l'aumento dell'età di pensione delle donne e l'allungamento dell'età per effetto delle quote e delle finestre. La rivoluzione assistenziale Altri risparmi verranno dalla sistemazione del contenzioso previdenziale nel settore agricolo, prevista dal decreto appena varato dal governo. Ma in prospettiva gli effetti più consistenti sono attesi dalla riforma di tutto il meccanismo dell'assistenza, contemplata dalla delega per la revisione del sistema fiscale, e che si configura come una vera e propria rivoluzione. Il primo passo sarà la revisione degli indicatori della situazione economica dei contribuenti, l'indice di "bisogno" che regola le prestazioni assistenziali. Il vecchio Isee andrà in pensione, e sarà sostituito da un meccanismo che terrà in maggior conto la composizione del nucleo familiare. Poi il passaggio fondamentale sarà la revisione dei criteri per poter ricevere gli assegni. Saranno riconsiderati i parametri per le pensioni di invalidità e anche quelli per le pensioni di reversibilità che si tramandano ai coniugi, che sono 4,8 milioni e che costano 38 miliardi di euro l'anno (34 all'Inps, 4 all'Inpdap). Una cifra molto elevata, pari al doppio di quella che si spende in Francia e in Germania e al triplo di quanto costano, in media, le pensioni di reversibilità in Olanda. E non è tutto, perché la riforma prevede anche un ruolo diverso per l'Inps. Sarà l'agente pagatore e terrà il "fascicolo elettronico" di ciascun assistito. Ma a fare selezioni e controlli per l'accesso e il diritto alle prestazioni saranno Regioni e Comuni. Che dovranno rispettare criteri ben precisi, a meno di non volerci rimettere di tasca propria. Mario Sensini 03 luglio 2011 12:08
LA MANOVRA / Nello "Spazio Azzurro" anche i malumori della base del Pdl Bonanni: "Sul taglio alla rivalutazioni delle pensioni il governo chiarisca subito" Per il leader sindacale è "una norma socialmente ingiusta". E Vendola: "Patrimoniale sui poveri" Raffaele Bonanni Raffaele Bonanni MILANO - Una "norma socialmente ingiusta", una "patrimoniale sui poveri". Sindacati e opposizioni dicono no alle taglio delle rivalutazioni delle pensioni, provvedimento che colpisce un 13 milioni di cittadini, compresi quelli che percepiscono le rendite più basse e i molti casi unica fonte di reddito regolare nelle famiglie. Ma anche nello "Spazio Azzurro", il forum online dei sostenitori del Pdl (ma aperto a chiunque), emergono molti malumori per l'annunciata stretta sui trattamenti pensionistici e per il superbollo. "Ma bravi, va proprio nella direzione giusta! Dopo tanti annunci quello che avete partorito è stato il superbollo! Fate pietà!", scrive ad esempio Albano. "Deluso!!!!! che aspettiamo a eliminare i reali privilegi? Tetto alle pensioni d'oro, via alle prebende delle sanguisughe, tagli ai mantenuti della politica. Forza Alfano", dice invece Renato. Molti gli interventi dello stesso tono. BONANNI - Ma a pesaer è anche la posizione di Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, in passato più "aperturista" nei confronti dell'esecutivo. Il governo ed il Parlamento, per Bonanni, "devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni. Spiega il leader sindacale: "La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell'inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile". VENDOLA - "La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di regione, di province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari" ha affermato il presidente di Sinistra Ecologia Libertà Nichi Vendola. "La manovra era partita con gli effetti speciali degli annunci, che riguardano sempre il futuro, mai il presente, degli tagli alla casta e alla politica. E poi quando uno osserva il contenuto vero capisce - guardando ad esempio l'incredibile vicenda del blocco delle pensioni - che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. È la patrimoniale sui poveri. Nient'altro". IL PD - Alla stretta sulle pensioni, denuncia il Pd, si aggiungerà il peso di una serie di misure che ricadranno sugli anziani. Secondo Stefano Fassina, responsabile per il Pd di Economia e lavoro, "si colpiscono le pensioni da 1.400 euro cioè 1.000 euro netti" ma questa "è sola una delle norme. Poi c'è il ticket che pesa soprattutto sui pensionati visto che più di altri ricorrono al servizio sanitario nazionale. E ancora, l'aumento da 34 a 120 euro del bollo sui titoli a partire dai 1.000 euro investiti; anche qui parliamo di piccoli risparmiatori spesso anziani". Da ultimo "c'è il colpo pesantissimo e insostenibile a Comuni, Province e Regioni, con 10 miliardi di tagli che vanno ad aggiungersi ai 13 miliardi dello scorso anno. Tutti gli amministratori, anche quelli leghisti, hanno già annunciato che dovranno tagliare i servizi sociali e assistenziali". MONTEZEMOLO -Anche Italia Futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo, ha bocciato la manovra e ha sollecitato l'opposizione a una sfida sulle riforme. "La manovra è quella che è", si legge in un post sul sito della fondazione firmato da Carlo Calenda, "il minimo sindacale, con alcune ridicole prese in giro sui costi della politica (dove si annunciano misure puramente simboliche) e una buona quantità di assegni post-datati: provvedimenti che avranno effetto solo dalla prossima legislatura e che rappresenteranno un alibi formidabile per chiunque governerà il paese dopo il 2013. Abbiamo forti dubbi che, nel medio periodo, questo risulterà sufficiente". "Ma per il momento e considerando la situazione della maggioranza, non era realistico aspettarsi qualcosa di più o di meglio". Redazione Online 02 luglio 2011(ultima modifica: 03 luglio 2011 09:20)
Risparmio, i soldi sul conto valgono di più L'aliquota unica del 20% premia il lungo termine L'imposta di bollo sul deposito titoli sale a 120 euro Code in banca (Fotogramma) Code in banca (Fotogramma) MILANO - Tra qualche anno un Fisco nuovo per le rendite finanziarie. Con un'aliquota unica del 20% che premia il risparmio lasciato sul conto corrente ma anche quello che trova il coraggio del lungo termine. Chi ha un dossier in banca, però, dovrà incassare in tempi veloci un notevole rafforzamento dell'imposta di bollo, introdotta nel 1992 e mai più modificata. Si passerebbe da 34,20 a 120 euro l'anno. E poi c'è il ritocco all'Irap per banche e assicurazioni (0,75 per cento) che ha sostituito il revival del fissato bollato sulle operazioni di Borsa e la tassa sul trading delle banche, improponibili perché in contrasto con regole già approvate e nuove tendenze dell'Unione europea. Queste sarebbero le novità fiscali più significative per gli investitori privati, che si stanno chiedendo in che modo la manovra entrerà in rapporto con i risparmi di famiglia. L'Irap non è direttamente affar loro, ma aspettarsi che in qualche modo i maggiori oneri per le banche arrivino a valle non è un esercizio di pessimismo eccessivo. E il Fisco nuovo come sarà? L'aliquota unica sulle rendite da capitale al 20% porterebbe in dote un notevole sgravio per i conti correnti di tutte le specie, il cui rendimento è tassato oggi al 27%, mentre diventerebbe più salato il conto erariale per azioni, obbligazioni, fondi e altri strumenti finanziari che oggi sopportano un'imposta del 12,5%. Da questo nuovo sistema sarebbero invece esclusi i titoli di Stato italiani (che resterebbero tassati al 12,5%), oltre a fondi pensione, forme di assistenza socio-sanitaria complementari e piani di risparmio a lungo termine. La previdenza integrativa, quindi, manterrebbe probabilmente l'attuale regime agevolato di tassazione. I piani di risparmio a lungo termine - una possibilità che per ora il nostro sistema non contempla - sarebbero invece una novità e un modo per invogliare l'investimento duraturo nel risparmio gestito, già sperimentata in altri Paesi europei e negli Stati Uniti. Come funzionano? Si tratta di conti dove è possibile depositare strumenti e titoli impegnandosi a mantenerli per cinque, dieci anni in cambio di un lauto sconto fiscale a fine corsa. Una proposta articolata in merito è stata messa sul tavolo nei mesi scorsi da Assogestioni, la Confindustria dei fondi guidata da Domenico Siniscalco. L'aumento dell'imposta di bollo sull'estratto conto del deposito titoli potrebbe essere invece una misura che entra in vigore velocemente. Oggi è pari a 34,20 euro annuali per tutti coloro che hanno in giacenza valori superiori a mille euro. L'aumento è notevole, fino a 120 euro. Vale a dire più del triplo. La mini stangata arriverebbe, come accade ora, contestualmente alla consueta comunicazione sullo stato dell'arte del dossier, che può essere trimestrale, semestrale o annuale. Giuditta Marvelli 03 luglio 2011 11:22
2011-07-02 LA MANOVRA / Nello "Spazio Azzurro" anche i malumori della base del Pdl Bonanni: "Sul taglio alla rivalutazioni delle pensioni il governo chiarisca subito" Per il leader sindacale è "una norma socialmente ingiusta". E Vendola: "Patrimoniale sui poveri" Raffaele Bonanni Raffaele Bonanni MILANO - Una "norma socialmente ingiusta", una "patrimoniale sui poveri". Sindacati e opposizioni dicono no alle taglio delle rivalutazioni delle pensioni, provvedimento che colpisce un 13 milioni di cittadini, compresi quelli che percepiscono le rendite più basse e i molti casi unica fonte di reddito regolare nelle famiglie. Ma anche nello "Spazio Azzurro", il forum online dei sostenitori del Pdl (ma aperto a chiunque), emergono molti malumori per l'annunciata stretta sui trattamenti pensionistici e per il superbollo. "Ma bravi, va proprio nella direzione giusta! Dopo tanti annunci quello che avete partorito è stato il superbollo! Fate pietà!", scrive ad esempio Albano. "Deluso!!!!! che aspettiamo a eliminare i reali privilegi? Tetto alle pensioni d'oro, via alle prebende delle sanguisughe, tagli ai mantenuti della politica. Forza Alfano", dice invece Renato. Molti gli interventi dello stesso tono. BONANNI - Ma a pesaer è anche la posizione di Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, in passato più "aperturista" nei confronti dell'esecutivo. Il governo ed il Parlamento, per Bonanni, "devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni. Spiega il leader sindacale: "La norma della manovra economica che riduce la rivalutazione delle pensioni per la fascia da tre a cinque volte il trattamento minimo, tenendo conto dell'inflazione, rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni. Non solo ci aspettiamo subito un chiarimento dal Governo, ma il Parlamento, nel percorso di approvazione della manovra stessa, potrà correggere questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile". VENDOLA - "La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di regione, di province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari" ha affermato il presidente di Sinistra Ecologia Libertà Nichi Vendola. "La manovra era partita con gli effetti speciali degli annunci, che riguardano sempre il futuro, mai il presente, degli tagli alla casta e alla politica. E poi quando uno osserva il contenuto vero capisce - guardando ad esempio l'incredibile vicenda del blocco delle pensioni - che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. È la patrimoniale sui poveri. Nient'altro". IL PD - Alla stretta sulle pensioni, denuncia il Pd, si aggiungerà il peso di una serie di misure che ricadranno sugli anziani. Secondo Stefano Fassina, responsabile per il Pd di Economia e lavoro, "si colpiscono le pensioni da 1.400 euro cioè 1.000 euro netti" ma questa "è sola una delle norme. Poi c'è il ticket che pesa soprattutto sui pensionati visto che più di altri ricorrono al servizio sanitario nazionale. E ancora, l'aumento da 34 a 120 euro del bollo sui titoli a partire dai 1.000 euro investiti; anche qui parliamo di piccoli risparmiatori spesso anziani". Da ultimo "c'è il colpo pesantissimo e insostenibile a Comuni, Province e Regioni, con 10 miliardi di tagli che vanno ad aggiungersi ai 13 miliardi dello scorso anno. Tutti gli amministratori, anche quelli leghisti, hanno già annunciato che dovranno tagliare i servizi sociali e assistenziali". MONTEZEMOLO -Anche Italia Futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo, ha bocciato la manovra e ha sollecitato l'opposizione a una sfida sulle riforme. "La manovra è quella che è", si legge in un post sul sito della fondazione firmato da Carlo Calenda, "il minimo sindacale, con alcune ridicole prese in giro sui costi della politica (dove si annunciano misure puramente simboliche) e una buona quantità di assegni post-datati: provvedimenti che avranno effetto solo dalla prossima legislatura e che rappresenteranno un alibi formidabile per chiunque governerà il paese dopo il 2013. Abbiamo forti dubbi che, nel medio periodo, questo risulterà sufficiente". "Ma per il momento e considerando la situazione della maggioranza, non era realistico aspettarsi qualcosa di più o di meglio". Redazione Online 02 luglio 2011 19:19
MANOVRA E PREVIDENZA Stretta sull e pensioni, revisioni tagliate a partire dai 1.400 euro I risparmi sulla previdenza di oltre 13 milioni di cittadini. Rivisti i criteri per la reversibilità e l'invalidità ROMA - Altro che pensioni d'oro. Le forbici della manovra colpiranno gli assegni previdenziali anche di importo più modesto, quelle da 1.400 euro al mese, per intenderci. E riguarderanno oltre 13 milioni di cittadini. Ma non basta, perché una vera e propria rivoluzione che avrà conseguenze anche sul sistema previdenziale, ad esempio con la revisione delle pensioni di reversibilità. BIENNIO 2012-2013 - Il decreto per la correzione dei conti pubblici prevede la mancata rivalutazione per il biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè 2.300 euro al mese (il minimo della pensione Inps 2011 è di 476 euro al mese), mentre quelle più basse, comprese tra 1.428 e 2.380 euro mensili, saranno rivalutate per tener conto dell'inflazione, ma solo in misura del 45%. A ciò si aggiunge l'allungamento dell'età minima di pensione, che dal 2014 salirà di almeno tre mesi con l'anticipo dell'agganciamento automatico alle speranze di vita. La riforma dell'assistenza viaggia su un binario diverso: lo scopo è quello di tagliare i sussidi ai furbi e dare più soldi a chi ha veramente bisogno. Ma per arrivare a quell'obiettivo bisognerà razionalizzare e rivedere tutto il sistema delle prestazioni assistenziali, con conseguenze anche sul fronte previdenziale. La delega per la riforma dell'assistenza, che a differenza di quella fiscale, dovrà essere attuata in due anni e non tre, prevede, infatti, la revisione dei criteri per le invalidità, ma anche degli indicatori della situazione economica di ciascun cittadino e dei "requisiti reddituali e patrimoniali" che servono per l'erogazione delle prestazioni assistenziali e previdenziali. REVERSIBILITA' - E saranno rivisti anche i principi attuali per l'assegnazione delle pensioni di reversibilità tramandate ai coniugi, e che costano ogni anno la bellezza di 34 miliardi di euro. Il riordino dell'assistenza partirà con la razionalizzazione delle prestazioni, eliminando tutte le sovrapposizioni tra i diversi strumenti previdenziali e assistenziali e quelli fiscali che, impropriamente, contribuiscono a sostenere i cittadini meno abbienti. Il secondo passaggio sarà la riorganizzazione delle competenze tra l'Inps, le Regioni e i Comuni. L'Inps sarà agente pagatore e controllore, mentre la prestazione dei servizi sarà lasciata agli enti locali. Le Regioni avranno un fondo per finanziare l'indennità di accompagnamento agli invalidi da ripartire tra di loro secondo standard ben precisi. Mentre ai Comuni, singoli o in forma associata, sarà trasferito il sistema della carta acquisti, con lo scopo di identificare i beneficiari e di integrare le risorse, con fondi propri o convogliando sulla carta acquisti le erogazioni liberali.
ASSISTENZA - La spesa pubblica per l'assistenza e la previdenza, a legislazione vigente, aumenterebbe dai 300 miliardi di euro attuali a 338 miliardi nel 2014. Una crescita fortissima, alimentata da furbizie di ogni tipo, cui il governo ha deciso di porre fine. Per far in modo, c'è scritto nella delega, "di riqualificare ed integrare le prestazioni a favore dei soggetti autenticamente bisognosi". Ovviamente spendendo meno. E sfruttando ogni volta che è possibile il volontariato ed il settore no profit, al quale andrebbero destinati "in via prioritaria" i finanziamenti per le iniziative e gli interventi sociali. Purché, naturalmente, sia più efficace e conveniente, dal punto di vista economico. Mario Sensini 02 luglio 2011 14:42
IINTERVISTA Al ministro del Welfare Sacconi: "Manovra, nessuna bomba a orologeria" Faremo le riforme La rabbia dei pensionati? Se scatta l'inflazione rivedremo le misure. Interventi 2011-2012 concordati con la Ue Maurizio Sacconi Maurizio Sacconi ROMA - Difende la manovra, dice che i tagli alla politica ci saranno, benedice l'accordo tra Confindustria e sindacati ed esclude un intervento legislativo a meno che non sia richiesto dalle parti. Per il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi c'è anche un filo conduttore tra il via libera del governo ai provvedimenti di stabilità e l'investitura di Angelino Alfano a segretario del Popolo della libertà, una doppietta che dimostra l'esistenza di una "classe dirigente e di una forte leadership". Le critiche maggiori alla manovra da 47 miliardi riguardano il timing visto che quasi tutto è spostato al 2013-2014, quando ci sarà un altro governo... "Questa articolazione temporale è stata concordata con la Commissione europea in base all'andamento di finanza pubblica e in funzione del pareggio di bilancio del 2014. Gli interventi nel 2011 e del 2012 sono di semplice manutenzione perché hanno avuto efficacia le manovre già fatte. Per il 2013 e 2014 sono state predisposte riforme che ora si tratta di applicare e cifrare con l'aggiunta di ulteriori interventi e soprattutto della riforma fiscale. Quindi non ha senso la teoria di Bersani sulla "bomba ad orologeria" e sugli impegni post elettorali". Molte poste importanti però sono ancora da definire. "Incide in parte sulla manovra la delega sulla riforma fiscale e dell'assistenza. Riguarda sia la rimodulazione delle aliquote fiscali - in favore del lavoro, della famiglia numerosa e dell'impresa che innova - che il disboscamento dei 161 miliardi di agevolazioni fiscali che va correlato con la riorganizzazione delle prestazioni sociali". In che modo avverrà? "L'intervento strutturale riguarda quattro grandi aggregati della spesa pubblica. Omologando l'età di pensione di uomini e donne, anche se dopo il 2030, si stabilizzano definitivamente i conti previdenziali. La sanità cresce di 2 miliardi dal 2012, molto meno dei vecchi ritmi perché entrano in vigore i costi standard legati alla riforma del federalismo fiscale. La stessa finanza locale può essere contenuta grazie ai fabbisogni standard del federalismo municipale destinato ad accorpare anche le funzioni dei Comuni, che, peraltro, quando sono virtuosi, potranno fare più investimenti. E poi c'è il pubblico impiego che prevede sì il blocco a livello centrale ma consente la contrattazione a livello locale per redistribuire la metà delle economie prodotte dalle razionalizzazioni". Standard & Poor's ha osservato che "restano rischi sostanziali per la riduzione del debito con deboli prospettive di crescita". Se l'aspettava? "A dire la verità l'agenzia di rating ha fatto anche molti apprezzamenti. Osservo solo che la Francia l'anno scorso è cresciuta più di noi dello 0,3% a fronte di un rapporto deficit/Pil quasi doppio del nostro. Credo che per l'Italia una politica del genere non sarebbe accettata né dai mercati né dall'Unione. Sono convinto che la maggiore crescita può arrivare dalla capacità delle nostre imprese di raggiungere i consumatori lontani. Per questo abbiamo unificato nella rete diplomatica i servizi dell'ex Ice". Il Sole 24 Ore parla addirittura di una manovra che sterza a sinistra e rinuncia alle liberalizzazioni. "Un commentatore non fa il giornale. Ci sono due importanti liberalizzazioni. Quella del collocamento per sbloccare i nostri 85 operatori privati contro i 10 mila della Germania e i 20 mila del Regno Unito e del Giappone e favorire così l'incontro tra domanda e offerta. E gli orari dei negozi nelle città d'arte e turistiche, una misura sperimentale che poi verificheremo con le categorie". Perché non avete inglobato nel decreto anche la legge sulla concorrenza? "Stiamo ragionando sulla riforma delle professioni visto che in Italia c'è un problema di eccesso e non di accesso nelle professioni, nonché di garantirne la migliore qualità". Per alcuni in questa manovra manca un cambiamento di paradigma. "Alcuni commentatori odierni non l'hanno letta e non gli è piaciuta". Secondo indiscrezioni il Cavaliere avrebbe definito la manovra una cosa "da ragioniere". Conferma? "Mai sentita una frase del genere. La fantasia di alcuni giornalisti non ha limiti". I tagli alla politica però li avete rimandati alle calende greche... "Non è assolutamente vero. Ci sono misure di carattere strutturale, cambia proprio l'assetto dei costi delle funzioni pubbliche. E ragionevolmente per sempre". Ma cosa cambia in concreto? "L'impiego dei mezzi, tutto l'assetto della remunerazioni delle funzioni pubbliche elettive e non. Chiedo che questo pacchetto venga letto bene quando verrà presentato. Non deve essere confusa con l'insieme la possibile applicazione nella prossima legislatura di decisioni che peraltro spettano solo alle Camere nella loro autonomia". Molte le proteste. C'è la rabbia dei pensionati contro lo stop all'adeguamento automatico del costo della vita. "Anche qui ci vuole chiarezza: lo stop agisce solo sullo scaglione superiore delle pensioni almeno cinque volte superiori al minimo". Se scatta l'inflazione diventa un bella mazzata... "Se così sarà vorrà dire che ci ripenseremo, non sono misure eterne. In altri Paesi ci sono stati licenziamenti di migliaia di dipendenti pubblici, decurtate le buste paga del 20% ed altro ancora!". Accordo Confindustria-sindacati. C'è un collegamento con la manovra? "Certo. E non solo perché nella manovra c'è la proroga della detassazione del salario di produttività così come nella legge delega di riforma fiscale c'è la strutturalità di questa misura. Un provvedimento per far sì che le parti utilizzino il contratto aziendale che è lo strumento più idoneo per sostenere la crescita dell'impresa attraverso la migliore utilizzazione degli impianti garantendo ai lavoratori incrementi salariali collegati ai risultati e alla maggiore efficienza. Per promuoverli il governo Zapatero ha addirittura adottato un decreto legge senza accordo tra le parti". Resta aperta ancora la questione Fiat. Chi ha ragione, Marchionne o la Marcegaglia? "Alla fine credo dicano la stessa cosa. L'accordo si rivolge al futuro però la risposta della Cgil e della Fiom sulla retroattività - e quindi sugli accordi Fiat - è da azzeccagarbugli, non da sindacato. Se è vero che quell'intesa consente da domani mattina di fare un accordo come quelli di Pomigliano e Mirafiori diventa davvero assurdo ritenerli ancora oggetto di conflitto. Ci vuole buon senso". Potrebbe intervenire anche lei come ministro per sbloccare la situazione? "Tocca alle parti innanzitutto trovare la soluzione. Se non di merito, di metodo, di rispetto per quelle intese, per gli investimenti pianificati, per l'occupazione e gli aumenti salariali. Una norma di legge può essere ipotizzata solo se chiesta dalle parti". Il capo dello Stato chiede non ci siano forzature sulla successione a Draghi. "Ha ragione. E ha fatto bene a chiedere di evitare ogni polemica pubblica. Tutti devono essere sobri, nessuno ha contestato la qualità dei candidati". La nomina di Alfano è davvero l'inizio di una nuova fase? "Lo è davvero. Chi ha partecipato come me a questa assemblea sa che oggi è accaduto qualcosa di importante. Sarà il tempo a determinarne il valore. Intanto il nuovo segretario politico è partito con il piede giusto: l'ambizione di costruire l'unità politica di tutti i moderati e i riformisti che si riconoscono nel popolarismo europeo". Roberto Bagnoli 02 luglio 2011 09:47
e sulla manovra "Il governo rischia di essere troppo ottimista sulla lotta all'evasione" "Restano rischi per la crescita debole" Nota di Standard & Poor's: "Restano sostanziali rischi per il piano di riduzione del debito" Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Benvegnù-Guaitoli) Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti (Benvegnù-Guaitoli) MILANO - Nonostante la manovra correttiva dei conti pubblici, "restano sostanziali rischi per il piano di riduzione del debito principalmente a causa della debole crescita". Lo dice l'agenzia di rating Standard & Poor's in una nota. TAGLIO - La possibilità che e Standard & Poor's tagli il rating sovrano sull'Italia resta una su tre, nonostante le misure correttive relative al periodo 2011-2014. IL COMMENTO ALLA MANOVRA - Standard & Poors tuttavia plaude alle misure per contenere gli aumenti salariali nel settore pubblico e la spesa pensionistica contenute nella manovra correttiva. L'agenzia di rating avverte: "Il governo rischia di essere troppo ottimista sull'efficacia delle misure contro l'evasione fiscale", e "un lungo stallo politico potrebbe contribuire a far sforare i conti pubblici". Secondo l'agenzia di rating, "se messe in pratica, le misure per anticipare l'età del pensionamento nel 2014 anzichè nel 2015 rinforzano l'opinione che l'Italia ha passività fra le più basse in Europa legate all'invecchiamento della popolazione". Bene anche gli accordi stretti fra i sindacati e Confindustria, definiti da S&P un "importante passo in avanti verso la flessibilità salariale". LA CONVOCAZIONE - La Consob ha convocato per la prossima settimana le agenzie di rating Standard & Poor's e Moody's. Lo ha appreso l'agenzia di stampa Ansa interpellando il portavoce della Commissione di vigilanza sulla Borsa. Le convocazione hanno ad oggetto proprio la nota di S&P sulla manovra correttiva e la decisione di giovedì della settimana scorsa di Moody's di mettere sotto osservazione il rating di 16 banche italiane. In particolare, S&P dovrà chiarire la decisione di pubblicare la propria nota prima che il testo definitivo del dl della manovra sia pubblicato in Gazzetta Ufficiale, e alle ore 13, cioè a mercati aperti. La Consob ha anche interessato della questione la nuova super Consob europea, l'Esma, che dovrebbe affrontare la vicenda in una riunione a Parigi la prossima settimana. Redazione online 01 luglio 2011 20:27
crescono le entrate totali del 3,8% Istat: migliora il rapporto deficit-Pil Nel primo trimestre dell'anno è sceso al 7,7% contro l'8,5% dello stesso periodo del 2010 MILANO - Nel primo trimestre del 2011 il rapporto tra deficit e Pil è stato pari al 7,7%, in miglioramento di 0,8 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2010 (quando era pari all'8,5%). Lo rileva l'Istat diffondendo i dati grezzi sull'indebitamento delle Amministrazioni pubbliche. ENTRATE - Le entrate totali nel primo trimestre del 2011 sono aumentate del 3,8% su base annua, in accelerazione rispetto a quanto rilevato nel corso dei precedenti trimestri. Sul risultato ha inciso soprattutto il rialzo delle imposte in conto capitale. Lo comunica sempre l'Istat, sottolineando che la loro incidenza su Pil è salita al 40,6% rispetto al 40,2% registrato nel corrispondente trimestre del 2010. Redazione online 01 luglio 2011 11:16 DISPOSIZIONI URGHENTI TAGLI : COSTI della POLITICA BOZZA RIFORMA FISCALE
IL PROVVEDIMENTO La manovra voce per voce Taglio ai costi della politica, via libera alla delega fiscale superbollo solo sulle auto di lusso oltre i 225 kw NOTIZIE CORRELATE Manovra, tutte le misure (1 luglio 2011) Meno tasse ai giovani imprenditori. Cosa cambia con la manovra (1 luglio 2011) Taglio ai costi della politica, via libera alla delega fiscale, intervento sul regime fiscale delle imprese, stretta sugli impiegati pubblici, election day per ridurre le "spese della democrazia". Sono alcuni dei punti che compongono la manovra da 47 miliardi di euro approvata dal Consiglio dei ministri di giovedì. Ecco una panoramica dei contenuti del provvedimento, quali si ricavano dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, più alcune indiscrezioni attendibili. ENTITA' - La manovra ha un valore globale di 47 miliardi di euro, così suddivisi: 1,5 miliadi nel 2011, 5,5 nel 2012, 20 miliardi nel 2013 e nel 2014. DELEGA ALLA RIFORMA FISCALE - Nessun aumento dell'Iva ma soltanto la "revisione graduale delle attuali aliquote, tenendo conto degli effetti inflazionistici prodotti da un aumento". È quanto prevede la bozza del ddl delega per la riforma del fisco. Tre aliquote Irpef, del 20%, 30% e 40%, che saranno finanziate, tra le altre voci, anche attraverso l'eliminazione di alcune agevolazioni fiscali. Per quanto riguarda le rendite, l'obiettivo di portarle a una tassazione del 20% (escludendo però i titoli di Stato). La riforma si disegnerà da qui ai prossimi tre anni. RISPARMI - Riduzione del personale degli uffici Ice di almeno 200 unità (attualmente l'Istituto per il commercio estero impegna 1200 persone, 600 in Italia e 600 all'estero). Gli uffici Ice in Italia, attualmente 14, scenderanno a 2, uno a Roma e uno a Milano. Il finanziamento pubblico ai partiti sarà decurtato di un altro 10%, si istituirà l'election day, che prevede l'accorpamento delle elezioni nazionali e amministrative (esclusi invece i referendum, che per Costituzione devono essere autonomi). Per quanto riguarda gli "aerei blu", saranno riservati al capo dello Stato, al presidente della Camera, a quello del Senato, a quello del Consiglio e al presidente della Corte Costituzionale, mentre gli altri ministri ne potranno usufruire solo per viaggi istituzionali all'estero. Per quanto riguarda le auto blu, vanno usate e rottamate quelle che ci sono ora. In futuro ne avranno diritto i presidenti, ma non quello della Corte Costituzionale e comunque non si potranno usare quelle superiore a 1.600 di cilindrata, fatte salve le esigenze di sicurezza. Gli stipendi dei parlamentari saranno parificati a quelli europei. STRETTA SUI DIPENDENTI PUBBLICI - Stretta sulle assenze dei dipendenti della pubblica amministrazione. Controlli immediati se la "malattia" si verifica nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative. SUPERBOLLO AUTO - Sparita l'ipotesi di tassa sui Suv, resta una maggiorazione di imposta sui superbolidi, quelli oltre i 225 kw, pari a 301 cavalli (tra cui anche l'Audi A8 di Berlusconi). FISCALITA' DELLE IMPRESE - Sarà istituito un forfait fiscale al 5%, (per Tremonti "il più conveniente d'Europa"), che riguarda le imprese fatte dai giovani fino a 35 anni per cinque anni Redazione online 30 giugno 2011(ultima modifica: 01 luglio 2011 14:20)
2011-04-14 TUMORI Latte, sonno e sport: così si protegge l'intestino Per scongiurare adenomi e tumori del colon è bene bere latte fin da bambini e dormire almeno 7 ore a notte. Non è mai troppo tardi per iniziare a fare ginnastica * NOTIZIE CORRELATE * Calcio, un nuovo alleato contro i tumori femminili (25 febbraio 2009) * I "turni" notturni aumentano il rischio di tumore? (17 marzo 2009) * Cambiare vita per evitare il cancro (22 febbraio 2010) * Pigrizia killer, 28mila morti all’anno per inattività fisica (14 febbraio 2010) TUMORI Latte, sonno e sport: così si protegge l'intestino Per scongiurare adenomi e tumori del colon è bene bere latte fin da bambini e dormire almeno 7 ore a notte. Non è mai troppo tardi per iniziare a fare ginnastica (Marka) MILANO - Bere un bicchiere di latte al giorno da bambini, preferibilmente per tutta l’infanzia, abbassa fino al 40 per cento il rischio di ammalarsi di tumore del colon da adulti. Dormire poco, invece, ha l’effetto contrario. Fare costantemente ginnastica riduce sia il pericolo di sviluppare la malattia che le probabilità di morirne. AMICO LATTE - Uno studio neozelandese ha confrontato le abitudini di 562 malati di carcinoma intestinale di età compresa tra i 30 e i 69 anni con quelle di 571 volontari sani per verificare l’utilità, in chiave preventiva, del consumo di latte in ambito scolastico. Ai partecipanti è stato chiesto di compilare dei questionari sulle loro abitudini di vita e l’esito a cui sono giunti i ricercatori (che hanno pubblicato lo studio sull’American Journal of Epidemiology) è che un consumo quotidiano e costante sul lungo periodo ha effettivamente conseguenze benefiche, probabilmente legate al fatto che si accumulano nell’organismo alti livelli di calcio che potrebbero proteggere l’intestino dalla formazione di una neoplasia. "Diverse ricerche hanno già riportato l’utilità del consumo quotidiano di calcio e latte negli adulti per prevenire la formazione di adenomi o formazioni cancerose nell’intestino, ma raramente finora si è indagato sull’infanzia", spiegano gli autori. Gli scienziati hanno calcolato che la riduzione del rischio di insorgenza del tumore colonrettale in età adulta si attestava al 20 per cento per gli individui che avevano assunto almeno un bicchiere di latte al giorno per 4-6 anni e aumentava al 40 per cento in caso di assunzione per 6 anni e oltre. SONNO PREZIOSO - Dormire meno di sei ore a notte, invece, aumenterebbe del 50 per cento il pericolo di sviluppare adenomi (lesioni precancerose che possono portare a un carcinoma del colonretto). Ad affermarlo sono gli studiosi americani della Case Western Reserve University in un articolo su Cancer dopo aver analizzato i dati relativi a durata e qualità del sonno in 1.240 persone prima che si sottoponessero a una colonscopia. Durante l’esame, a 338 partecipanti è stato riscontrato un adenoma colonrettale e, incrociando le informazioni, è apparso evidente che l’incidenza delle lesioni è notevolmente maggiore in chi dorme troppo poco rispetto ai soggetti che riposano almeno sette ore. SPORT SALVAVITA - "Mantenere una salutare routine del sonno è fondamentale – chiarisce l’autrice della ricerca, Li Li - e anche dopo aver tenuto in considerazione altri fattori di rischio, la sola mancanza di riposo sufficiente è risultata avere un pericoloso ruolo chiave per la malattia". La carenza di un numero adeguato di ore di sonno è già stata associata, peraltro, a un aumentato rischio di obesità, diabete e varie patologie cardiache. "Non è mai troppo tardi per iniziare a fare ginnastica. E non è mai neppure troppo presto". È questo il commento di Kathleen Y. Wolin, ricercatrice della Washington University School of Medicine, ai risultati del suo studio che mostrano come gli adulti che praticano una regolare attività fisica abbiano meno rischi di morire per un tumore del colon. Wolin e i colleghi dell’American Cancer Society hanno esaminato le informazioni relative a oltre 150mila persone, incrociando i dati relativi al livello di sport praticato tra il 1982 e il 1997 con quelli sulle diagnosi effettuate tra il 1998 e il 2005 e con i decessi causati dal cancro fra il 1998 e il 2006. E’ così emerso che chi si è tenuto costantemente in esercizio per almeno 10 anni va incontro a un pericolo minore di morire a causa di un carcinoma colonrettale. "I benefici maggiori – conclude la studiosa – sono evidenti in chi ha fatto sport per la maggior parte della sua vita, ma questo non significa dover fare maratone o sudare per ore ogni giorno: bastano 30 minuti di camminata al giorno per tenere lontano il cancro, ma anche diabete e malattie cardiache". Gli effetti positivi valgono anche se si inizia a fare esercizio dopo aver ricevuto la diagnosi: diverse ricerche hanno infatti dimostrato l’utilità della ginnastica per limitare i pericoli di una recidiva o per migliorare la propria salute durante le terapie, con l’effetto di prolungare la sopravvivenza dei pazienti. Vera Martinella (Fondazione Veronesi) 15 aprile 2011
messicanin e cinesi tra i popoli più "stakanovisti" I veri fannulloni? Nell'Europa del Nord Spagnoli, italiani e portoghesui più operosi di tedeschi, olandesi e inglesi. Uno studio dell'Ocse fa discutere messicanin e cinesi tra i popoli più "stakanovisti" I veri fannulloni? Nell'Europa del Nord Spagnoli, italiani e portoghesui più operosi di tedeschi, olandesi e inglesi. Uno studio dell'Ocse fa discutere MILANO – I veri fannulloni nel Vecchio Continente? Sono i popoli del Nord Europa. L'ultimo studio dell'Ocse, pubblicato nei giorni scorsi e intitolato "Society at Glance 2011", smentisce alcuni stereotipi duri a morire. La ricerca che analizza diversi indicatori sociali di 29 dei 34 paesi iscrissi all'Ocse, per stabilire quali siano i paesi più laboriosi nel mondo somma le ore dedicate al lavoro remunerato con quelle destinate alle occupazioni domestiche e non remunerate. Alla fine lo studio dimostra che in Italia, in Spagna e in Portogallo si lavora di più rispetto ad alcuni paesi dell’Europa settentrionale,celebri per la loro operosità, come l'Inghilterra, la Germania e i Paesi Bassi. LO STUDIO - Guardando nei dettagli lo studio si scopre incredibilmente che la popolazione stakanovista per eccellenza è il Messico con una media di 9 ore e 54 minuti al giorno di lavoro mentre il primato dei "fannulloni" spetta ai belgi che dedicano solo 7 ore 7 minuti alle attività quotidiane. Al secondo posto si piazzano i giapponesi (nove ore di lavoro) seguiti dai portoghesi. Gran lavoratori sono anche i cinesi (settimi con una media di 8 ore 40 minuti) e gli americani (noni in classifica generale con otto ore e 17 minuti). In generale i meno laboriosi restano gli europei che occupano la parte bassa della classifica, ma gli italiani (ventesimi), sebbene siano preceduti dagli spagnoli, surclassano gli inglesi (ventunesimi con 7 ore 9 minuti di lavoro), i norvegesi, i finlandesi, gli olandesi e i tedeschi (a sorpresa terzultimi nella lista con solo 7 ore e 40 minuti di lavoro quotidiano). Il Daily Telegraph, quotidiano conservatore britannico, commenta stizzito: "I britannici lavorano meno di spagnoli, portoghesi e italiani solo se si considerano ore lavorative anche quelle dedicate alla cucina, all’assistenza dei figli e alle pulizie". In media i paesi dell'Ocse dedicano 4 ore e 30 minuti al lavoro remunerato e 3 ore e 30 minuti a quello non remunerato: "Il lavoro non remunerato - chiarisce lo studio - rappresenta un importante indice che spesso è ignorato dalle statistiche comuni e può influenzare in maniera determinante gli indicatori sulle ineguaglianze e sui tassi di povertà". LA FOTOGRAFIA DEL BELPAESE - La ricerca analizza nei dettagli anche i vari paesi dell'Ocse. Dando un rapido sguardo al capitolo dedicato all'Italia scopriamo che meno del 58% della popolazione del Belpaese in età lavorativa ha un'occupazione retribuita, quarta percentuale più bassa dell'Ocse. Le donne italiane dedicano 3 ore e 40 minuti al giorno in più degli uomini al lavoro domestico e passano in pensione circa 27 anni contro una media Ocse che si aggira intorno ai 23 anni. Per quanto riguarda le aspettative di vita gli italiani vivono a lungo (in media 81,5 anni) e sono secondi solo ai giapponesi, mentre superano ampiamente la media dell'Ocse (79,3 anni). L'ultimo dato che compare nella classifica dedicata al nostro paese non ci fa onore: siamo terzultimi nella classifica dedicata alla solidarietà. Solo il 27% degli italiani nell'ultimo mese ha effettuato donazioni o fatto volontariato contro una media Ocse del 39% Francesco Tortora 14 aprile 2011(ultima modifica: 15 aprile 2011)
2011-04-06 La lista con le possibili dismissioni conta al momento una decina di voci Hotel, aerei, fazendas e ospedali Il piano vendite del San Raffaele L'obiettivo: incassare subito 120 milioni per far fronte ai 900 di debiti La lista con le possibili dismissioni conta al momento una decina di voci Hotel, aerei, fazendas e ospedali Il piano vendite del San Raffaele L'obiettivo: incassare subito 120 milioni per far fronte ai 900 di debiti Don Luigi Verzè (Newpress) Don Luigi Verzè (Newpress) MILANO - L'elenco delle vendite è pronto: per salvare dai debiti l'ospedale San Raffaele l'obiettivo è incassare subito almeno 120 milioni di euro. Così l'impero del sacerdote manager don Luigi Verzè, che fa capo alla fondazione Monte Tabor, è destinato a perdere alberghi, aziende agricole, proprietà terriere e, con ogni probabilità, persino due ospedali fuori Milano. È la fine di un'epoca: quella che, in 42 anni di sfide, ha visto il prete imprenditore, amico del premier Silvio Berlusconi, creare una galassia con jet, hotel e coltivazioni di mango e meloni in Brasile. Il piano di dismissioni per fronteggiare il dilagante debito di oltre 900 milioni (di cui 400 nei confronti dei fornitori) procede a passo di carica. Non c'è ancora nulla di ufficiale. Ma, al momento, la lista con le probabili vendite di proprietà conta dieci voci. Scorrerle è come ripercorrere a ritroso l'espansione di un'attività che via via ha affiancato alla sanità i business più disparati. Tra gli affari periferici di don Verzè è finito l'hotel Don Diego, un quattro stelle di fronte all'isola di Tavolara (Olbia). Nella società che gestisce l'albergo sono entrati l'attore Renato Pozzetto, Mario Cal (da sempre braccio destro del fondatore del San Raffaele) e Roberto Cusin (ex titolare della Gemeaz Cusin, ristorazione collettiva). Gli ultimi consuntivi sono in rosso, ma l'immobile è valutato in bilancio 14,5 milioni. È destinata a finire in vendita anche un'altra proprietà in condominio con Cusin (33%): quella delle fazendas di Pernambuco. Piantagioni di mango e meloni che hanno un valore stimato in 15 milioni di euro, ma le società sono, ancora una volta, in perdita. Altro (ex) socio, stesso discorso. Don Verzè condivideva con il comico Pozzetto pure una mini compagnia aerea, l'Airviaggi, sempre candidata ad essere dismessa. Non sono ipotizzabili, però, grosse soddisfazioni contabili: all'Airviaggi fa capo sia l'elisoccorso del San Raffaele (in pareggio), sia la società neozelandese Assion Aircraft & Yachting Chartering, che ha il leasing del jet privato dell'ospedale. Nel bilancio, solo nel 2009, figurano perdite per 10 milioni. Risultato: i due soci di minoranza, Pozzetto (30%) e Peppino Marascio (10%) sono usciti dal capitale l'anno scorso. E l'autore de La vita l'è bela per il suo 30% s'è dovuto accontentare di 3.000 euro. Gli è andata persino bene perché è stata la Fondazione a farsi carico della perdita milionaria neozelandese. Ore contate, poi, per la Blu Energy che controlla l'impianto di cogenerazione a metano per fornire le utilities energetiche al San Raffaele: secondo gli ultimi dati disponibili è esposta per 113 milioni, di cui 80 con banche e 23 con fornitori. Il piano di salvataggio prevede l'alienazione delle attività non strettamente collegate all'assistenza sanitaria, alla ricerca scientifica e all'università. Ma il risanamento dei conti renderà necessario, verosimilmente, mettere in vendita anche i miniappartamenti di Cologno Monzese (alle porte di Milano), nati con lo scopo di dare una casa agli infermieri e il nuovo hotel Rafael, a ridosso dell'ospedale, destinato principalmente ai familiari dei malati. E non finisce qui. Il pesante indebitamento va tamponato al più presto. Vanno tranquillizzati soprattutto i creditori, alcuni dei quali tentati da una riscossione coattiva dei soldi tramite decreti ingiuntivi. È il pericolo numero uno. Non è possibile, dunque, scongiurare l'ipotesi dell'alienazione di due ospedali, anche se chi è vicino a don Verzè non vuole neppure sentirne parlare. Il primo è a Olbia, una struttura non ancora ultimata da 200 posti letto per un investimento di oltre 150 milioni. L'altro è il Monte Tabor Hospital São Rafael a Salvador de Bahia con 300 letti. Il San Raffaele è proprietario dello stabile, ma non gestisce direttamente l'attività. Il centro sanitario Quo Vadis, destinato a sorgere tra le colline del Veneto per sviluppare la medicina preventiva e personalizzata, resterà un sogno. Ma i 500 mila metri quadrati di appezzamenti agricoli sui quali doveva sorgere entro il 2012 valgono almeno 20 milioni di euro. Cambieranno proprietario, c'è da scommettere, i terreni per la produzione di vino Monte Tabor a Illasi (paese natale del sacerdote). Ma nella fondazione Monte Tabor, al vertice del gruppo, chi ha gestito in questi anni soldi, meriti e (oggi) debiti? L'organigramma è coperto da un alone di riservatezza. Si sa che don Luigi Verzè (91 anni) è il presidente del Cda, così come Mario Cal (71 anni) è il vicepresidente. Il banchiere Carlo Salvatori è la new entry del 2009, con le deleghe sul piano di risanamento (previsti l'arrivo di nuovi soci e la trasformazione della fondazione San Raffaele in Spa). Gli altri esponenti del vertice? Ancora una volta compare Roberto Cusin (70 anni) e ci sono Laura Ziller (66), responsabile dell'ospedale brasiliano São Rafael, e Gianna Zoppei (60), sovrintendente sanitario del polo ospedaliero. Infine, Ennio Doris (70), il gran capo di Banca Mediolanum, uomo di finanza, oggi costretto a un profilo bassissimo per la piega che ha preso la crisi del San Raffaele.Simona Ravizza Mario Gerevini 06 aprile 2011
2010-11-25 doppio scalino da gennaio Pensioni, sale l'età per l'assegno: 61 anni Dal 2011 scattano le nuove regole per quelle di anzianità e quelle sulle finestre per l'uscita previste dalla manovra doppio scalino da gennaio Pensioni, sale l'età per l'assegno: 61 anni Dal 2011 scattano le nuove regole per quelle di anzianità e quelle sulle finestre per l'uscita previste dalla manovra MILANO - Doppio scalino in arrivo per i lavoratori che vogliono andare in pensione: dal prossimo gennaio per ottenere l'assegno bisognerà aver compiuto almeno 61 anni. Dal 2011 infatti entreranno in vigore sia le nuove regole per l'accesso alla pensione di anzianità previste dalla riforma del 2007 (l'età minima per uscire passa da 59 a 60 anni per i lavoratori dipendenti a fronte di almeno 36 anni di contributi) sia quelle sulle finestre per l'uscita previste dalla manovra di luglio. Si devono ora aspettare almeno 12 mesi dal raggiungimento dei requisiti, sia di anzianità sia di vecchiaia. Nel frattempo il numero delle pensioni di anzianità è aumentato del 54% in meno di un anno. Nei primi dieci mesi del 2010, tra gennaio e ottobre, le uscite anticipate rispetto all'età di vecchiaia sono state 155.440 a fronte delle 100.880 pensioni effettivamente liquidate nel 2009. E l gran parte delle uscite per anzianità del 2010 è dovuta ai lavoratori dipendenti (97.559 a fronte delle 56.963 pensioni liquidate nell'intero 2009 con un aumento del 71%). "Il dato - sottolinea il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua - risente del forte calo per le pensioni di anzianità registrato nel 2009 ed è dovuto alla maturazione dei requisiti per l'uscita dal lavoro di una parte rilevante di persone "bloccate" dall'aumento dello scalino a luglio del 2009 (da 58 a 59 anni). Nel 2011 - avverte - ci si attende un nuovo calo con uscite per anzianità sotto le 100.000 unità".
20 novembre 2010(ultima modifica: 21 novembre 2010)
2010-11-09 la conferenza sulla famiglia Sacconi: "Aiuti solo a sposi con figli" Giovanardi: "Crisi dei matrimoni" Il messaggio di Napolitano: "Affrontare precarietà e accesso ai servizi pubblici" Diretta video la conferenza sulla famiglia Sacconi: "Aiuti solo a sposi con figli" Giovanardi: "Crisi dei matrimoni" Il messaggio di Napolitano: "Affrontare precarietà e accesso ai servizi pubblici" Diretta video La sede della Conferenza nazionale sulla famiglia (Fotogramma) La sede della Conferenza nazionale sulla famiglia (Fotogramma) MILANO - Silvio Berlusconi non c'è. Alla fine, dopo le polemiche degli ultimi giorni sul "caso Ruby", il premier ha deciso di non partecipare alla Conferenza Nazionale "Famiglia: storia e futuro di tutti", organizzata a Milano dalla presidenza del Consiglio dei ministri. Ad aprire i lavori tocca così a Carlo Giovanardi. Il sottosegretario alla Famiglia lancia subito l'allarme: "Le statistiche dimostrano che c'è una seria crisi della natalità e dell'istituto matrimoniale". Giovanardi cita alcuni dati: nel 1972 i matrimoni sono stati 419 mila contro i 246.613 del 2008; il tasso di natalità è sceso a 1,42 figli per donna, tasso che sale al 2,3 per le donne straniere; negli ultimi anni sono aumentate le separazioni legali e i divorzi. Il sottosegretario assicura che il governo interverrà per un nuovo fisco a misura di famiglia che tenga conto del numero dei componenti del nucleo familiare: si chiamerà 'quoziente familiare' o 'fattore famiglia'. Giovanardi difende poi la legge 40 sulla fecondazione ("La rottura della diga costituita dalla legge 40 aprirebbe la porta a inquietanti scenari, tornando a un vero e proprio Far West della provetta") ed esprime le proprie perplessità su alcune tecniche di fecondazione artificiale: "La legge 40 viene contestata da chi in nome del desiderio di genitorialità ritiene lecito e possibile ricorrere all'acquisto dei fattori della riproduzione procurandosi sul mercato materiale genetico in vendita e trovando terze persone che si prestano o a dare l'utero in affitto o donatori che possano dar vita all'embrione. Scienza e biotecnologie - aggiunge - possono togliere ai figli il diritto di nascere all'interno di una comunità d'amore con identità certa paterna e materna". SACCONI - Tra gli interventi destinati a suscitare dibattito, oltre a quello di Giovanardi, arriva poi quello di Maurizio Sacconi, secondo il quale i sostegni devono essere previsti soltanto per la famiglia naturale, fondata sul matrimonio, ed orientata alla procreazione. ""Senza nulla togliere al rispetto che meritano tutte le relazioni affettive che però riguardano una dimensione privatistica - dichiara il ministro del Welfare - le politiche pubbliche che si realizzano con benefici fiscali sono tarate sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione. Su questi punti - aggiunge Sacconi - ho avvertito con l'assemblea futurista e il presidente Fini una differenza di opinioni". Secondo Sacconi, non esiste un problema di risorse per le famiglie. Anzi, il ministro del Welfare ritiene che pensarlo sia "una stronzata". Le risorse, aggiunge, "devono essere riallocate e riorganizzate, ma non dimentichiamo quanto spediamo per la famiglia. Non avremmo un grande debito pubblico se non avessimo una forte dimensione della spesa diretta e indiretta attraverso il Fisco". NAPOLITANO - Alla Conferenza sulla famiglia arriva anche il messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Secondo il Capo dello Stato, occorre "affrontare con determinazione e lungimiranza" i nodi che ostacolano la famiglia: "precarietà e instabilità dell'occupazione", "difficoltà di accesso ai servizi" e la loro "disomogenea" distribuzione territoriale. Napolitano sottolinea che la famiglia è una "straordinaria risorsa per la società" e che salvaguardarla è "una doverosa attuazione" della Costituzione. TETTAMANZI - Alla Conferenza interviene anche l'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. Da parte della politica, dice, "non basta la semplice proclamazione di valori, impegni e mete, ma serve il lavoro quotidiano sulle condizioni concrete perché i valori che tutti proclamano siano resi concreti sulla rete delle famiglie". Il cardinale esprime la sua preoccupazione per il fatto che "nelle difficoltà la famiglia è spesso lasciata sola", e afferma la necessità di "un coinvolgimento generale, una grande alleanza tra tutte le forze politiche, culturali, imprenditoriali, associative, che possano occuparsi della famiglia". IL SIT-IN - All'esterno del Milano Convention Center dove si tiene la Conferenza si svolge nel frattempo un sit-in di protesta. Presenti i Radicali, con Marco Cappato ed Emma Bonino, Sel, con il consigliere regionale Chiara Cremonesi, e diverse associazioni. Sulla famiglia, afferma la Bonino, l'Italia "non è più un paese europeo, vive in un limbo oscurantista". "In Italia - aggiunge la Bonino - ci sono diversi tipi di famiglie e non solo quella tradizionale che peraltro non vogliamo intaccare. Ribadiamo però che ci sono persone in carne ed ossa che vivono problemi familiari e non sono considerati. Al di là dei proclami che sentiamo, che riferiscono di un paese che non c'è più, l'Italia è ormai un paese che non è più europeo, fa riferimento solo al Vaticano. Stiamo vivendo in un limbo oscurantista: lo dimostrano vizi privati e pubblico proibizionismo. Questo è intollerabile". LE REAZIONI - Non si fanno attendere le reazioni agli interventi del Forum. A Giovanardi, ad esempio, risponde il senatore del Pd Ignazio Marino: "Si preoccupa delle famiglie in modo davvero inusuale - sostiene l'esponente democratico. - Affermando che debba esserci una identità certa, paterna e materna, traccia di fatto una differenza tra famiglie buone e cattive, tra "pure" e meno pure. L'intento discriminatorio e al limite del razzismo". "Quello del sottosegretario Giovanardi - dichiara Fabio Evangelisti, vicepresidente dell'Italia dei Valori alla Camera - è il manifesto della razza. La scienza e le biotecnologie hanno concesso a migliaia di famiglie la possibilità di creare nuclei familiari dove l'identità paterna e materna è pari a quella di tutte le altre famiglie. Le sue parole sono un'offesa a migliaia di coppie che sono ricorse all'adozione o alla fecondazione artificiale per realizzare comunità d'amore non meno degne di quelle tradizionali". Il finiano Benedetto Della Vedova, invece, critica le parole di Sacconi: "Domenica abbiamo parlato di arretratezza del PdL sui temi sociali. Come volevasi dimostrare, ora il ministro Sacconi, anziché affrontare pragmaticamente e all'europea il tema del sostegno fiscale alle coppie con figli, butta la palla nella tribuna dell'ideologia". "Ma come possono Giovanardi e Sacconi presentarsi alla Conferenza sulla Famiglia pensando di farsi paladini dei temi etici e facendo i moralizzatori? - si chiede Anna Finocchiaro, Presidente del Gruppo Pd al Senato. - Ricordo loro che il Presidente del Consiglio è stato costretto a disertare questo appuntamento grazie ai suoi 'discutibili' comportamenti. E per coprire questo e il nulla che questo governo ha fatto per le famiglie italiane, i due esponenti del governo si arrampicano, anche in modo arrogante e offensivo, in anatemi contro la ricerca scientifica, contro le famiglie 'reali' e in una difesa avventurosa della legge 40. C'è, nelle parole di Sacconi e Giovanardi, una logica razzista che esclude, che parla di famiglie buone e famiglie cattive. È una logica per noi inaccettabile". Redazione online 08 novembre 2010
2010-10-29 Secondo la Cgil chi prende 1.240 euro al mese dopo 40 anni riceverà un assegno di 508 euro Le minipensioni dei parasubordinati Avranno appena il 36% del reddito A rischio di non arrivare all'assegno sociale chi ha iniziato nel '96 Secondo la Cgil chi prende 1.240 euro al mese dopo 40 anni riceverà un assegno di 508 euro Le minipensioni dei parasubordinati Avranno appena il 36% del reddito A rischio di non arrivare all'assegno sociale chi ha iniziato nel '96 ROMA - Lo spettro è quello dell'assegno sociale, oggi pari a poco più di 400 euro, che l'Inps eroga ai bisognosi. Molti giovani lavoratori atipici, se non escono dalla trappola della precarietà, rischiano di avere questo sussidio invece della pensione. La questione della previdenza dei parasubordinati è arrivata la scorsa settimana in Parlamento e finisce oggi in piazza. L'Italia dei Valori, primo firmatario il capogruppo Felice Belisario, ha presentato in Senato un'interrogazione urgente ai ministri del Lavoro e dell'Economia, Maurizio Sacconi e Giulio Tremonti. Nella richiesta di chiarimenti al governo il partito fa riferimento ad una frase attribuita al presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, che con una battuta avrebbe reso l'idea del problema: "Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale". Quale che sia la verità, questa mattina, invece, il Nidil-Cgil, sindacato dei lavoratori atipici, ha organizzato una iniziativa davanti all'Inps di Roma Centro, a piazza Augusto Imperatore, insieme al patronato Inca e al dipartimento giovani della stessa Cgil. A fare i conti saranno gli esperti del sindacato, spiega la confederazione guidata da Guglielmo Epifani. È evidente che, soprattutto per i collaboratori (prima co.co.co. e poi co.co.pro.) che hanno cominciato nel 1996, quando fu istituita la speciale gestione presso l'Inps, e che non riescono a trovare un posto fisso il futuro riserva una pensione da fame. Nei primi anni della gestione, infatti, ai parasubordinati senza altra copertura previdenziale pubblica si applicava un'aliquota contributiva del 10-12%, poi salita gradualmente fino al 26,72% in vigore dal primo gennaio 2010. Essendo i redditi di questa categoria di lavoratori generalmente bassi e discontinui (tra un contratto e l'altro passano mesi) è chiaro che col metodo contributivo, integralmente applicato a tutti coloro che hanno cominciato a lavorare dopo la riforma Dini, sarà difficile maturare una pensione superiore all'assegno sociale (oggi 411 euro al mese). Nel frattempo, però, il paradosso è che con i contributi che i parasubordinati versano al loro fondo Inps, in attivo di oltre 8 miliardi (perché finora incassa solo ed eroga pochissime presta) si pagano le pensioni alle categorie che non ce la farebbero con i soli versamenti dei loro iscritti, dai dirigenti d'azienda ai lavoratori degli ex fondi speciali: telefonici, elettrici, trasporti. Per fortuna le prospettive previdenziali migliorano per i parasubordinati che hanno cominciato a lavorare in questi ultimi anni (l'aliquota era per esempio salita già al 23,5% nel 2007), ma la possibilità di raggiungere una pensione dignitosa dipende fondamentalmente dal reddito percepito durante gli anni di lavoro e dalla sua continuità (e per questo le donne sono svantaggiate). In ogni caso, l'assegno sarà in proporzione sempre inferiore a quello di un lavoratore dipendente, che paga il 33% di contributi. Insomma le variabili sono troppe, spiega l'Inps, senza contare che di regola la condizione di parasubordinato non è a vita e quindi non avrebbe senso, continua l'istituto, stimare la pensione su pochi anni di contribuzione da parasubordinati. Il problema è davvero serio per chi non riesce ad uscire dalla precarietà. La crisi aggrava il fenomeno. Il vicedirettore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, in un recente intervento al convegno di Genova della Confindustria ha osservato che "solo un quarto circa dei giovani tra 25 e 34 anni occupati nel 2008 con un contratto a tempo determinato o di collaborazione aveva trovato dopo 12 mesi un lavoro a tempo indeterminato o era occupato come lavoratore autonomo, mentre oltre un quinto era transitato verso la disoccupazione o era uscito dalle forze di lavoro". Se l'Inps non fornisce previsioni sulle pensioni dei parasubordinati, altri lo fanno. Filomena Trizio, segretaria generale del Nidil-Cgil, spiega che i suoi uffici hanno elaborato due esempi. Il primo riguarda un parasubordinato che ha cominciato nel '96 e il secondo uno che comincia nel 2010. Per entrambi si ipotizza che tra un contratto e l'altro ci sia circa un mese di non lavoro all'anno, che restino in attività per 40 anni, che abbiano una retribuzione iniziale di 1.240 euro al mese e che vadano in pensione a 65 anni. Il primo, quello svantaggiato da contribuzioni iniziali più basse, avrebbe una pensione pari al 41% dell'ultimo reddito, cioè 508 euro al mese, il secondo al 48,5%, ovvero 601 euro. "Per arrivare a un tasso del 60% - dice Trizio - bisogna ipotizzare che questi collaboratori dopo i primi 5 anni diventino dipendenti". Infine, va considerato che questi lavoratori, dati i bassi compensi che mediamente ricevono, non hanno di solito le risorse per farsi una pensione complementare. Col patto sociale sottoscritto col governo Prodi, ricorda Trizio, "era stato sancito l'impegno di garantire alle carriere lavorative discontinue un tasso di sostituzione del 60%, ma con questo governo non se n'è fatto nulla". Anche secondo Maurizio Petriccioli, segretario confederale della Cisl, bisogna "rafforzare la contribuzione figurativa per i periodi non lavorati a fronte di disoccupazione, maternità e lavoro di cura familiare". Stime più favorevoli provengono invece da Progetica e dal Cerp. La prima, società di consulenza specializzata nella finanza personale, ha fatto alcune elaborazioni per il supplemento Pensioni del CorrierEconomia del 29 marzo scorso. Si ipotizzano tre parasubordinati che abbiano cominciato a lavorare a 25 anni: il primo 10 anni fa, il secondo 5 e il terzo nel 2010. Tutti e tre si prevede che arrivino a fine carriera con un retribuzione lorda di 36 mila euro. La loro pensione, secondo Progetica, oscillerà da un minimo del 36% dell'ultimo stipendio, in caso di ritiro a 63 anni, a un massimo del 62% per il giovane che comincia adesso e va in pensione a 65 anni (il 55% invece per chi ha cominciato 10 anni fa). Per le donne, che in media guadagnano un po' meno e hanno periodi di non lavoro maggiori (soprattutto in caso di maternità) le stime sono un po' più basse: tra il 36 e il 57% dell'ultima retribuzione. A conclusioni simili arriva anche uno studio del 2008 del Cerp, il centro di ricerche sulla previdenza diretto da Elsa Fornero. Il tasso di sostituzione oscillerebbe infatti il 49 e il 53% ritirandosi a 60 anni, rispettivamente dopo 35 e 40 anni di attività. Ma la ricerca del Cerp è interessante soprattutto perché giunge alla conclusione che, in media un parasubordinato perde, rispetto a un lavoratore dipendente che paga il 33% di contributi, tra l'uno e l'uno e mezzo per cento all'anno sull'importo della pensione. Enrico Marro 28 ottobre 2010(ultima modifica: 29 ottobre 2010)
2010-10-24 la riforma contestata a lungo dai lavoratori Francia: il Senato approva la riforma delle pensioni, martedì il sì definitivo Il testo prevede l'innalzamento dell'età pensionabile da 60 a 62 anni entro il 2018 la riforma contestata a lungo dai lavoratori Francia: il Senato approva la riforma delle pensioni, martedì il sì definitivo Il testo prevede l'innalzamento dell'età pensionabile da 60 a 62 anni entro il 2018 MILANO - Via libera del Senato francese alla contestatissima riforma delle pensioni, uno dei provvedimenti chiave del presidente Nicolas Sarkozy, che prevede, tra l'altro, l'innalzamento progressivo dell'età pensionabile da 60 a 62 anni entro il 2018. MARTEDI' L'ULTIMO PASSAGGIO - A questo punto l'approvazione della riforma pensionistica contestata con scioperi e manifestazioni da giorni in tutto il Paese, prevede solo un ultimo passaggio. La versione approvata questa sera dal Senato con 177 voti a favore contro 153 è infatti diversa da quella adottata dall'Assemblea Nazionale: la commissione mista paritaria (CMP, formata da sette deputati e sette senatori) avrà il compito di riconciliare le due versioni. La commissione si riunirà lunedì mattina al Senato. Il testo così elaborato dovrà quindi essere sottoposto al voto solenne dell'Assemblea e del Senato, previsto già per martedì aprendo la strada alla promulgazione della legge. Redazione online 22 ottobre 2010(ultima modifica: 23 ottobre 2010)
e' lo stesso sistema che si vuole introdurre a pomigliano La Fiat disdice l'accordo e chiede di ridurre la durata delle pause a Melfi Dal primo febbraio 2011 si passerà da due interruzioni da 20 minuti ciascuno a tre pause da 10 minuti e' lo stesso sistema che si vuole introdurre a pomigliano La Fiat disdice l'accordo e chiede di ridurre la durata delle pause a Melfi Dal primo febbraio 2011 si passerà da due interruzioni da 20 minuti ciascuno a tre pause da 10 minuti MILANO - La Fiat ha comunicato la disdetta, con decorrenza dal 31 gennaio 2011, per lo stabilimento Sata di Melfi degli accordi sulla metrica del lavoro, cioè sull'organizzazione ed i tempi del lavoro, indicando che l'attuale metodo Tmc2 verrà sostituito con il nuovo sistema ergonomico Ergo-Uas, lo stesso modello che entrerà in vigore a Pomigliano. L'azienda ha inoltre convocato i sindacati per il 9 novembre per un tavolo specifico al Giambattista Vico. IL NUOVO SISTEMA - Tale sistema ergonomico, considerato migliorativo dall'azienda, permette di ridurre le pause: dalle attuali due pause di 20 minuti ciascuna si passerà ad un regime di tre pause di 10 minuti ciascuna, nell'arco del turno di lavoro. La prestazione lavorativa viene quindi aumentata di 10 minuti. Redazione online 22 ottobre 2010(ultima modifica: 23 ottobre 2010)
2010-10-22 Occupato l'aeroporto di Marsiglia. Nuova riunione dei leader sindacali transalpini Francia nel caos, riforma pensioni al voto Oggi il Senato si esprime sul progetto di innalzamento dell'età minima per l'uscita dal lavoro da 60 a 62 anni * NOTIZIE CORRELATE * Francia, Sarkozy ordina alla polizia di sbloccare i depositi di carburante (20 ottobre 2010) Occupato l'aeroporto di Marsiglia. Nuova riunione dei leader sindacali transalpini Francia nel caos, riforma pensioni al voto Oggi il Senato si esprime sul progetto di innalzamento dell'età minima per l'uscita dal lavoro da 60 a 62 anni Una protesta contro la riforma pensionistica davanti al Senato francese (Afp) Una protesta contro la riforma pensionistica davanti al Senato francese (Afp) MILANO - Per la Francia è il giorno decisivo. Il voto sulla riforma pensionistica che sta mettendo in subbuglio il Paese approda oggi in aula al Palais du Louxembourg, sede del Senato. Intanto non si fermano le azioni di protesta. Molti manifestanti in mattinata hanno bloccato gli accessi all'aeroporto di Marsiglia. "Tutti gli accessi sono bloccati, la mobilitazione è enorme", ha detto Mehdi Rachid, della Cgt, la Confédération générale du Travail, il principale blocco sindacale d'Oltralpe. "ANDREMO AVANTI" - La riforma delle pensioni, che prevede di alzare l’età minima da 60 a 62 anni, in ogni caso "andrà avanti" ha fatto sapere il presidente francese, Nicolas Sarkozy. E questo malgrado le proteste che da settimane vanno avanti e che l'altro giorno hanno portato in piazza oltre 3,5 milioni di persone. Il numero uno dell’Eliseo ha ricordato che il suo dovere "in quanto capo dello Stato è di garantire ai francesi che, loro stessi e i loro figli, potranno contare sulle pensioni". Sarkozy ha anche ordinato alle forze dell’ordine di far togliere i blocchi dei manifestanti davanti alle dodici raffinerie del Paese. "Ho dato istruzioni per sbloccare la totalità dei depositi di carburante per ristabilire il prima possibile una situazione normale", ha dichiarato il presidente a margine del consiglio dei ministri di mercoledì sera. LE AGITAZIONI SINDACALI - Il blocco delle raffinerie francesi è diventato il principale mezzo di pressione nel quadro della contestazione contro la riforma. Il ministro francese incaricato dell’Industria, Christian Estrosi, ha assicurato che la situazione dei carburanti in Francia "sarà di nuovo normale entro due o tre giorni". I sindacati hanno già annunciato una riunione per quest'oggi per decidere una nuova giornata di mobilitazione generale, che potrebbe essere organizzata martedì o giovedì prossimo. Ieri a Lione e Naterre si sono registrati nuovi scontri tra "casseur" e forze di polizia, manifestazioni anche in alcuni aeroporti della Francia, tra cui Parigi; registrati ritardi anche nel traffico ferroviario. Redazione online 21 ottobre 2010(ultima modifica: 22 ottobre 2010)
2010-10-21 Occupato l'aeroporto di Marsiglia. Nuova riunione dei leader sindacali transalpini Francia nel caos, riforma pensioni al voto Oggi il Senato si esprime sul progetto di innalzamento dell'età minima per l'uscita dal lavoro da 60 a 62 anni * NOTIZIE CORRELATE * Francia, Sarkozy ordina alla polizia di sbloccare i depositi di carburante (20 ottobre 2010) Occupato l'aeroporto di Marsiglia. Nuova riunione dei leader sindacali transalpini Francia nel caos, riforma pensioni al voto Oggi il Senato si esprime sul progetto di innalzamento dell'età minima per l'uscita dal lavoro da 60 a 62 anni Una protesta contro la riforma pensionistica davanti al Senato francese (Afp) Una protesta contro la riforma pensionistica davanti al Senato francese (Afp) MILANO - Per la Francia è il giorno decisivo. Il voto sulla riforma pensionistica che sta mettendo in subbuglio il Paese approda oggi in aula al Palais du Louxembourg, sede del Senato. Intanto non si fermano le azioni di protesta. Molti manifestanti in mattinata hanno bloccato gli accessi all'aeroporto di Marsiglia. "Tutti gli accessi sono bloccati, la mobilitazione è enorme", ha detto Mehdi Rachid, della Cgt, la Confédération générale du Travail, il principale blocco sindacale d'Oltralpe. "ANDREMO AVANTI" - La riforma delle pensioni, che prevede di alzare l’età minima da 60 a 62 anni, in ogni caso "andrà avanti" ha fatto sapere il presidente francese, Nicolas Sarkozy. E questo malgrado le proteste che da settimane vanno avanti e che l'altro giorno hanno portato in piazza oltre 3,5 milioni di persone. Il numero uno dell’Eliseo ha ricordato che il suo dovere "in quanto capo dello Stato è di garantire ai francesi che, loro stessi e i loro figli, potranno contare sulle pensioni". Sarkozy ha anche ordinato alle forze dell’ordine di far togliere i blocchi dei manifestanti davanti alle dodici raffinerie del Paese. "Ho dato istruzioni per sbloccare la totalità dei depositi di carburante per ristabilire il prima possibile una situazione normale", ha dichiarato il presidente a margine del consiglio dei ministri di mercoledì sera. LE AGITAZIONI SINDACALI - Il blocco delle raffinerie francesi è diventato il principale mezzo di pressione nel quadro della contestazione contro la riforma. Il ministro francese incaricato dell’Industria, Christian Estrosi, ha assicurato che la situazione dei carburanti in Francia "sarà di nuovo normale entro due o tre giorni". I sindacati hanno già annunciato una riunione per quest'oggi per decidere una nuova giornata di mobilitazione generale, che potrebbe essere organizzata martedì o giovedì prossimo. Ieri a Lione e Naterre si sono registrati nuovi scontri tra "casseur" e forze di polizia, manifestazioni anche in alcuni aeroporti della Francia, tra cui Parigi; registrati ritardi anche nel traffico ferroviario. Redazione online 21 ottobre 2010
|
REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/22011-07-28 CRONACA Menarini, l'inchiesta si allarga altra azienda truffava lo stato La procura di Firenze accusa la filiale italiana della multinazionale Bristol Myers Squibb. Avrebbe aiutato Alberto Aleotti a frodare il servizio sanitario e aumentare i prezzi dei farmaci Menarini, l'inchiesta si allarga altra azienda truffava lo stato Avrebbero gonfiato notevolmente i prezzi di vendita dei farmaci commercializzati, ottenendo un indebito rimborso di oltre un miliardo di euro dal Servizio Sanitario Nazionale. E' l'accusa rivolta dalla Procura della Repubblica di Firenze alla multinazionale Bristol Myers Squibb Italia, che avrebbe messo in atto la truffa assieme al gruppo Menarini. Nei confronti della società sono state effettuate oggi delle perquisizioni dalla Gdf. L'ipotesi degli inquirenti è che entrambi i gruppi industriali abbiano messo in atto comportamenti finalizzati ad ottenere, attraverso una serie di artifici e raggiri, l'inserimento nel Prontuario farmaceutico nazionale di farmaci commercializzati sia da Menarini che da Bristol Myers Squibb a prezzi notevolmente gonfiati rispetto al costo effettivamente sostenuto. Unico indagato, per il momento, risulta l'ex amministratore delegato Guido Porporati, accusato di concorso in truffa con Alberto Aleotti, patron di Menarini. La vicenda è collegata all'inchiesta che sempre la procura di Firenze sta conducendo sul gruppo Menarini, nella quale sono indagati i vertici dell'azienda. Secondo i magistrati, il gruppo, attraverso società 'cartiere' che avevano come compito quello di aumentare il costo dei principi attivi acquistati, era riuscito ad ottenere un prezzo di vendita dei farmaci più alto rispetto al prezzo reale, con notevole aggravio di spesa per il servizio sanitario nazionale che doveva rimborsarli. In questo contesto la Bristol Myers Squibb, fin dal 1984, avrebbe concesso al gruppo Menarini la licenza non esclusiva per il confezionamento e la vendita in Italia di farmaci preparati sulla base proprio di quei principi attivi, essendo a conoscenza dell'esistenza delle cartiere per aumentare il prezzo. Ci avrebbe guadagnato adeguando il prezzo dei suoi farmaci, prodotti con lo stesso principio attivo di quelli di Menarini, a quelli della società toscana. Oltre alle perquisizioni nelle sedi della multinazionale, gli uomini della Guardia di Finanza hanno notificato alla Bms il decreto di fissazione dell'udienza per l'applicazione di misure cautelari, prevista per il 19 settembre. L'ipotesi di frode su cui lavorano gli inquirenti non riguarderebbe la qualità dei farmaci bensì l'illecita sovrafatturazione dei costi sostenuti dalla Bms Italia per l'acquisto dei principi attivi (Pravastatina, Fosinopril, Captopril, Aztreonam) utilizzati per la produzione e la vendita di farmaci impiegati nella cura di malattie cardiache e di battericidi (anch'essi impiegati per il trattamento di particolari patologie cardiache), per i quali è previsto il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale. (28 luglio 2011)
2011-07-21 LA MANOVRA Irpef prima casa per 24 milioni di italiani si pagheranno fino a 100 euro l'anno Da dieci anni il tributo era stato cancellato. Da Milano a Palermo, così rinascerà l'imposta. Costi aggiuntivi anche da cento euro, che però potrebbero salire se aumenteranno gli estimi catastali . Pd: ingiustizia. Lega: da rivedere di ROBERTO PETRINI Irpef prima casa per 24 milioni di italiani si pagheranno fino a 100 euro l'anno ROMA - Saranno 24 milioni gli italiani che subiranno il ritorno dell'Irpef sulla prima casa. Un aggravio pesante che ha ieri ha provocato una dura presa di posizione del Pd che con il responsabile economico Stefano Fassina ha giudicato la norma che riporta l'Irpef sull'abitazione principale "iniqua e regressiva" e che ha puntato l'indice anche sugli altri appesantimenti della norma taglia-agevolazioni fiscali a cominciare dalla tassazione dei contributi pensionistici e sociali obbligatori che rischierebbero di essere oggetto di una doppia imposizione. Altolà anche in casa leghista: "No ai tagli lineari, al momento della applicazione della "clausola di salvaguardia" bisognerà fare una attenta valutazione delle agevolazioni e intervenire tutelando quelle a favore di casa, famiglia e giovani", dice Paolo Franco (Lega), vice presidente della commissione bicamerale per il federalismo fiscale. Il disagio per l'appesantimento della tassazione sulla casa, che costringerà i proprietari a pagare le tasse sul 20 per cento del valore catastale, accomuna Confedilizia e Sunia. "La manovra è un massacro", denuncia il sindacato degli inquilini che, oltre a temere per il ritorno dell'Irpef sulla prima casa, denuncia i rischi per le agevolazioni fiscali previste per chi vive in affitto. Così ora gli occhi sono tutti puntati sulla cosiddetta "clausola di salvaguardia" contenuta nella manovra da 48 miliardi varata nei giorni scorsi che prevede un taglio delle agevolazioni fiscali, detrazioni e deduzioni, del 5 per cento nel 2013 e fino al 20 per cento nel 2014. Un meccanismo che è già legge dello Stato e che entrerà in vigore se non sarà varata la riforma del Welfare. Tra le agevolazioni, una delle più in vista è proprio la deduzione integrale della rendita catastale dell'"unità immobiliare adibita ad abitazione principale", ovvero della prima casa, e delle relative pertinenze. Oggi, grazie ad una norma introdotta dal centrosinistra nel 2001, la rendita catastale (tariffa d'estimo della zona relativa per numero dei vani rivalutata del 5 per cento) attualmente non concorre a formare l'imponibile Irpef. Ma ora tornerà. E in vista del 2014 si fanno i primi conti sulla stangata sulla casa che torna dopo dieci anni e che potrebbe essere ancora più pesanti se alcuni Comuni, come sembra Milano, aumenteranno gli estimi catastali. Per il signor Rossi, che vive a Roma, in una abitazione media e ha un reddito di 50 mila euro, il costo dell'aggravio sarà di 82,8 euro ogni anno. Il signor Bianchi, che vive a Milano e ha lo stesso reddito verserà all'erario un assegno di poco inferiore, pari a 78,3 euro per ogni denuncia dei redditi che farà finché sarà proprietario di quella abitazione media. Solo al Sud, l'impatto sarà minore: lo stesso cittadino, il signor Verdi, che guadagna lo stesso reddito dei suoi colleghi del Centro Nord, e vive a Palermo dovrà affrontare un salasso di 37,6 euro di Irpef in più. Da Nord a Sud, l'aggravio si farà sentire anche per le fasce più deboli. Un proprietario di un appartamento medio di Torino, che guadagna un reddito lordo di 25 mila euro annui, dovrà dovrà pagare 39 euro. Un analogo, impiegato o piccolo artigiano, di Genova, subirà un salasso di 61 euro, mentre a Bologna lo stesso contribuente-tipo sarà chiamato a mettere mano al portafoglio per 69,4 euro. Tutte da destinare all'altare dell'Irpef prima casa. A Napoli, Bari e Palermo, per le fasce più basse, pari ai 25 mila euro lordi, la penalizzazione sarà minore ma ugualmente dolorosa. A Napoli ad esempio, il proprietario medio pagherà 33,8 euro in più, a bari 43,8 euro in più e a Palermo 26,7 euro. (21 luglio 2011)
LA MANOVRA Irpef prima casa per 24 milioni di italiani si pagheranno fino a 100 euro l'anno Da dieci anni il tributo era stato cancellato. Da Milano a Palermo, così rinascerà l'imposta. Costi aggiuntivi anche da cento euro, che però potrebbero salire se aumenteranno gli estimi catastali . Pd: ingiustizia. Lega: da rivedere di ROBERTO PETRINI Irpef prima casa per 24 milioni di italiani si pagheranno fino a 100 euro l'anno ROMA - Saranno 24 milioni gli italiani che subiranno il ritorno dell'Irpef sulla prima casa. Un aggravio pesante che ha ieri ha provocato una dura presa di posizione del Pd che con il responsabile economico Stefano Fassina ha giudicato la norma che riporta l'Irpef sull'abitazione principale "iniqua e regressiva" e che ha puntato l'indice anche sugli altri appesantimenti della norma taglia-agevolazioni fiscali a cominciare dalla tassazione dei contributi pensionistici e sociali obbligatori che rischierebbero di essere oggetto di una doppia imposizione. Altolà anche in casa leghista: "No ai tagli lineari, al momento della applicazione della "clausola di salvaguardia" bisognerà fare una attenta valutazione delle agevolazioni e intervenire tutelando quelle a favore di casa, famiglia e giovani", dice Paolo Franco (Lega), vice presidente della commissione bicamerale per il federalismo fiscale. Il disagio per l'appesantimento della tassazione sulla casa, che costringerà i proprietari a pagare le tasse sul 20 per cento del valore catastale, accomuna Confedilizia e Sunia. "La manovra è un massacro", denuncia il sindacato degli inquilini che, oltre a temere per il ritorno dell'Irpef sulla prima casa, denuncia i rischi per le agevolazioni fiscali previste per chi vive in affitto. Così ora gli occhi sono tutti puntati sulla cosiddetta "clausola di salvaguardia" contenuta nella manovra da 48 miliardi varata nei giorni scorsi che prevede un taglio delle agevolazioni fiscali, detrazioni e deduzioni, del 5 per cento nel 2013 e fino al 20 per cento nel 2014. Un meccanismo che è già legge dello Stato e che entrerà in vigore se non sarà varata la riforma del Welfare. Tra le agevolazioni, una delle più in vista è proprio la deduzione integrale della rendita catastale dell'"unità immobiliare adibita ad abitazione principale", ovvero della prima casa, e delle relative pertinenze. Oggi, grazie ad una norma introdotta dal centrosinistra nel 2001, la rendita catastale (tariffa d'estimo della zona relativa per numero dei vani rivalutata del 5 per cento) attualmente non concorre a formare l'imponibile Irpef. Ma ora tornerà. E in vista del 2014 si fanno i primi conti sulla stangata sulla casa che torna dopo dieci anni e che potrebbe essere ancora più pesanti se alcuni Comuni, come sembra Milano, aumenteranno gli estimi catastali. Per il signor Rossi, che vive a Roma, in una abitazione media e ha un reddito di 50 mila euro, il costo dell'aggravio sarà di 82,8 euro ogni anno. Il signor Bianchi, che vive a Milano e ha lo stesso reddito verserà all'erario un assegno di poco inferiore, pari a 78,3 euro per ogni denuncia dei redditi che farà finché sarà proprietario di quella abitazione media. Solo al Sud, l'impatto sarà minore: lo stesso cittadino, il signor Verdi, che guadagna lo stesso reddito dei suoi colleghi del Centro Nord, e vive a Palermo dovrà affrontare un salasso di 37,6 euro di Irpef in più. Da Nord a Sud, l'aggravio si farà sentire anche per le fasce più deboli. Un proprietario di un appartamento medio di Torino, che guadagna un reddito lordo di 25 mila euro annui, dovrà dovrà pagare 39 euro. Un analogo, impiegato o piccolo artigiano, di Genova, subirà un salasso di 61 euro, mentre a Bologna lo stesso contribuente-tipo sarà chiamato a mettere mano al portafoglio per 69,4 euro. Tutte da destinare all'altare dell'Irpef prima casa. A Napoli, Bari e Palermo, per le fasce più basse, pari ai 25 mila euro lordi, la penalizzazione sarà minore ma ugualmente dolorosa. A Napoli ad esempio, il proprietario medio pagherà 33,8 euro in più, a bari 43,8 euro in più e a Palermo 26,7 euro. (21 luglio 2011) POSSIBILI TASSE.
2011-07-04 LA MANOVRALODO MONDADORI Un comma pro-Berlusconi per bloccare risarcimento a Cir Prevista la sospensione delle maxicondanne in sede civile. Il Pd: "Una vergogna, lacrime e sangue per il paese, e protezione ai più ricchi". Idv e Verdi: "Ecco quali sono le vere priorità di questo governo". Palamara (Anm): "Incostituzionale". Un giudice di Cassazione: "Danni irreparabili" Un comma pro-Berlusconi per bloccare risarcimento a Cir Carlo De Benedetti ROMA - L'ultimo comma dell'articolo 37: nelle pieghe della manovra un'altra norma ad personam per il presidente del Consiglio e le sue aziende. Viene infatti deciso lo stop in appello all'esecuzione delle condanne civili che superino i dieci milioni di euro e stop in Cassazione per quelle che vanno oltre i 20 milioni, in cambio di una idonea cauzione. Due modifiche al codice di procedura civile che potrebbero influire anche sull'attesa sentenza d'appello del tribunale civile per il Lodo Mondadori, prevista per la fine di questa settimana. Fininvest in primo grado era stata condannata a risarcire con 750 milioni di euro la Cir di Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Editoriale L'Espresso. La bozza aggiunge infatti un comma all'articolo 283 del codice di procedura civile che parla dei provvedimenti sull'esecuzione provvisoria in appello e che prevede che il giudice dell'appello, "su istanza di parte quando sussistono gravi e fondati motivi sospende in tutto o in parte l'efficacia esecutiva o l'esecuzione della sentenza impugnata, con o senza cauzione". Il comma aggiuntivo che sarebbe spuntato nella manovra economica recita: "La sospensione prevista dal comma che precede è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione". LE TAPPE DEL PROCESSO MONDADORI 1 IL TESTO PROVVISORIO DELLA FINANZIARIA 2 Pierluigi Bersani parla di insulto al Parlamento. La capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, attacca. "Sono senza vergogna, è scandaloso che in una finanziaria che prefigura lacrime e sangue per il paese sia contenuta una norma di classe, che consente ai più ricchi dilatare il regolare corso della giustizia e che, guarda caso, molto probabilmente farà tirare un sospiro di sollievo alle aziende del presidente Berlusconi". "Altro che partito degli onesti, anche in momenti così difficili il premier non dimentica gli interessi delle proprie imprese", ha spiegato. E aggiunge la capogruppo pd in Senato, Anna Finocchiaro: "Siamo di nuovo di fronte al conflitto di interessi e a un provvedimento da furbetti". Il parlamentare del Pd Antonio Misiani chiede che la Consob faccia accertamenti sul titolo Fininvest, in ripresa dalla scorsa settimana. 3 Interviene anche Antonio Di Pietro: "Anche le azioni criminali - afferma in una nota il leader dell'idv - hanno un limite per essere credibili, oltre il quale diventano ridicole". Secondo Di Pietro "se nel testo definitivo della manovra ci fosse una norma criminogena, volta ad assicurare a Berlusconi l'annullamento del pagamento dovuto al gruppo De Benedetti, sarebbe la dimostrazione che il governo ha perso il senso del limite e il senno. Come si può approfittare così delle istituzioni? Un giudice accorto - conclude - dovrebbe disapplicare questa disposizione perché palesemente immorale e incostituzionale". Il leader dei Verdi Angelo Bonelli parla di una manovra "ad personam". "E' davvero incredibile quello che sta succedendo in queste ore. Ecco quali sono le vere priorità di un governo che ha tagliato la spesa sociale, ha imposto i ticket sanitari, ha fatto tagli senza precedenti al trasporto pubblico e ha affrontato le rinnovabili: fermare il risarcimento per il lodo Mondadori". "La norma inserita in finanziaria per sospendere il pagamento del risarcimento di Mediaset a Cir in relazione al caso Mondadori è un grave atto del governo, sia perchè contiene un esplicito favore al premier sia perchè non ci sono i requisiti di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione" dichiara Italo Bocchino, vice presidente di Futuro e libertà per l'Italia. Luca Palamara (Anm). "Se confermata" la norma sul lodo Mondadori "sarebbe una norma che nulla ha a che vedere con il tema dell'efficienza del processo civile, che determinerebbe una iiniqua disparità di trattemento e che sarebbe, quindi, incostituzionale". Un giudice di Cassazione: "Danni irreparabili". "Una norma di favore per i grandi debitori destinata a produrre guasti irreparabili, anche perché mette in discussione la stessa credibilità del processo civile, che trova il suo fondamento nel fatto che le sue pronunce di appello sono immediatamente esecutive". Giuseppe Maria Berruti, giudice della Prima sezione civile della Corte di Cassazione, è fortemente critico con l'Ansa sulle nuove disposizioni del codice di procedura civile che vengono introdotte con la manovra finanziaria. Ma sull'intervento che obbliga il giudice a sospendere l'esecutività delle condanne nel caso di risarcimenti superiori ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di una cauzione e in attesa che si pronunci in via definitiva la Cassazione,il suo giudizio è drastico:"E' una norma di favore per i grandi debitori, come le amministrazioni che non pagano i grandi appalti , le imprese altamente insolventi verso miriadi di consumatori e così via. In sostanza chi in teoria ha fatto più danno si vede mettere a disposizione straordinarie possibilità dilatorie". Sinora la sospensione "era sottoposta a condizioni stringenti che il giudice doveva esaminare per evitare guai peggiori, come l'insolvenza del debitore". Ora invece con queste nuove disposizioni congelare i mega risarcimenti diventa una strada obbligata per il giudice di appello: "E' una facilitazione per i grandi debitori, per i quali si rinvia tutto alla fine del giudizio di Cassazione, cioè alla definitività della sentenza". E non è tutto: così "si allenta una fondamentale condizione di credibilità del processo civile che è rappresentata dall'esecutività della sentenza di merito" e tutto questo accade mentre "tutto il mondo va verso un'abbreviazione dei processi e una valorizzazione addirittura delle sentenze di primo grado e mentre si sostiene che i grandi investitori esteri non vengono in Italia perchè hanno timore di non recuperare i loro crediti". Ma soprattutto per questa via "si sottopone la Corte di Cassazione a pressioni enormi perchè vada oltre il giudizio di legittimità e sconfini nel merito". (04 luglio 2011)
LA MANOVRA AL QUIRINALE Statali, bloccati aumenti Tagli agli incentivi per l'energia Nel provvedimento spunta di nuovo la riduzione del 30 % delle agevolazioni energetiche in bolletta. Confermati il blocco delle rivalutazioni delle pensioni, lo stop al turn over e agli aumenti nel pubblico impiego, la sforbiciata del 10 % ai costi della politica, il superbollo per le auto di lusso, la regolamentazione dell'uso delle auto e degli aerei "blu". Dai giochi arriveranno 1,4 miliardi di euro in tre anni. E c'è anche il provvedimento "anti-badante"
Statali, bloccati aumenti Tagli agli incentivi per l'energia Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi ROMA - Trentanove articoli e due allegati: è il testo finale del decreto contenente "disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria", la manovra economica 2011-2014 approvato dal governo giovedì scorso e oggi trasmesso al Quirinale. "Come sempre", i contenuti della manovra presentata oggi dal governo verranno "sottoposti ad una attenta e rigorosa valutazione". fa sapere il Colle. L'esame della manovra richiederà alcuni giorni, c'è perfino una confusione sui testi che sono arrivati al Colle. IL TESTO NON DEFINITIVO DELLA FINANZIARIA 1
Ecco i principali contenuti. Energie rinnovabili. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - si legge - a decorrere dal primo gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". Questo punto è stato oggetto di un "giallo" durato tutta la giornata, visto che i ministri Prestigiacomo e Romani assicuravano che il taglio era stato tolto. Nel testo arrivato al Colle, invece, ci sarebbero, all'interno dell'articolo 35, i commi 10 e 11 che indicano proprio la riduzione. Fonti del Consiglio dei ministri, invece, assicurano che al Quirinale è stato mandato l'articolo 35 con solo 9 commi, non essendo stati approvati quelli 10 e 11 sui tagli alle rinnovabili. Superbollo per auto di lusso. Addizionale erariale di dieci euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225. Pensioni. Confermato il blocco delle rivalutazioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps". "Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%". Età pensionabile. Per le donne nel settore privato, si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032 con l'ultimo scaglione. Fissato al 2014 l'avvio per tutti della misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita. Finanziamento pubblico dei partiti. Nuovo taglio del 10 % che si cumula con i precedenti per un totale del 30 %. . Election Day. Dal 2012 le elezioni Amministrative e quelle Politiche si svolgeranno "in un'unica data nell'arco dell'anno". Se "nel medesimo anno" si svolgono anche le elezioni Europee, l'election day si terrà "nella data stabilita per le elezioni del Parlamento Europeo" Aerei e auto blu. Aerei blu solo per le 5 alte cariche dello Stato. Le "eccezioni"devono essere "specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato". La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc. Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato ai presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale, al Presidente del Consiglio e le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza. Blocco turn over e degli aumenti per gli statali. Stop alle assunzioni "in sostituzione del personale in quiescenza" nel settore pubblico. E congelamento degli aumenti salariali futuri ai dipendenti pubblici. Regime fiscale a forfait per imprese "giovani". Confermato il regime fiscale di vantaggio, con un consistente taglio del forfait agevolato, portato al 5%, per le nuove imprese aperte da neo-imprenditori, artigiani e professionisti e da coloro che perdono il lavoro. Per ottenere l'agevolazione non è previsto alcun limite d'età della persona fisica. Salario produttività. Prorogata anche per il 2012 la riduzione di tasse e contributi per il cosiddetto salario di produttività, sulla base di quanto definito da accordi o contratti aziendali. Riduzione spese per Camera, Senato, Corte Costituzionale, authority Riduzione del 20 % per gli organi di autogoverno. Per le riduzioni di spesa di Camera, Senato e Corte Costituzionale, i tagli "saranno autonomamente deliberati entro il 31 dicembre 2013". I risparmi ottenuti saranno versati al bilancio dello Stato e saranno destinati per "gli interventi straordinari per la fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali". Razionalizzazione rete carburanti. il fondo per la razionalizzazione della rete potrà essere usato (massimo per il 25%) per contributi alla chiusura degli impianti; i comuni dovranno individuare gli impianti da chiudere. Gli impianti dovranno avere obbligatoriamente un self service sempre in funzione. I gestori potranno vendere altri generi di consumo, ma non sigarette. Stangata sui depositi titoli. La tassa salirà fino a 380 euro. Arriva un aumento delle aliquote Irap per banche e assicurazioni. Lampedusa zona franca urbana. Pagamento di tasse e contributi sospeso per i lampedusani fino al 30 giugno 2012. Il decreto della manovra, inoltre, dichiara Lampedusa zona franca urbana. Norma "antibadante". Un ultrasessantenne che sposa una donna di almeno vent'anni di meno, non potrà far avere a lei la pensione di reversibilità se non dopo dieci anni dal "sì" ufficiale. Giochi. Bandi di gara per slot, scommesse e poker live, stretta sul gioco illegale e Superenalotto europeo: dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 1,4 miliardi in tre anni.. Nella manovra viene introdotto anche un nuovo 'Bingo a distanza' con un prelievo erariale al 10%. Deregulation negozi. Via libera, anche se in via sperimentale alla liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura dei negozi (compresa la possibilità di rimanere aperti la domenica e nei giorni festivi) "ubicati nei comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d'arte". (04 luglio 2011)
FINANZIARIA 2011-2014 La manovra arriva al Quirinale Torna il taglio alle rinnovabili Il decreto consegnato alle 12.30 al Colle. Nel provvedimento spunta di nuovo la riduzione del 30 % agli incentivi per le energie alternative. Confermati il blocco delle rivalutazioni delle pensioni, lo stop al turn over nel pubblico impiego, la sforbiciata del 10 % ai costi della politica, il superbollo per le auto di lusso, la regolamentazione dell'uso delle auto e degli aerei "blu". E c'è anche il provvedimento "anti-badante" La manovra arriva al Quirinale Torna il taglio alle rinnovabili ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto pochi minuti fa il testo della manovra finanziaria 2011-2014 approvato giovedì dal Consiglio dei ministri. Il documento è stato immediatamente trasmesso ai tecnici del Quirinale per l'esame approfondito. Dal primo articolo sugli stipendi dei politici all'ultimo sul riordino dei giudici tributari: è composto da 39 articoli e da due allegati il testo finale del decreto contenente "disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria" . Intanto, si apprendono ulteriori particolari sui contenuti. Torna il taglio del 30 % agli incentivi per le energie rinnovabili. Secondo l'ultima bozza della manovra la norma è rientrata dopo che nei giorni scorsi è stata cancellata in seguito al pressing del ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, preoccupato di destabilizzare il quadro regolatorio per le aziende che investono in rinnovabili. Ma nell'ultimo testo disponibile il taglio, voluto dal ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, è rientrato: "allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - si legge nella bozza - a decorrere dal primo gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". E c'è anche il superbollo per le auto di lusso. Un'addizionale erariale da dieci euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225. "A partire dal 2011 per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta un'addizionale erariale della tassa automobilistica, pari a dieci euro per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 kw, da versare alle entrate dl bilancio dello Stato". Confermato anche il blocco delle rivalutazioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps". "Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps, l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%". Altrettanto confermato l'intervento 'soft' per l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato. Si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032 con l'ultimo scaglione. Fissato al 2014 l'avvio della misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita. I tagli alla politica sono del 10 %. Si tratta di una decurtazione al finanziamento dei partiti politici che, cumulandosi con i precedenti, "porta ad una riduzione complessiva del 30 %". Lo prevede l'art. 6 della manovra. A decorrere dal 2012 scatta anche "l'election day". Le elezioni Amministrative e quelle Politiche si svolgeranno "in un'unica data nell'arco dell'anno". Se "nel medesimo anno" si svolgono anche le elezioni Europee, l'election day si terrà "nella data stabilita per le elezioni del Parlamento Europeo" Aerei blu solo per le 5 alte cariche dello Stato. Lo prevede l'art. 3 : "I voli di Stato devono essere limitati al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio, al Presidente della Corte Costituzionale" recita il primo comma. Il secondo comma prevede che le "eccezioni" siano "specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato". Fissati i limiti delle auto blu. "La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc". Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato ai presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale, al Presidente del Consiglio e "le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza". Le auto blu attualmente in servizio "possono essere utilizzate solo fino alla loro dismissione o rottamazione e non possono essere sostituite". Con un Dpcm sono poi disposti "modalità e limiti di utilizzo delle autovetture di servizio al fine di ridurne numero e costo" Confermata "la proroga di un anno dell'efficacia delle vigenti disposizioni in materia di limitazione delle facoltà assunzionali per le amministrazioni dello Stato", con l'esclusione di Polizia, Vigili del Fuoco, agenzie fiscali e enti pubblici non economici e confermata anche "la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni". Tagli del 20% degli stanziamenti per il Cnel, il Csm, Authority, Consob e Corte dei Conti. Nel testo finale della manovra ci sono anche le nuove norme sulla razionalizzazione della rete dei carburanti, con la possibilità di vendita di prodotti no-oil e l'estensione massiccia dei self service. Rispetto alle prime bozze, però, sparisce la possibilità di vendita di tabacchi, che viene invece sostituita con quella di 'pastigliaggi', vale a dire caramelle, merendine e dolciumi preconfezionati. L'articolo 28 della manovra conferma invece le prime indiscrezioni: ogni impianto dovrà essere dotato di self service con pagamento anticipato che dovrà funzionare anche in presenza del gestore; i distributori potranno vendere alimenti, bevande, quotidiani, periodici e, appunto, pastigliaggi; vengono introdotte differenti tipologie contrattuali per l'approvvigionamento; il fondo per la razionalizzazione della rete potrà essere usato (massimo per il 25%) per contributi alla chiusura degli impianti; i comuni dovranno individuare gli impianti da chiudere. Stangata sui depositi titoli. Il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia. Arriva un aumento delle aliquote Irap per banche e assicurazioni. Il testo definitivo della manovra prevede per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie si passi al 4,65% mentre per le assicurazioni l'aliquota al 5,90%. Stabilita anche la norma "antibadante". Un ultrasessantenne che sposa una donna di almeno vent'anni di meno, non potrà far avere a lei la pensione di reversibilità se non dopo dieci anni dal "sì" ufficiale. (04 luglio 2011)
2011-07-03 NAPOLITANO Il Quirinale: Non ancora ricevuto il testo della manovra Il Quirinale: Non ancora ricevuto il testo della manovra ROMA - "Si precisa che a tutt'oggi la presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". E' quanto scritto in una nota diffusa dalla presidenza della Repubblica in merito alla manovra varata la settimana scorsa dal governo. "Poichè molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvato dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì - si legge nella nota diffusa dal Quirinale - si precisa a tutto oggi la presidenza del consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". (03 luglio 2011)
RETROSCENA Manovra, la stangata nascosta sale il ticket e salasso sui trasporti Rincari per benzina e Rc auto, a rischio treni e pedaggi. Triplicato il bollo sui titoli in banca. Secondo la Cgia, il costo pro capite delle misure varate dal governo sarà di oltre 700 euro di ROBERTO PETRINI Manovra, la stangata nascosta sale il ticket e salasso sui trasporti Già più cari carburanti e bollette ROMA - Neanche il "Generale Agosto" potrà farla dimenticare. La stangata d'estate, imperniata sul combinato disposto della manovra da 47 miliardi 1 varata giovedì scorso, gli effetti degli aumenti delle tasse locali ai quali ha aperto la strada il federalismo fiscale, e gli interventi spot come quelli sulle accise per la benzina per finanziare l'emergenza Libia e le spese per la cultura, rischia di essere dolorosa. Per la Cgia di Mestre la correzione per il solo anno in corso costerà 741 euro per ciascun italiano. la Federconsumatori, che valuta le misure in termini di perdita di potere d'acquisto, prevede un salasso di 927 euro a famiglia.
La via dolorosa è già iniziata con l'aumento delle accise sulla benzina scattate nell'ultima settimana: in tutto 6 centesimi al litro, Iva compresa, che hanno già fatto lievitare il costo del pieno. La data del 30 giugno ha anche consentito di fare il bilancio degli aumenti delle addizionali Irpef comunali, consentite dal decreto sul federalismo: 55 municipi, tra i quali Brescia e Venezia, hanno messo in campo aumenti fin da quest'anno dello 0,2 per cento. Anche le Province sono sul piede di guerra: 29, un terzo del totale, hanno approvato l'aumento dell'aliquota sulla Rc auto del 3,5 per cento, come stabilito dal federalismo, portandosi a quota 16 per cento. Si attende - a giorni - solo il decreto attuativo per far partire gli aumenti della base imponibile dell'Ipt, l'imposta sui passaggi di proprietà che potrà essere elevata del 30 per cento e sarà legata alla potenza fiscale. Ed è solo l'inizio della danza, perché i rincari potranno essere reiterati dal 1° gennaio del 2012. I tagli di 9,3 miliardi agli enti locali imposti dalla manovra saranno la miccia che renderà inevitabili gli aumenti delle tasse locali, ad esempio nei 2.500 comuni che hanno ancora l'addizionale Irpef a quota zero. Senza contare che le Regioni, negli anni topici dell'impatto della manovra potranno aumentare le addizionali Irpef fino al 3 per cento. E ancora: dal primo gennaio del prossimo anno tornerà il ticket di 10 euro sulla diagnostica e sulla specialistica, mentre i "codici bianchi" al pronto soccorso pagheranno 25 euro. Nemmeno due anni e, nel 2014, come previsto dalla manovra di giovedì scorso, scatterà la possibilità di un aumento della quota nazionale dei ticket sulla farmaceutica. Secondo le stime dell'Università di Tor Vergata, la manovra comporterà un taglio di 10 miliardi in tre anni alla sanità pubblica, innescando aumenti dei ticket e tasse regionali (500 euro all'anno a famiglia). La tassa sulle auto più potenti è stata ridimensionata, ma aumenti pendono sugli automobilisti se passerà la contrastata norma sul "pedaggiamento" dei tratti stradali Anas come il Gra e e la Salerno-Reggio. Brutte sorprese, inoltre, per i risparmiatori e coloro che hanno un dossier titoli: schivato all'ultimo momento il ritorno del fissato bollato su ogni transazione, arriva però l'aumento del bollo sui dossier titoli che viene più che triplicato e passa a 120 euro. Senza considerare che il governo nei prossimi tre anni avrà in mano una delega che gli consente di aumentare, seppure gradualmente, l'Iva: una misura che nessuno può escludere che arrivi prima dei tre anni previsti. Del resto i rincari camminano a passo veloce, da due giorni sono scattati aumenti di luce e gas: la norma che avrebbe potuto compensare i rincari e ammorbidire la bolletta energetica del 3-4 per cento con un taglio degli incentivi è scomparsa dalla manovra. Mentre si profila un nuovo rischio: le grandi aziende concessionarie di beni pubblici, come le autostrade, gli aeroporti e le ferrovie, subiranno una stretta nei bilanci sulle politiche di ammortamento e non è escluso che si vedano costrette a chiedere nuovi aumenti tariffari. (03 luglio 2011)
LA POLEMICA "Inaccettabile stretta sulle pensioni" Sindacati e opposizioni all'attacco Duri commenti di Raffaele Bonanni della Cisl, dell'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, dell'Idv, di Vendola e di Italia Futura al decreto approvato dal Consiglio dei ministri giovedì scorso. Previsto il blocco delle rivalutazioni anche per assegni mensili modesti. L'Inps precisa: "è solo e parzialmente, per la parte di emolumenti eccedente i 1428 euro" "Inaccettabile stretta sulle pensioni" Sindacati e opposizioni all'attacco ROMA - Anche Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, va giù pesante: "Devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni". Il suo è solo l'ultimo di una serie di commenti molto negativi sollevati dall'iniziativa del Consiglio dei Ministri in fatto di previsenza. I tagli colpiranno infatti anche gli assegni di modesta entità, a partire dai 1428 euro e riguardano ben 13 milioni di italiani. "Al tempo del governo Prodi - ricorda l'ex ministro del Lavoro e deputato del Pd, Cesare Damiano - avevamo fermato per un anno l'indicizzazione delle pensioni, ma di quelle otto volte il minimo (per il 2011 è di 476 euro, ndr.). E contemporaneamente avevamo destinato risorse alle pensioni più basse attraverso l'istituzione della quattordicesima. Quindi avevamo fatto un intervento redistributivo dall'alto verso il basso". In serata, il commento di Umberto Bossi: "Le pensioni non si toccano - ha detto il leader della Lega - quelle delle donne non si toccano fin dopo il 2030". Nel decreto per risanare i conti pubblici, è stata inserita la mancata rivalutazione delle pensioni oltre i 2300 euro mensili per il 2012 e il 2013 e il tetto per quelle di fascia inferiore che sarà bloccato al 45 per cento di quanto dovuto. Inoltre è previsto l'aumento di almeno tre mesi dell'età minima pensionabile. Un intervento, secondo l'esponente del Pd, "pesante e che colpisce non le pensioni ricche, ma quelle medie. Una misura che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento". "Vorrei capire dove è il rigore di questa manovra finanziaria", commenta il capogruppo dell'Italia dei Valori in Senato, Felice Belisario. "Il governo, come al solito, mantiene intatti gli interessi dei soliti privilegiati. E' un vero e proprio insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati, molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese e, dall'altro, pesare con il misurino del farmacista, dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica. Questo governo continua a prendere a schiaffi precari, pensionati e dipendenti pubblici con parole e fatti". Anche Nichi Vendola si scaglia contro il provvedimentop del governo. "La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di regione, di province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari. Guardando ad esempio l'incredibile vicenda del blocco delle pensioni si capisce che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. E' la patrimoniale sui poveri". La Cgil: subito mobilitazione. La stretta sulle pensioni contenuta in manovra "è inaccettabile" e "ci opporremo anche con la mobilitazione". Il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, boccia la norma che blocca al 45% la rivalutazione per gli assegni di valore compreso tra 3 e 5 volte il minimo, quelli superiori ai 1.428 Euro. "Siamo assolutamente contrari - ha sottolineato Lamonica - e ci opporremo con tutti gli strumenti della mobilitazione. E' una misura inaccettabile, iniqua e vessatoria che ancora una volta colpisce gli stessi e non le grandi ricchezze. E' il segno di una manovra che scarica su lavoratori e pensionati il costo del risanamento e non colpisce la ricchezza". Italia Futura boccia la manovra. Luca Cordero di Montezemolo si unisce al coro di critiche. E attraverso la sua associazione, Italia Futura, fa sapere: "E' il minimo sindacale, con alcune ridicole prese in giro. Sui costi della politica ad esempio, dove si annunciano misure puramente simboliche, e una buona quantità di assegni post-datati". La precisazione dell'Inps. I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate. Quindi la platea interessata è in tutto di 4,4 milioni. Lo precisa l'Inps in una nota spiegando che quello adottato nella manovra è un meccanismo di rivalutazione a fasce per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione. In questo modo le pensioni più basse, fino a tre volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra tre e cinque volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre cinque volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380, mentre il blocco della rivalutazione scatterà nella quota superiore a 2.380 euro mensili. (02 luglio 2011)
IL COMMENTO 80 miliardi di rigore senza crescita di EUGENIO SCALFARI 80 miliardi di rigore senza crescita Giulio Tremonti È SBAGLIATO sostenere che Tremonti abbia ceduto alle pressioni congiunte di Berlusconi e di Bossi rinviando il grosso della manovra (40 miliardi) al biennio 2013-14. Il calendario era stato concordato da tempo con la Commissione di Bruxelles: i conti pubblici italiani erano considerati in sicurezza fino al 2012 dopo le manovre effettuate nel biennio precedente. Ci voleva una manovra ulteriore per arrivare entro il 2013 all'eliminazione del deficit ed entro il 2014 al pareggio del bilancio. Perciò - l'ha sottolineato anche Napolitano - tutto procede secondo i ritmi prestabiliti anche se il peso della manovra si scaricherà sui primi due anni della nuova legislatura e del governo che ne sarà l'espressione. Il Presidente della Repubblica ha anche osservato che decidere oggi quello che dovrà avvenire tra due-tre anni vincola la responsabilità dell'attuale maggioranza. È un auspicio che tenta di stabilire un collegamento e una coerenza di comportamenti tra la maggioranza attuale e quella della nuova legislatura, quale che ne sarà la composizione e il colore; ma è un auspicio scritto sull'acqua perché, fermo restando il fine del pareggio del bilancio, i modi per arrivarci riguarderanno il futuro Parlamento, il futuro governo ed anche il futuro Presidente della Repubblica. Il futuro è sulle ginocchia di Giove, ammesso che Giove da qualche parte ci sia. Resta il fatto che nel quinquennio 2009-2014 le manovre decise da Tremonti, dal governo e dalla maggioranza ammontano nel complesso a 80 miliardi pagati ovviamente dai contribuenti. Bisogna a questo punto chiedersi a che cosa è servito un prelievo di risorse così imponente ed anche quali sono i ceti che ne hanno sopportato il maggior peso. Prima però di rispondere a questi due interrogativi è opportuno ricordare che, per quanto riguarda la manovra di 40 miliardi che avverrà nel biennio 2013-2014, è stata finora indicata la copertura per 18 miliardi (Sanità, sfoltimento delle detrazioni, congelamento degli organici e degli stipendi del pubblico impiego, tagli di contributi alle Regioni e ai Comuni). Per oltre 22 miliardi la copertura non è ancora nota ma dovrà esserlo prima che il decreto (ma meglio sarebbe un disegno di legge) venga trasmesso al Parlamento. È opportuno altresì ricordare che contemporaneamente al decreto (o disegno di legge) concernente la manovra Tremonti presenterà anche una legge-delega per la riforma del sistema fiscale. Si tratta di due operazioni strettamente connesse che incideranno profondamente sull'economia reale ed anche sulla formazione delle risorse e sulla loro distribuzione. Fa molto bene il Presidente della Repubblica a raccomandare condivisione politica su un fagotto di decisioni e di normative grosso come una montagna; purtroppo anche questa sua raccomandazione, come l'altra già citata, è scritta sull'acqua perché sia Tremonti sia Berlusconi sono disposti soltanto ad accettare che l'opposizione voti le loro decisioni senza tuttavia modificarle perché, come ha detto in proposito il ministro dell'Economia, "quattro deve restare quattro". E sono anche decisi - Tremonti e Berlusconi - a chiedere la fiducia se lo riterranno necessario, per cui l'esortazione di Napolitano non avrà alcun seguito. Purtroppo non avrà seguito neppure l'osservazione che il Presidente della Repubblica ha formulato dopo aver firmato il decreto sui rifiuti di Napoli. Calderoli gli ha già risposto sprezzantemente a nome della Lega. La situazione in casa leghista deve essere molto seria se Bossi e i suoi colonnelli trattano con questa disinvoltura i suggerimenti del Capo dello Stato. * * * Consideriamo ora i due interrogativi che ci siamo posti: quali sono gli obiettivi che la manovra voleva realizzare e chi ne ha sopportato il peso maggiore. Con due necessarie premesse: l'intera operazione è avvenuta nel corso della grande crisi internazionale che ha investito il mondo intero; la suddetta operazione non contempla però le manovre che nel frattempo sono state compiute dagli enti locali con le poche imposte delle quali essi autonomamente dispongono e con i debiti che hanno autonomamente contratto, da aggiungere al debito pubblico che riguarda direttamente lo Stato. Ed ecco gli obiettivi che avrebbero dovuto essere raggiunti. Un obiettivo politico che governo e maggioranza si erano posti fin dal 2001 (anzi fin dal 1994) fu la riduzione del carico fiscale. Ma questo impegno era una falsa e irrealizzabile promessa e tale si è dimostrata. Tale resterà anche quando nel 2014 la riforma fiscale sarà entrata in vigore. Bisognava migliorare i servizi, statali e locali. Ma i servizi non sono migliorati, semmai sono peggiorati. Bisognava ridurre il debito pubblico. Il debito pubblico è aumentato, attualmente viaggia al 120 per cento del Pil. Bisognava creare una rete di protezione che desse un senso al lavoro flessibile e impedisse che la flessibilità si trasformasse in precariato. Questa rete non è stata costruita. Bisognava ridurre le diseguaglianze sociali, ma le disuguaglianze sono aumentate. Bisognava accrescere la produttività e la competitività del sistema. Sono entrambe fortemente peggiorate. Bisognava bloccare la spesa corrente la quale è aumentata negli ultimi vent'anni ad un ritmo medio del 2 per cento annuo. Bisognava far crescere gli investimenti e quindi la spesa in conto capitale. È avvenuto esattamente il contrario: la spesa corrente ha continuato nel suo ritmo di crescita del 2 per cento e quella in conto capitale è praticamente vicino allo zero. Bisognava sfoltire e semplificare la burocrazia e liberalizzare le procedure che governano l'imprenditorialità. Non c'è stata alcuna semplificazione nonostante il falò di leggi abolite dal ministro Calderoli; nessuno ha mai saputo quali carte abbia bruciato quel folcloristico ministro. Sta di fatto che l'obiettivo semplificatorio viene riproposto quasi una volta al mese da alcuni anni. Se ne parla ancora nel progetto di riforma fiscale e se ne è parlato nei recenti provvedimenti sullo sviluppo. Insomma è un mantra ricorrente da vent'anni e mai realizzato. Sarebbe più serio non parlarne più. Doveva essere - la semplificazione burocratica - parte integrante del federalismo, ma anche il federalismo è rimasto allo stato larvale. Perfino i leghisti si sono ormai accorti che con questi chiari di luna il federalismo è diventato una parola vuota. * * * Tuttavia quegli 80 miliardi sono stati prelevati. Sono serviti a far diminuire il rapporto tra spese correnti e Pil al netto degli interessi sul debito, ma nel frattempo l'onere di quegli interessi è cresciuto. L'altro obiettivo di quegli 80 miliardi è come sappiamo l'azzeramento del disavanzo di bilancio. Dovrebbe avvenire entro il 2014. Incrociamo le dita. Si aggiunga che i costi della politica non saranno toccati ora ma se ne parlerà anche per essi nella prossima legislatura. Questo è il consuntivo. Nient'affatto esaltante. L'onere della manovra ha pesato finora interamente sul lavoro dipendente e sui pensionati. Nel frattempo l'evasione fiscale è fortemente aumentata. La Guardia di Finanza e l'Agenzia delle entrate hanno quest'anno recuperato 10 miliardi dall'evasione ma nel frattempo l'ammontare complessivo dell'evasione è aumentato di 30 miliardi (cifre Istat, Banca d'Italia, Ministero del Tesoro): recuperano dieci e perdono trenta. Ci siamo scordati di qualche cosa? Sì, ci siamo scordati della crescita. Sia l'Europa, sia la Bce, sia il Fondo monetario internazionale ci hanno chiesto rigore e rilancio della crescita. Il rigore c'è stato e continuerà, ma di crescita nemmeno a parlarne: non c'è stata e non si prevede che ci sarà, l'encefalogramma dello sviluppo è piatto da vent'anni e tale resterà fino al 2014. Berlusconi voleva, Bossi voleva, ma mettevano una condizione: niente mani nelle tasche. Di chi? Dei ceti abbienti. Tremonti li ha fatti contenti, la crescita aspetterà. * * * Nelle ultime ore i complimenti a Tremonti si sono sprecati. L'hanno ringraziato tutti: i ministri, il presidente del Consiglio, i dirigenti del suo partito, i giornali di famiglia, i cugini, anche quelli in quarto grado e oltre. Le autorità europee. Ma di che cosa? Il debito sovrano è sempre esposto a tutti i venti. Il rendimento dei Btp è arrivato al 5 per cento, record storico. Il differenziale dei titoli italiani rispetto al Bund tedesco viaggia oltre quota 200. Le pensioni minime sia d'anzianità che di vecchiaia sono ferme a 500 euro mensili. I redditi sotto ai 30 mila euro sono tartassati, quelli sopra ai 70 mila sono favoriti dalla riforma fiscale. Il peso delle imposte sarà spostato dalle persone ai consumi e a i servizi. Per sostenere i massicci rinnovi di titoli pubblici in scadenza, il Tesoro premerà sulle banche affinché sottoscrivano a fermo. Proprio per questo il ministro dell'Economia vuole che la Banca d'Italia diventi una "struttura servente" del Tesoro. Di che cosa dobbiamo dunque ringraziare Tremonti? Francamente non so rispondere. Mi si potrà dire che poteva andare peggio, ma anche al peggio c'è un limite e a me sembra sia stato toccato. Post scriptum. Qualche giorno fa il giornale Il Fatto quotidiano ha inventato un "disparere" tra me e il collega Massimo Giannini, vicedirettore ed editorialista del nostro giornale, a proposito delle nostre valutazioni sul ministro dell'Economia. Informo i colleghi del Fatto quotidiano che noi di Repubblica lavoriamo in squadra, fermo restando che non ci sarebbe niente di strano se ci fossero pareri diversi in un libero giornale. Nella fattispecie però quei pareri diversi non ci sono stati. Giannini ha avuto una conversazione con Tremonti e ne ha fedelmente riferito il contenuto con notizie esclusive e importanti sulla manovra. Poi ha scritto alcune considerazioni critiche su quanto il ministro gli aveva comunicato. Due giorni dopo ho scritto un articolo sulla Banca d'Italia che è stato letto, vagliato, messo in pagina e titolato da Giannini. A Repubblica noi lavoriamo così e ne siamo molto contenti. (03 luglio 2011)
2011-07-02 LA POLEMICA "Inaccettabile stretta sulle pensioni" Sindacati e opposizioni all'attacco Duri commenti di Raffaele Bonanni della Cisl, dell'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, dell'Idv, di Vendola e di Italia Futura al decreto approvato dal Consiglio dei ministri giovedì scorso. Previsto il blocco delle rivalutazioni anche per assegni mensili modesti. L'Inps precisa: "è solo e parzialmente, per la parte di emolumenti eccedente i 1428 euro" "Inaccettabile stretta sulle pensioni" Sindacati e opposizioni all'attacco ROMA - Anche Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, va giù pesante: "Devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni". Il suo è solo l'ultimo di una serie di commenti molto negativi sollevati dall'iniziativa del Consiglio dei Ministri in fatto di previsenza. I tagli colpiranno infatti anche gli assegni di modesta entità, a partire dai 1428 euro e riguardano ben 13 milioni di italiani. "Al tempo del governo Prodi - ricorda l'ex ministro del Lavoro e deputato del Pd, Cesare Damiano - avevamo fermato per un anno l'indicizzazione delle pensioni, ma di quelle otto volte il minimo (per il 2011 è di 476 euro, ndr.). E contemporaneamente avevamo destinato risorse alle pensioni più basse attraverso l'istituzione della quattordicesima. Quindi avevamo fatto un intervento redistributivo dall'alto verso il basso". Nel decreto per risanare i conti pubblici, è stata inserita la mancata rivalutazione delle pensioni oltre i 2300 euro mensili per il 2012 e il 2013 e il tetto per quelle di fascia inferiore che sarà bloccato al 45 per cento di quanto dovuto. Inoltre è previsto l'aumento di almeno tre mesi dell'età minima pensionabile. Un intervento, secondo l'esponente del Pd, "pesante e che colpisce non le pensioni ricche, ma quelle medie. Una misura che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento". "Vorrei capire dove è il rigore di questa manovra finanziaria", commenta il capogruppo dell'Italia dei Valori in Senato, Felice Belisario. "Il governo, come al solito, mantiene intatti gli interessi dei soliti privilegiati. E' un vero e proprio insulto colpire da un lato 13 milioni di pensionati, molti dei quali già stentano ad arrivare a fine mese e, dall'altro, pesare con il misurino del farmacista, dilatandoli nel tempo, i tagli dei costi della politica. Questo governo continua a prendere a schiaffi precari, pensionati e dipendenti pubblici con parole e fatti". Anche Nichi Vendola si scaglia contro il provvedimentop del governo. "La manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di regione, di province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari. Guardando ad esempio l'incredibile vicenda del blocco delle pensioni si capisce che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. E' la patrimoniale sui poveri". La Cgil: subito mobilitazione. La stretta sulle pensioni contenuta in manovra "è inaccettabile" e "ci opporremo anche con la mobilitazione". Il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica, boccia la norma che blocca al 45% la rivalutazione per gli assegni di valore compreso tra 3 e 5 volte il minimo, quelli superiori ai 1.428 Euro. "Siamo assolutamente contrari - ha sottolineato Lamonica - e ci opporremo con tutti gli strumenti della mobilitazione. E' una misura inaccettabile, iniqua e vessatoria che ancora una volta colpisce gli stessi e non le grandi ricchezze. E' il segno di una manovra che scarica su lavoratori e pensionati il costo del risanamento e non colpisce la ricchezza". Italia Futura boccia la manovra. Luca Cordero di Montezemolo si unisce al coro di critiche. E attraverso la sua associazione, Italia Futura, fa sapere: "E' il minimo sindacale, con alcune ridicole prese in giro. Sui costi della politica ad esempio, dove si annunciano misure puramente simboliche, e una buona quantità di assegni post-datati". La precisazione dell'Inps. I pensionati con redditi pensionistici lordi tra 3 e 5 volte il minimo risultano essere 3,2 milioni, quelli con redditi pensionistici oltre 5 volte il minimo risultano essere 1,2 milioni, su un totale di circa 16 milioni di pensioni erogate. Quindi la platea interessata è in tutto di 4,4 milioni. Lo precisa l'Inps in una nota spiegando che quello adottato nella manovra è un meccanismo di rivalutazione a fasce per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione. In questo modo le pensioni più basse, fino a tre volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra tre e cinque volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre cinque volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380, mentre il blocco della rivalutazione scatterà nella quota superiore a 2.380 euro mensili. (02 luglio 2011)
SPAZIO AZZURRO La rivolta Web nel Pdl contro superbollo e "casta" "Che aspettate a eliminare i reali privilegi?" si sfogano i "fan" del Popolo della Libertà sul sito di Spazio Azzurro. "Fare una finanziaria come questa significa perdere l'elettorato per strada: siete come la sinistra, sapete solo tassare" La rivolta Web nel Pdl contro superbollo e "casta" ROMA - Non sembra piaciuta la manovra economica, almeno nelle prime misure anticipate, ai sostenitori del Pdl frequentatori di Spazio Azzurro. Moltissimi gli sfoghi sul sito del Popolo della libertà soprattutto contro il superbollo e l'annunciata stretta sulla rivalutazione delle pensioni. E contro la 'casta' che non parteciperebbe ai sacrifici. C'è però anche un generale apprezzamento per la nomina di Angelino Alfano a segretario. "Si sentiva la mancanza del il superbollo. Ma bravi, va proprio nella direzione giusta! Dopo tanti annunci quello che avete partorito è stato il superbollo! Fate pietà!", scrive Albano. "Deluso!!!!! che aspettiamo a eliminare i reali privilegi? Tetto alle pensioni d'oro, via alle prebende delle sanguisughe, tagli ai mantenuti della politica. Forza Alfano", dice Renato. 'Casta vergogna', così si firma, rincara: "Costate troppo, tutti quanti, non volete rinunciare ai vostri privilegi ma sacrificate senza problemi gli italiani. Indecenza! Mai più il mio voto". "Fare una finanziaria come l'avete fatta, significa perdere l'elettorato per strada. Tagli ai politici e niente superbolli! Siete come la sinistra, sapete solo tassare", rimprovera Albano. Qualcuno poi se la prende con il ministro Gianfranco Rotondi. "E questi che non sanno campare con 4.000 euro al mese (Rotondi) vogliono insegnarci a stringere la cinghia? Via gli imbecilli dal Pdl", dice Alfredo. Max manda un messaggio al segretario. "Caro Alfano hai un compito gravoso, tagliare privilegi politica e tagliare tasse. Se non lo farete nel 2013 il Pdl perderà come perderà Obama a novembre 2012", ammonisce In molti attribuiscono all'immigrazione irregolare la colpa della stangata sugli italiani. "A causa dell'invasione dei poveri cristi, galeotti ed evasi tunisini, e dei subsahariani finti libici e finti profughi, ci aumentano benzina e ticket", posta un anonimo. "Ma possibile che dobbiamo mantenere milioni di clandestini, irregolari, disperati vari e ne continuino pure a sbarcare allegramente ogni giorno?", è il messaggio di qualcuno che si firma 'vergognatevi'. E da 'ultimo treno' arriva un ultimatum: "Avete un solo modo di riabilitarvi. Pensare agli italiani. Frontiere chiuse, respingimenti,stop immigrati e rimpatrio dei non autosufficienti. Ora o mai più". (02 luglio 2011)
Sanità pubblica, in tre anni un taglio di 10 miliardi di euro I cittadini potrebbero dover sborsare 500 euro in più all'anno per famiglia. Il finanziamento statale si riduce al 6,3 % del Pil nel 2014. Oggi è del 6,7 % Sanità pubblica, in tre anni un taglio di 10 miliardi di euro La sala d'attesa di un pronto soccorso ROMA - E' di 10 miliardi in tre anni il 'taglio' che la Manovra economica potrebbe apportare alla sanità pubblica. Se si vorranno mantenere i livelli di spesa attuali, quindi, i cittadini potrebbero dover sborsare 500 euro l'anno a famiglia. I calcoli sono stati fatti da Federico Spandonaro, coordinatore Ceis Sanità della facoltà di Economia dell'Università di Tor Vergata a Roma. "Per la sanità pubblica - spiega Spandonaro a quotidianosanità.it - si configura una recessione in termini reali, di dimensioni tutt'altro che banali. In pratica il finanziamento pubblico della Sanità che è stato congelato al 6,7% del Pil da alcuni anni, si ridurrebbe giungendo al 6,3% nel 2014". Ma per l'economista "appare più probabile che i cittadini debbano mettersi le mani in tasca per pagare maggiori ticket, maggior prestazioni private e, infine, per pagare con tasse regionali i disavanzi". A pagare il conto, conclude Spandonaro, "saranno certamente i cittadini del meridione e del Lazio, Regioni dove si concentrano i disavanzi e quindi dove maggiore dovrà essere il prelievo compensativo". (02 luglio 2011)
I DATI CGIA Manovre, in 10 anni sono costate 2588 euro per ogni italiano Dei 68 miliardi di euro complessivi, quasi 45 miliardi servono solo a correggere il deficit. "E nel 2012 andrà anche peggio. Agli euro già pagati fino ad oggi, si aggiungeranno altri 1580 euro per ciascuno di noi" Manovre, in 10 anni sono costate 2588 euro per ogni italiano Il ministro dell'economia, Giulio Tremonti MESTRE - "Dieci anni di manovre correttive sono costate a ciascun italiano 2.588 euro. Tenendo conto che dal 2008 le misure sviluppano i loro effetti su piu' anni, nel 2011 la dimensione economica della manovra sfiorerà i 68 miliardi di euro. Di questi, ben 44,9 mld andranno a correggere il deficit. Pertanto, ad ogni italiano questa correzione costera', per l'anno in corso, 741 euro". Sono queste le primissime considerazioni fatte dal segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che assieme al suo Ufficio studi ha ricostruito, a partire dal 2000, gli effetti economici delle manovre correttive approvate dai vari Governi che si sono succeduti. "E' interessante notare - conclude Bortolussi - che dal 2008 le manovre correttive sono pluriennali. In pratica esplicano i loro effetti in piu' anni. Per il 2011, ad esempio, si sommano i risultati di 6 provvedimenti presi negli anni precedenti con le misure introdotte l'altro ieri dal Governo Berlusconi che avranno una dimensione economica, per l'anno in corso, di 1,5 mld di euro". Negli anni a venire, purtroppo, secondo la Cgia di Mestre, le cose tenderanno addirittura a peggiorare. Nel 2012, gravera' una manovra complessiva di 40 mld di euro, nel 2013 di 47,7 mld di euro e nel 2014 di 20 mld di euro. Pertanto, per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014, cosi' come richiesto dall'Ue, in questi 3 anni ciascun italiano dovra' "sobbarcarsi" altri 1.580 euro. (02 luglio 2011)
2011-05-01 SANITA' Ticket sui farmaci sempre più cari Quasi un miliardo a carico dei cittadini I dati del Rapporto di Federfarma sul 2010: la quota a carico dei consumatori è passata dal 6,6% nel 2009 al 7,6% nel 2010.Ogni utente paga una media di 16,8 euro l'anno. Nei prossimi mesi la situazione non accenna a migliorare. Cala invece la spesa per il Ssn di VALERIA PINI Ticket sui farmaci sempre più cari Quasi un miliardo a carico dei cittadini Ticket sui farmaci sempre più cari per i cittadini. Nel 2010 gli italiani hanno speso quasi un miliardo di euro, con un netto incrementato rispetto all'anno precedente. L'incidenza sulla spesa lorda delle quote a carico dei consumatori è passata dal 6,6% del 2009 al 7,6%. Nel 2010 ogni utente ha ritirato in farmacia in media 18 confezioni di medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale, ma è aumentata la somma che ha pagato di tasca propria. Risparmia però, rispetto al 2009, il Ssn che ha registrato una diminuzione della spesa dello 0,7%, sfiorando gli 11 milioni di euro. I dati sono stati diffusi dal Rapporto di Federfarma sul 2010 1.
Chi entra in farmacia paga da pochi centesimi a diverse decine di euro per i medicinali: il costo medio su ogni ricetta del Snn è di 1,68 euro, con una media di 16,8 euro l'anno. L'incidenza maggiore dei ticket si registra in Sicilia, Veneto e Lombardia con un peso di oltre il 10% per cento sul totale della spesa, mentre la più bassa è quella di Valle d'Aosta, Trento e Friuli-Venezia Giulia con il 4%. Crescono i costi per i privati anche nelle Regioni che non applicano ticket sui farmaci e dove si paga solo l'eventuale differenza tra tariffa di riferimento e quello della medicina più costosa. Medicine costose. Se la cifra da pagare di tasca propria anche quando in mano si ha la ricetta lievita, nei prossimi mesi la situazione non accenna a migliorare. Una recente delibera dell'Aifa 2 (Agenzia per il farmaco), che applica quanto previsto dalla manovra economica di luglio, ha infatti abbassato i prezzi di riferimento di più di 4.000 medicinali. L'obiettivo è un risparmio di 609 milioni all'anno per le casse del Ssn, ma è chiaro che questa decisione finirà per ricadere sui bilanci delle famiglie. Tutto questo in attesa che ra l'altro venga risolta la questione dei farmaci generici 3. L'Aifa ha infatti abbassato il valore dei rimborsi per i cosiddetti "equivalenti" dal 10 al 40% per far risparmiare il sistema sanitario circa 600 milioni all'anno. Il problema è che al provvedimento non sono seguite riduzioni di prezzo da parte di tutte le aziende produttrici. Ma su questo punto il ministro Ferruccio Fazio ha spiegato che la questione sarà presto risolta. Aumentano le ricette. Il rapporto di Federfarma rivela inoltre che nel 2010 è aumentato il numero complessivo di ricette (+2,6%): in tutto quasi 587 milioni, con una media di poco meno di dieci ricette per cittadino. Le confezioni di medicinali erogate a carico del Ssn sono state oltre 1 miliardo e 73 milioni, con incremento del +2,6% rispetto al 2009. Questo perché si prescrivono più farmaci, ma in media il prezzo è più basso. Infine qualche curiosità sui consumi: nel 2010 i medicinali per il sistema cardiovascolare sono stati la categoria più prescritta a carico del Ssn, con un aumento del numero delle confezioni del 2,8%. Questo però con un calo di spesa (-0,7%), dovuta alla diffusione di farmaci a brevetto scaduto. In forte aumento, tra le prime dieci categorie, i consumi di medicinali per l'apparato gastrointestinale (8,7%) e per il sistema nervoso (+4,7%). In calo, invece il ricorso agli antibiotici (-5%). (01 maggio 2011)
Il bluff dei farmaci generici Erano gratis, ora si pagano I consumatori: "Lo Stato si fa lo sconto a spese nostre, basta con il ticket occulto". Nei prossimi giorni si saprà quanti "equivalenti" torneranno a non avere costi di MICHELE BOCCI Il bluff dei farmaci generici Erano gratis, ora si pagano ROMA - Dalla mattina di venerdì scorso in Italia c'è un ticket occulto su centinaia di generici. Chi entra in farmacia si trova a pagare da alcuni centesimi a diverse decine di euro per medicinali che fino a pochi giorni fa erano gratuiti. L'Aifa ha infatti abbassato il valore dei rimborsi per i cosiddetti "equivalenti" dal 10 al 40% per far risparmiare il sistema sanitario circa 600 milioni all'anno. Il problema è che al provvedimento dell'agenzia non sono seguite riduzioni di prezzo da parte di tutte le aziende produttrici. E i cittadini devono accollarsi una spesa imprevista per una buona parte dei 4.200 generici. È esplosa così l'ira delle associazioni come Federanziani, che ieri ha scritto al presidente Napolitano perché venga sospeso il provvedimento di Aifa, e anche delle Regioni. In particolare della Toscana. "Si tratta di una gabella che pesa sulle spalle della povera gente - dice il presidente Enrico Rossi - Noi abbiamo stanziato 400mila euro per non far pagare quei soldi di differenza ai toscani. Ma gli altri? Qui si stanno trattando i cittadini come sudditi". Oggi, fanno sapere dallo staff di Vasco Errani, presidente dell'Emilia e della conferenza delle Regioni, il tema sarà affrontato in un incontro tra i governatori italiani. La partita non è ancora chiusa. Del resto l'Aifa ha spiegato che per domani la maggior parte delle aziende produttrici di generici avranno pubblicato in Gazzetta ufficiale l'abbassamento dei prezzi. Qualcuno già da ieri aveva preso questo provvedimento. Il presidente di Assogenerici Giorgio Foresti non è così ottimista. "Di certo ci saranno altre riduzioni di prezzo da parte dei produttori - spiega - Però credo che per un 30-40% dei prodotti questa misura non sarà presa. Le aziende non possono permetterselo perché incasserebbero meno di quanto spendono per la produzione. Tanto vale togliere quei farmaci dal commercio. Questa misura di taglio del rimborso non è stata preparata. Noi avevamo chiesto ad Aifa e al Governo di aiutarci ad aumentare i volumi, con politiche favorevoli al generico. Non le hanno fatte e ci troviamo a questo punto". Ci vorranno 24 ore per capire per quanti tra i 4.200 farmaci dovranno essere pagati e quanti torneranno gratuiti. "E i soldi spesi in questa settimana chi li rende ai cittadini? - chiede Rossi - Siamo danneggiati da questa manovra perché fino a ieri abbiamo detto ai cittadini di prendere gli equivalenti che costano meno e funzionano allo stesso modo. Così si rischia di spostare alcune prescrizioni su farmaci di marca che hanno ancora il brevetto perché vengono rimborsati completamente, aumentando le spese per il sistema sanitario. Ma ciò che conta è il danno per i cittadini. È scandaloso che in questo paese si introducano ticket senza discuterne con le Regioni. Perché Aifa non ha prima parlato con le case farmaceutiche per sapere se avrebbero abbassato i prezzi?". (20 aprile 2011)
2011-04-16 IL CASO La Francia vieta le cure anti-grasso "Dannosi ultrasuoni, laser e infrarossi" Un decreto con effetti immediati blocca i trattamenti per il dimagrimento localizzato. Né medici né estetisti potranno più praticare la cosiddetta 'cavitazione', la mesoterapia e la carbossiterapia. In Italia 100mila interventi simili ogni anno. Il ministero: "Indagheremo". Il Codacons chiede chiarezza, contrari i chirurghi di ADELE SARNO La Francia vieta le cure anti-grasso "Dannosi ultrasuoni, laser e infrarossi" ROMA - La Francia ferma i trattamenti di medicina estetica per il dimagrimento localizzato. Mentre nei centri estetici italiani si prendono le prenotazioni in vista dell'estate, il governo di Parigi ha deciso una stretta sui cosiddetti rimedi anti-grasso, attraverso un decreto che blocca ""mesoterapia, ultrasuoni, laser, infrarossi e radiofrequenza" in quanto rappresentano "un pericolo grave per la salute umana" o quantomeno sono sospettati di esserlo. La decisione è stata presa in seguito a un avviso della Haute autoritè de santè (Has) sulle troppe segnalazioni dei pazienti che, dopo il trattamento, si erano rivolti al ministero della Salute francese. La Has ha evidenziato "complicazioni gravi" su 23 pazienti che dopo essersi sottoposti a iniezioni di soluzioni ipo-osmolari avevano riportato necrosi cutanee, ematomi, lesioni sub-cutanee, ulcerazioni, trombosi. Addirittura, secondo le autorità sanitarie, per altri dieci pazienti si sono resi necessari interventi chirurgici per risolvere i problemi causati. Il giudizio del ministero non lascia scampo: "Le tecniche di lisi adipocitaria non invasive (e invasive) presentano rischi di danni gravi per la salute umana". Il decreto ha effetti immediati per medici ed estetisti francesi. Il decreto del ministero del Lavoro e della Salute (n. 0.086/12 aprile), pubblicato sulla gazzetta ufficiale francese lo scorso 12 aprile, vieta sia quelle tecniche di distruzione delle cellule di stoccaggio dei lipidi a fini estetici, sia quelle che usano agenti esterni per ottenere un effetto snellente. "In altre parole - dice Angelica Pippo, presidente della Confederazione nazionale estetisti - le tecniche messe nella blacklist francese sono la mesoterapia, gli ultrasuoni ad alta frequenza (una tecnica più conosciuta come "cavitazione"), la carbossiterapia. L'articolo 1 vieta di praticare le terapie 'mesoterapiche', quelle tecniche cioè che prevedono un'iniezione intradermica, con aghi più o meno sottili, di un insieme di farmaci in piccole dosi. L'articolo 2 invece vieta l'utilizzo di altre tecniche basate su agenti fisici esterni, come ultrasuoni focalizzati, laser transcutaneo, infrarossi e radio frequenza". La sentenza ha fatto scalpore anche in Italia in un periodo in cui, dicono gli addetti ai lavori, lievitano in vista della bella stagione le prenotazioni nei centri estecici dove la cosiddetta cavitazione, il laser e mesoterapia promettono risultati senza danni. In realtà, afferma il Codacons rivolgendosi al ministero della Salute e all'Antitrust, il giro di vite della Francia dovrebbe farci riflettere. "Si tratta di metodi di dimagrimento che stanno prendendo sempre più piede in Italia, attirando migliaia di cittadini che - dice il presidente dell'associazione dei consumatori, Carlo Rienzi - specie in questo periodo pre-estivo, sperano di eliminare con velocità i grassi in eccesso". La replica del ministero della Salute non si è fatta attendere: "Avvieremo un'indagine con l'Istituto superiore di sanità per verificare la sicurezza delle pratiche di lipolisi, e se ci sia anche in Italia una casistica relativa alle complicanze collegate a tali trattamenti che ci possa portare a seguire la via decisa dalla Francia". Il sottosegretario Francesca Martini ha affermato che acquisirà dalla Has francese "la casistica relativa alle complicanze da utilizzo delle pratiche di lipolisi, che ha portato alla decisione di vietarne l'uso". E precisa che però in Italia non si sono mai registrati, fino a questo momento, casi di complicanze gravi. I chirurghi estetici restano perplessi. "La decisione del ministero della Salute francese - dice Emanuele Bartoletti, segretario generale della Società italiana di medicina estetica (Sime) - ci pare eccessiva. Molte delle pratiche vietate dal ministero della Salute francese, come ad esempio il laser, sono in uso da anni da parte del personale medico e hanno dimostrato buoni risultati con validi margini di sicurezza. Inoltre, su altre terapie indicate dal decreto francese sono stati pubblicati vari studi scientifici che ne attestano la validità. Diverso è il discorso se tali terapie vengano eseguiti da personale non medico". Ma che effetto avrebbe in Italia un provvedimento simile a quello francese? Ogni anno, nel nostro paese vengono effettuati circa 100mila trattamenti di lipolisi, come quelli vietati in Francia, per l'eliminazione del grasso localizzato. La stima è di Nicola Scuderi, chirurgo plastico della Sapienza di Roma, secondo il quale i pazienti sono decine di migliaia. Questi trattamenti, spiega Scuderi, sono "molto richiesti, anche dalle ragazze più giovani, e il settore fa registrare un business di oltre 10 milioni di euro per le sole pratiche di medicina estetica in questione, alle quali va sommato il mercato legato alla commercializzazione delle strumentazioni necessarie". I francesi, sottolinea Scuderi, sono in genere molto severi nelle misure di prevenzione. Il consiglio, in generale, resta sempre quello di "rivolgersi solo ed esclusivamente agli specialisti ed ai centri qualificati". (15 aprile 2011)
2011-04-15 SANITA' Regioni, c'è l'intesa sulle risorse Fazio: "A nessuna meno soldi del 2010" L'annuncio dal presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani, che nelle prossime ore verificherà con il ministro della Salute l'ipotesi di accordo sul riparto dei 106,4 miliardi di euro Regioni, c'è l'intesa sulle risorse Fazio: "A nessuna meno soldi del 2010" Vasco Errani ROMA - Il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani, annuncia che è stato raggiunto l'accordo sulla ripartizione del fondo sanitario nazionale. "L'accordo più difficile degli ultimi anni" dice ai giornalisti commentando l'intesa sul riparto dei 106,4 miliardi di euro del fondo. Un lavoro che il presidente definisce "estenuante": i governatori si sono incontrati per la prima volta mercoledì mattina e solo pochi minuti fa è arrivato l'ok da tutte le Regioni. Errani spiega di aver ricevuto, assieme all'assessore Luca Coletto, presidente della Commissione salute della Conferenza, il mandato di "fare questa verifica con il ministro Fazio", aggiungendo che l'intesa è "una ipotesi di accordo che riguarda "scelte politiche strategiche e un'intesa sul riparto 2011". Da verificare, spera Errani, nelle "prossime ore. E' determinante per portare a termine l'intesa". Errani ha poi rivendicato il senso di responsabilità mostrato da tutte le Regioni: "Voglio dire subito che in questa intesa ha prevalso, in tutti i presidenti e in tutte le Regioni, un senso di responsabilità" importante "considerando anche la fase delicata che stiamo attraversando. Mercoledì faremo una sintesi definitiva in una conferenza anche perché quel giorno il riparto sanitario è all'ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni". Ciò significa che dal 20 aprile partiranno i 30 giorni entro i quali l'accordo dovrebbe diventare definitivo, altrimenti passerebbe la proposta di riparto messa a punto dal ministero della Salute. "I giudizi - chiarisce ancora Errani - li daremo dopo la verifica con il ministro Fazio". La conferma dell'incontro giunge dallo stesso Fazio. "Vado a Roma a incontrare Errani", commenta il ministro della Salute la notizia arrivata da Roma dell'accordo tra le Regioni. "Faccio il tifo per la Liguria, che ha saputo rimettere a posto i suoi conti, e mi auguro che come tutte le altre regioni possa ricevere almeno quanto ottenuto lo scorso anno - aggiunge Fazio, al Gaslini di Genova per la giornata della ricerca -. Ritengo che non ci debbano essere Regioni con meno finanziamenti rispetto all'anno passato. Il riparto fatto dal ministero (che penalizza alcune regioni, ndr) è stato un atto dovuto in assenza di indicazioni delle Regioni stesse". Il ministro poi annuncia: "Presto apriremo un tavolo con le Regioni e Agenas per identificare nuovi criteri, che dovranno essere in prospettiva quello della prevalenza delle malattie, che è il criterio con cui si identifica la spesa sanitaria. Valuteremo anche inoltre parametri diversi, come l'età, per non penalizzare né le Regioni con tanti anziani, come la Liguria, né quelle con tanti giovani come la Campania". (15 aprile 2011)
UROLOGIA Italiani, fertilità dimezzata in 20 anni la lenta estinzione degli spermatozoi Dal congresso del Suni l'allarme per quella che viene definita un'emergenza nazionale nascosta: nelle coppie infertili, la causa è nell'uomo il 55% delle volte. Colpa dell'inquinamento, dello stress, di comportamenti sessuali a rischio e di patologie come il varicocele Italiani, fertilità dimezzata in 20 anni la lenta estinzione degli spermatozoi ROMA - Non ci sono più gli uomini di una volta e il mito del macho italiano non esiste più. Frasi fatte come queste non si reggono solo sull'evoluzione dei rapporti tra i generi, ma anche su una realtà clinica verificata: anche se non ne parlano i telegiornali, infatti, il problema dell'infertilità maschile è ormai una sorta di emergenza nazionale, tanto che nelle coppie infertili il 55% delle volte la causa è nell'uomo. Il dato, presentato come eclatante e nuovo perché riferito a statistiche del 2010, è la base dell'allarme lanciato al 60° congresso della Società degli urologi del Nord Italia (Suni), in corso fino a sabato a Bologna. La capacità riproduttiva dei maschi italiani è andata riducendosi nel tempo con il cambiare delle abitudini, dell'ambiente, del modo di vivere e dell'insorgere di patologie connesse ai nuovi stili di vita. Al congresso è stata citata un'indagine svolta un decennio fa, secondo la quale dal 1940 al 1990 la concentrazione media degli spermatozoi sarebbe crollata da 113 a 66 milioni. Negli ultimi vent'anni, poi, secondo quanto affermato da Giuseppe Martorana, presidente del congresso e direttore della Clinica urologica della Università di Bologna, "il numero degli spermatozoi prodotti si è quasi dimezzato". Le cause? Inquinamento atmosferico, alimentazione scorretta, fumo e alcool, stress, condizioni di lavoro e stili di vita non sani e ovviamente comportamenti sessuali a rischio. Questo contesto di situazioni a rischio produce una serie di patologie andrologiche che finiscono per incidere sulla capacità riproduttiva dell'uomo e, se non diagnosticate e curate per tempo, possono portare all'infertilità: varicocele, infezioni sessuali, tumori, prostatiti croniche, disturbi dell'erezione e dell'eiaculazione. Il guaio, si è detto al congresso di Bologna, è che questi problemi sono sempre più diffusi tra i giovani: "Un giovane su quattro con problemi riproduttivi - ha detto Martorana - mostra tracce di lesioni da infezione cronica alla prostata, aspetto che fa pensare che si sarebbero potuti prevenire". "Per la fertilità - ha ricordato il presidente del congresso - sono molto importanti le condizioni ambientali e lo stile di vita, incluso lo stress: ad esempio, l'esposizione agli inquinanti prodotti dal traffico urbano agisce negativamente". Nel rendere noto il dato sul sorpasso degli uomini sulle donne quale "causa" dell'infertilità di coppia, gli urologi mettono sotto accusa soprattutto il varicocele (il suo controllo è entrato tra le diagnosi sistematiche solo da 25 anni), la cui presenza incide negativamente sia sulla quantità che sulla qualità degli spermatozoi. In proposito, secondo un altro dato allarmante emerso dal congresso, negli ultimi anni in circa il 30% dei pazienti maschi sopra i 25 anni si è registrato un progressivo incremento della presenza di alterazioni del Dna del liquido seminale: una delle più diffuse cause di infertilità. (14 aprile 2011)
IL CASO "Chi fuma sa cosa rischia" E il giudice boccia la class action Ormai tutti sanno che il fumo uccide, quindi nessun alibi. Così il tribunale civile di Roma respinge la richiesta di risarcimento collettivo intentata dal Codacons contro Bat Italia a favore di 3,5 milioni di fumatori, respingendo anche la tesi che gli additivi creino dipendenza. L'associazione dei consumatori: "Una follia, ricorreremo in appello" "Chi fuma sa cosa rischia" E il giudice boccia la class action ROMA - Danni da fumo, gli amanti delle "bionde" non hanno diritto ad alcun risarcimento. Lo ha stabilito il Tribunale di Roma, bocciando la prima class action italiana sul fumo, intentata dal Codacons a favore degli oltre tre milioni di fumatori italiani schiavi delle sigarette del gruppo Bat Italia. Chi fuma sa cosa rischia, è in estrema sintesi la riflessione che ha portato il giudice a dichiarare inammissibile la richiesta di indennizzo. E non ci sono alibi. "Il fumo uccide", lo ripetono da sempre i medici, oggi lo ricordano tutti i pacchetti di sigarette, su cui è stampigliato il monito. Cosciente del pericolo di morte, secondo il tribunale, nessuno può essere 'schiavizzato' dalle bionde al punto da non poter decidere di smettere di fumare. Quindi, niente risarcimenti. Le riflessioni del giudice italiano divergono completamente da quelle degli omologhi americani, che hanno premiato le class action promosse da fumatori ammalitisi di cancro, condannando multinazionali del tabacco quali Philip Morris e Reynolds a pagare indennità da miliardi di dollari, non solo per rimborsare ai pazienti i costi delle cure e i danni morali. Secondo il giudice Usa, punire i produttori di sigarette serve a disincentivare il loro utilizzo di pubblicità ingannevole, la promozione del fumo tra i minorenni, l'aggiunta di additivi che creano tossicodipendenza. Diversa sorte per la class action italiana, ma il Codacons annuncia il ricorso in appello, bollando come "assurde" e "pura follia" le motivazioni della XIII Sezione del tribunale civile di Roma. L'associazione dei consumatori ha chiamato in causa Bat Italia Spa a tutela di tutti i fumatori dei marchi di sigarette prodotti da tale società: Ms, Alfa, Bis, Brera, Colombo, Cortina, Esportazione, Eura, HB, Kent, Lido, MS Club, Mundial, Nazionale, Nazionali, N80, Rothmans, Sax Musical, St. Moritz, Stop, Super, Zenit, Vogue, Dunhill, Lucky Strike e Pall Mall. All'azione collettiva, avviata nel maggio dell'anno scorso, potevano aderire tutti i fumatori "affezionati" a quei marchi, circa 3,5 milioni di italiani. Ogni fumatore avrebbe potuto richiedere un risarcimento da 3mila euro, per un totale di 10,5 miliardi di euro. Il presupposto cardine della class action - secondo il quadro prospettato dal Codacons - è la responsabilità di Bat Italia nel non aver eliminato dalle sigarette la nicotina e nell'aver incrementato gli effetti di dipendenza aggiungendo al tabacco oltre 200 additivi. Sostanze che, secondo uno studio svizzero citato dal Codacons, hanno lo scopo di aumentare le dipendenza da sigaretta. A supporto della propria istanza l'associazione aveva portato anche la sentenza con cui la Cassazione ha affermato che la produzione e la vendita di tabacchi lavorati integrano una "attività pericolosa, poiché i tabacchi, avendo quale unica destinazione il consumo mediante il fumo, contengono in sé, per la loro composizione biochimica e per la valutazione data dall'ordinamento, una potenziale carica di nocività per la salute". Il tribunale ha ritenuto però inammissibile l'azione collettiva. Nella sentenza (presidente Franca Mangano, relatore Maurizio Maselli) si legge: "Va rilevato che, inequivocabilmente, qualsiasi fumatore è pienamente consapevole sia dei rischi per la salute indotti dal fumo, sia della dipendenza da questo creata. Va inoltre escluso, sulla base degli studi e delle conoscenze scientifiche ormai consolidate, che la dipendenza da nicotina determini l'annullamento o la seria compromissione della volontà del fumatore nella forma di costrizione al consumo, tale da inibirgli in modo assoluto qualsiasi facoltà di scelta tra la continuazione del fumo e l'interruzione dello stesso. Né gli effetti della nicotina, alla luce delle ricerche e dei risultati medici e scientifici, sono paragonabili alle droghe pesanti quali l'eroina o la cocaina e di tale influenza sulla volontà del fumatore da renderlo affatto incapace di smettere di fumare". Quanto agli additivi, il tribunale romano respinge la tesi sugli "effetti assuefacenti". Gli additivi, si legge ancora nelle motivazioni della sentenza, trovano "ragion d'essere nell'intento di attribuire al prodotto un sapore specifico e tipizzato, come tale indispensabile perché la casa produttrice sia competitiva sul mercato. In altri termini, detti additivi, della più varia natura, riducono la durezza del fumo, la secchezza della bocca e della gola, donando una sfumatura particolare (anche dolce) al fumo, ma non hanno effetti assuefacenti né esplicano alcuna funzione ai fini dell'esaltazione del rapporto di dipendenza del fumatore alla nicotina". Parole che per il Codacons sono "una follia". Con conseguente ricorso in appello. (14 aprile 2011)
2011-04-05 LA STORIA Se lo Stato non assiste il malato che vuole vivere Una signora romana affetta da Sla in stadio avanzato non chiede l'eutanasia ma l'assistenza per andare avanti. Ma le istituzioni sono assenti e i suoi ex colleghi si tassano per pagarle le cure. La battaglia della figlia per obbligare la Asl a provvedere di CARLO CHIANURA Se lo Stato non assiste il malato che vuole vivere L'ex calciatore Stefano Borgonovo, simbolo della battaglia contro la Sla ROMA - C'è un caso Welby alla rovescia: una signora romana, ex dirigente di banca e gravissima per uno stato avanzato di Sla, al contrario di Giorgio Welby vorrebbe vivere e non morire. Senonché - nel paese in cui il premier ha scritto che si vergogna per non aver saputo evitare la morte di Eluana Englaro - le istituzioni non le garantiscono assistenza adeguata. E allora succede che gli ex colleghi si tassino per sostituirsi alle manchevolezze dello Stato che pure vorrebbe difendere la vita. Ma, questa volta è proprio il caso di dirlo, c'è un giudice a Berlino: la figlia della ammalata si è rivolta alla magistratura e la sentenza appena uscita dice che la donna avrà da ora in poi diritto all'assistenza 24 ore su 24. Situazione disperata. La parte finale di questa storia comincia quando la figlia di Giovanna Mancia decide di andare a parlare con l'avvocato Alfonso Amoroso, legale della Federazione per il superamento dell'handicap (Fish) e vincitore in passato di altri processi simbolici in difesa dei diritti dei disabili. Chiara, la figlia, fa presente all'avvocato una situazione disperata: la madre è dal 1997 totalmente non autosufficiente a causa della sclerosi laterale amiotrofica e la situazione è costantemente peggiorata. Al contrario di Welby e di molti altri, non è riuscita negli anni neanche a ottenere dalla Asl uno di quei computer per comunicare. La famiglia si è arrangiata costruendo una lavagnetta con le lettere dell'alfabeto: quando Giovanna strizza due volte gli occhi su una lettera, vuol dire che è quella giusta e così chi le sta accanto ricostruisce a fatica le parole. L'aiuto dai colleghi. Chiara è l'unico punto di riferimento della madre che da Comune e Asl riceve dodici ore di assistenza giornaliera: tante in assoluto, del tutto insufficienti in relazione alla malattia di Giovanna. Ci sarebbe un'alternativa: andare in un istituto, lasciare la propria casa. D'altro canto, non è così che lo Stato affronta e risolve con esborsi decuplicati stati di malattia 1 che potrebbero essere affrontati a casa propria? Né bastano i soldi che Giovanna è costretta a spendere per l'assistenza notturna, almeno 150 euro per notte. Tanto che gli ex colleghi della banca - e qui si apre un bellissimo caso di solidarietà - decidono di tassarsi per contribuire alle spese mediche e infermieristiche. "Per Comune e Asl", ragiona amara Chiara, "questi ammalati sembrano vuoti a perdere. Esseri senza diritti". Un diritto riconosciuto. L'avvocato Amoroso valuta che bisogna rivolgersi alla magistratura. Viene investita del caso la giudice Irene Ambrosi, della sezione lavoro del Tribunale di Roma. E Ambrosi dà ragione a Giovanna e, assieme alla ragione, anche la certezza che sarà da ora in poi assistita in casa come è suo diritto. Fondamento della sentenza è l'applicazione di un diritto riconosciuto dall'articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti dei disabili, che l'Italia ha ratificato nel 2009. Vi si legge che "le persone con disabilità devono avere la possibilità di scegliere, sulla base di eguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione abitativa". Una sistemazione "inviolabile". Già, poiché è essa stessa strumento necessario per la tutela del diritto alla salute e per la tutela della personalità all'interno delle formazioni sociali, con specifico compito per lo Stato di rimuovere gli ostacoli economici e sociali che possono impedire il pieno sviluppo della persona umana, come stabiliscono gli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione. Questi stessi diritti, ricorda la giudice Ambrosi, sono garantiti inoltre dal Trattato di Lisbona e da numerose sentenze della Cassazione. Regioni, Comuni e azienda sanitarie non possono invocare l'insufficienza delle rispettive disponibilità finanziarie poiché questo significherebbe "arrecare pregiudizio a un bene primario e fondamentale qual è quello della salute della disabile", in quanto tale definito "diritto soggettivo perfetto" dalla Cassazione a sezioni unite. Quell'avverbio: "Finalmente". Una sentenza che rappacifica con le istituzioni e con l'idea che molti articoli della Costituzione non siano stati scritti invano. Giovanna è una donna tenace: vuole vivere. Sulla lavagnetta ha composto un avverbio: "Finalmente". E Chiara ha riconosciuto sul viso della madre l'impronta inconfondibile di un sorriso. (05 aprile 2011)
2010-11-25 Proteine, frutta e legumi la dieta perfetta, buona per tutti Lo studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine. Il progetto guidato dai danesi, partito nel 2005, e finanziato dall'Unione europea. Carni magre e prodotti caseari (magri), uova, pesce e legumi e gran parte della frutta: si può mangiare a volontà, senza pesare le porzioni. E senza accumulare chili di troppo di ELENA DUSI Proteine, frutta e legumi la dieta perfetta, buona per tutti Per una dieta perfetta bando ai carboidrati raffinati e via libera alle proteine SI FREGIA del nome di "dieta perfetta" perché è quella che è stata testata sul più alto numero di persone. E come spesso avviene, contiene una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che si può mangiare a volontà: non c'è bisogno di pesare le mini-porzioni sulla bilancia. Quella cattiva è che pasta e pane sono ammessi solo in forma integrale, mentre carne e formaggi devono rigorosamente essere magri. I carboidrati raffinati sono i veri nemici della linea, è la conclusione dell'università di Copenaghen, che insieme ad altri otto centri di ricerca europei ha coinvolto in uno sforzo di dimagrimento collettivo 772 famiglie con problemi di linea in tutta Europa: il campione più vasto mai arruolato in uno studio per la lotta all'obesità. Al centro della "dieta perfetta" ci sono le proteine: carni magre e prodotti caseari purché poveri di grassi, uova, pesce e ovviamente i legumi. Alcuni tipi di frutta sono contingentati (banane, uva, kiwi, ananas e melone), ma per il resto si può andare a ruota libera. "Con questi cibi, si ha il permesso di mangiare fino alla sazietà, senza bisogno di fare il calcolo delle calorie e senza guadagnare peso" è l'affermazione più stupefacente dello studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine. La dieta collettiva guidata dai danesi prende il nome di "Progetto Diogenes" (da Diet, obesity and genes). È partita nel 2005 ed è stata finanziata dall'Unione europea con 14,5 milioni di euro. Una parte del successo del regime ricco di proteine e povero in carboidrati raffinati sta anche nella sua semplicità. Seguirlo è molto più facile e piacevole rispetto all'alimentazione con pane e pasta a volontà, ma poca carne, formaggi e pesce. "Le proteine - spiegano infatti i ricercatori - danno un maggior senso di sazietà e regalano la giusta sensazione per intraprendere attività fisica". Anche i cereali integrali, rispetto a quelli raffinati, hanno il vantaggio di estinguere prima la fame. Tra gli altri cibi consigliati nella "dieta perfetta" ci sono noci e mandorle. Niente freni per frutti come mele, pere, arance, lamponi e fragole. Luce verde anche per la verdura, con l'accortezza di preferire carote e barbabietole crude anziché cotte. La pasta andrebbe preferibilmente mangiata al dente. Il riso, oltre che integrale, è ben accetto anche nella varietà basmati. I dolci invece vengono catalogati tra le "calorie vuote": deleterie per la linea e poco utili dal punto di vista nutritivo. È importante, sottolineano i nutrizionisti di Diogenes, che il livello di glucosio del sangue non subisca sbalzi repentini: "I picchi troppo bruschi - scrivono i ricercatori - hanno effetti indesiderati, sia dal punto di vista del metabolismo che da quello delle performance mentali. Sarebbe opportuno scegliere cibi che vengono digeriti lentamente, mantenendo alto il livello di sazietà e più stabile il tasso di glicemia". (25 novembre 2010)
2010-11-10 DROGA Ue, in aumento i morti per cocaina Italia tra i primi Paesi per consumo La Relazione 2010 dell'Osservatorio europeo delle droghe (Oedt): nel 2008 mille i decessi per abuso di polvere bianca. Tra gli stupefacenti la cannabis è la più diffusa: 4 milioni la consumano quotidianamente. Dpa: "Fenomeno in calo negli ultimi due anni" Ue, in aumento i morti per cocaina Italia tra i primi Paesi per consumo ROMA - La cannabis è tra gli stupefacenti più consumati nel vecchio continente ma la cocaina, al secondo posto per gradimento in Europa, è in testa per numero di decessi, mille nel 2008 e in crescita rispetto agli anni precedenti. Quasi 14 milioni di adulti hanno provato la polvere bianca, 4 milioni l'hanno consumata nell'ultimo anno. E l'Italia resta ai vertici delle classifiche, dopo Spagna e Regno Unito. Sono invece 75,5 milioni gli europei che hanno provato la cannabis almeno una volta nel corso della loro vita, di questi circa 23 milioni ne hanno fatto uso nell'ultimo anno e circa 4 milioni la consumano quotidianamente o quasi. I dati sono quelli della Relazione 2010 1 sull'evoluzione del fenomeno della droga in Europa, presentata oggi dall'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt) a Lisbona e in contemporanea a Roma. I dati presi in esame fanno riferimento al 2008 ma il Dipartimento nazionale politiche antidroga (Dpa) che ha dati più aggiornati sul fenomeno nel nostro Paese evidenzia che, da una condizione di crescita dei consumi in Italia mostrata nella relazione dell'Oedt, si è passati poi a un importante calo di consumi, soprattutto nei consumatori occasionali. Cocaina, in Gb raddoppiati i decessi. Trafficanti e spacciatori affinano le tecniche per far circolare la cocaina: prima dell'esportazione introducono cocaina base o idrocloride nei materiali da trasporto, come ad esempio cera d'api, fertilizzanti o tessuti, e poi la estraggono nei laboratori clandestini allestiti nell'Ue: nel 2008 ne sono stati scoperti 25 solo in Spagna. Ma non è solo questo a preoccupare l'agenzia di Lisbona: nel 2008 i decessi collegati al consumo di "polvere bianca" sono stati mille, in crescita rispetto agli anni precedenti. In particolare in Gran Bretagna, dove il numero di morti per abuso di cocaina è raddoppiato nel giro di ginque anni passando da 161 nel 2003 a 325 nel 2008. Nello stesso anno circa 70mila europei hanno cominciato a curarsi dalla dipendenza da questa sostanza, circa il 17 per cento di tutti i nuovi pazienti che si sottopongono a trattamento delle tossicodipendenze. In Europa in un anno sono aumentate di 1 milione sia le persone che hanno provato la cocaina che quelle che l'hanno consumata negli ultimi 12 mesi. Il livello di consumo è particolarmente concentrati in alcuni Paesi occidentali, e l'Italia insieme a Spagna, Regno Unito e Danimarca è ai vertici, anche per quanto riguarda i giovani. Dpa: "Calo dei consumi in Italia". Il rapporto dell'Oedt evidenzia un aumento dell'uso delle droghe in Italia, soprattutto di cocaina, "ma in realtà non è così - precisa Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento politiche antidroga della presidenza del Consiglio - in molti hanno fatto confusione, perché si tratta di sequenze di dati temporali diverse: l'osservatorio europeo ha raccolto i dati del 2008 e nel corso di due anni li ha pubblicati. Dal 2009 In italia c'è invece una riduzione dei consumi". Lo confermano i dati raccolti dall'Osservatorio nazionale del dipartimento politiche antidroga (Dpa) che ha sottolineato come vi sia una necessità di completare la relazione dell'Oedt con il nuovo rapporto 2009-2010 che mostra chiaramente un calo dei consumi rilevabile anche mediante il dosaggio dei metaboliti delle droghe nelle acque reflue fognarie delle maggiori città italiane, dove è stato documentato chiaramente un calo della loro presenza dal 2008 ad oggi. Tutti i dati, informa il Dipartimento, sono consultabili sul sito del Dpa 2. Spinello quotidiano per 3 milioni di giovani. La novità che risalta dalla relazione dell'Oedt è l'affacciarsi sulla scena dei Paesi dell'Europa orientale, ma il consumo di cannabis, che si conferma la regina degli stupefacenti, è sempre molto alto in tutta Europa: 4 milioni di persone la usano tutti i giorni, e la stragrande maggioranza, 3 milioni, sono giovani. E proprio tra gli europei under 34 gli italiani spiccano per attaccamento allo spinello, in buona compagnia di cechi, estoni e slovacchi. I livelli di consumo di cannabis, segnala l'Oedt nella sua Relazione 2010, sono tendenzialmente stabili o in leggero calo, ma in alcuni Paesi dell'Europa orientale stanno crescendo, e in alcuni casi superando i livelli occidentali. E questo riguarda soprattutto i giovani: i livelli più elevati di consumo si registrano infatti nella Repubblica ceca (28,2 per cento), a fronte di un 20,3 per cento italiano che risulta il più alto tra i Paesi europei occidentali. E se in tanti Paesi Ue il consumo di hashish e marijuana si mantiene stabile o in leggero calo, è proprio in Italia, Repubblica ceca, Estonia e Slovacchia che si registra una tendenza all'aumento. Una diffusione che si riflette nei sequestri annuali di circa mille tonnellate di sostanza. Circa 75,5 milioni di europei (uno ogni 5 adulti di età compresa tra 15 e 64 anni) hanno provato questa sostanza almeno una volta, 23 milioni l'hanno consumata nell'ultimo anno. Consumatori sopra i 40 anni. Secondo una ricerca a corredo della Relazione 2010 dell'Oedt, il consumo di sostanze stupefacenti in Europa non è più un fenomeno giovanile: una persona su cinque (19 per cento) tra quelle che si curano per problemi di droga è over 40, laddove appena dieci anni fa erano solo il 10 per cento. L'Europa sta assistendo a un marcato invecchiamento della popolazione, anche chi fa uso di droghe sta invecchiando, e rispondere alle esigenze dei consumatori di sostanze più "anziani" è un problema crescente per i servizi di cura. Questo fenomeno è particolarmente accentuato nei Paesi occidentali, dove il primo boom di consumi di eroina dell'Ue si è verificato negli anni 1980 e 1990. Il Portogallo è il Paese con la percentuale più alta (28 per cento) di tossicodipendenti ultraquarantenni in cura, mentre in Spagna si registra l'incremento maggiore, il 15% in più dal 2000. I consumatori di droga non più giovani che si sottopongono a trattamento riportano tassi elevati di disoccupazione, isolamento sociale e mostrano le conseguenze fisiche e psicosociali croniche di un consumo di stupefacenti di lungo termine (ad esempio malattie del fegato, depressione). Sono inoltre frequenti problemi correlati al consumo di alcol e tabacco. I servizi di cura, sottolinea l'Oedt, sono attualmente calibrati su consumatori più giovani e il personale spesso non conosce le problematiche collegate alla tossicodipendenza nell'età matura. (10 novembre 2010)
IL CASO Tra le migliori 200 università nemmeno una è italiana La allarmante classifica di "The". Ottantanove sono gli atenei europei menzionati. Ai primi 5 posti gli Usa. Moltissime nuove entrate da Oriente. Tra i parametri la ricerca, la qualità della didattica, gli stimoli creati dall'ambiente accademico, il livello di retribuzione di docenti e ricercatori di CORRADO ZUNINO Tra le migliori 200 università nemmeno una è italiana ROMA - Non c'è più un'università italiana tra le migliori duecento del mondo. Fuori classifica, fuori da ogni considerazione. Anche gli ultimi due atenei sopravvissuti nella considerazione internazionale - l'Università di Bologna e La Sapienza di Roma - non rientrano nei ranking più prestigiosi. In questi giorni il settimanale inglese "The" (Times higher education, nato da una costola del quotidiano "The Times" e quindi diventato rivista autonoma) ha pubblicato una classifica globale rivedendo l'intero apparato di selezione che negli ultimi sei anni aveva permesso di stilare questo tipo di valutazioni. Si scopre, allora, che tra i primi duecento atenei del mondo non è menzionato neppure una volta un sito italiano. Di più, delle ottantanove università europee selezionate, neppure una è nostra. Débacle completa. Nel ranking ci sono scuole di ultima formazione di tredici paesi europei, le nostre mai. Ecco le inglesi Cambridge e Oxford (seste a pari merito nella nuova classifica mondiale), lo svizzero Federal Institute of Technology di Zurigo, la francese Scuola del Politecnico, università tedesche come Gottingen e Monaco, irlandesi come il Trinity College, finlandesi come Helsinki, olandesi come la Tecnologica di Eindhoven (la piccola Olanda ha dieci istituti menzionati) e poi l'Università cattolica di Leuven in Belgio, la Technical University in Danimarca, la spagnola Barcellona. Nella classifica, al 135° posto, c'è addirittura l'Università di Bergen (Norvegia), 250 mila abitanti. E due atenei austriaci: Innsbruck e Vienna. Ma nulla del nostro paese. I 78 atenei italiani (privati compresi) sono tutti abbondantemente sotto la sufficienza (l'ultima quotata nel The ranking, la "Sweden agricultural science", ha preso infatti una valutazione di 46,2 su 100). LA CLASSIFICA 1 La situazione si fa oltremodo cupa se si riallarga il mirino sul globo. In classifica ci sono istituti cinesi (dieci citazioni) e giapponesi, ma anche di Taiwan, Hong Kong, Singapore e Corea del Sud. Per sette volte si cita il Canada, per due volte si individua l'Australia e nella Top 200 sono entrate l'Università egiziana di Alessandria, la Bilkent University in Turchia, Cape Town in Sudafrica e Auckland in Nuova Zelanda. Per compilare questa nuova gerarchia - che vede ai primi cinque posti cinque università americane classiche, generaliste, a partire da Harvard - la rivista specializzata ha tenuto conto della ricerca prodotta nei singoli dipartimenti, la qualità della didattica, gli stimoli creati dall'ambiente accademico, il livello di retribuzione di docenti e ricercatori. Gli Stati Uniti occupano 72 posti su duecento. L'Inghilterra 29. "Questa classifica rispecchia lo stato dell'istruzione superiore attuale, che non vive di retaggi del passato, ma mette sul piatto della bilancia l'impegno a formare i nuovi iscritti fino ai dottori di ricerca", spiegano dalla redazione di "The", "i nostri lettori sono giovani, spesso ancora studenti, facciamo questo lavoro per orientarli". Il Times higher education dopo sei stagioni ha interrotto la sua collaborazione con Qs, il gruppo leader dell'Mba Tour, che porta in cinquanta città del mondo le business school internazionali. Quest'anno i risultati tra i due diversi ranking - Qs lo ha pubblicato l'8 settembre scorso - divergono sostanzialmente, sia nelle prime posizioni, dove l'università di Cambridge era balzata al primo posto superando tutte le americane ("The" l'ha ridimensionata al sesto), sia per il numero di università Usa classificate (72 nel ranking del Times 54 in quello di Qs). Nella classifica Qs, per ora inalterata, due atenei italiani erano rimasti nella Top 200: Bologna (176ª) e La Sapienza a Roma (190ª). (08 novembre 2010)
2010-11-09 LA CONFERENZA Giovanardi: "Biotecnologia toglie diritti ai figli" Sacconi: "Aiuti solo agli sposi che procreano" Al via la seconda Conferenza nazionale sul tema. Apertura del sottosegretario dopo il forfait di Berlusconi. Pd: "Parole vergognose". Napolitano: "Tra i problemi la precarietà, la disoccupazione, la difficoltà di accesso ai servizi e la distribuzione sul territorio". Fini: "Nucleo familiare non è solo un rifugio" Giovanardi: "Biotecnologia toglie diritti ai figli" Sacconi: "Aiuti solo agli sposi che procreano" Il sottosegretario alla Famiglia, Carlo Giovanardi ROMA - Doveva essere il giorno del rilancio dell'immagine di Silvio Berlusconi, ma il premier ha dato forfait per evitare attacchi dopo gli ultimi scandali che lo hanno coinvolto. Così ad aprire i lavori della Conferenza nazionale sulla famiglia è stato il sottosegretario Carlo Giovanardi. Con una dichiarazione che spiana il terreno ad accesediscussioni: "Scienza e biotecnologie possono togliere ai figli il diritto di nascere all'interno di una comunità d'amore con una identità certa paterna e materna", ha detto in uno dei passaggi nel suo intervento di apertura. La famiglia tradizionale dunque, per il sottosegretario sarebbe già in pericolo: "La rottura della diga costituita dalla legge 40 aprirebbe la porta a inquietanti scenari, tornando a un vero e proprio Far West della provetta dove fin dal primo momento il concetto costituzionale di famiglia andrebbe irrimediabilmente perduto". La posizione del ministro del Welfare Maurizio Sacconi rincara però la dose. Al contrario di quanto affermato il presidente Gianfranco Fini e Fli - ha detto il ministro durante il suo intervento - sarà rivista l'Isee e sarà creato un "casellario delle famiglie". Sacconi, in sostanza, vuole sostegni solo alla famiglia "fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione". "Ho sentito ieri dai cosiddetti futuristi - ha detto - mettere in discussione il primato pubblico della famiglia naturale. Senza nulla togliere al rispetto che meritano tutte le relazioni affettive che però riguardano una dimensione privatistica, le politiche pubbliche che si realizzano con benefici fiscali sono tarate sulla famiglia naturale". Su questi punti, ha aggiunto Sacconi, "ho avvertito ieri con l'assemblea futurista e il presidente Fini una differenza di opinioni, in particolare con l'intervento di Della Vedova". Per quanto riguarda le politiche familiari del governo è "una stronzata parlare di scoglio delle risorse", ha detto Sacconi. "Le risorse - ha aggiunto - devono essere riallocate, riorganizzate ma non dimentichiamo quanto spendiamo per la famiglia. Non avremmo il grande debito pubblico che abbiamo, se non avessimo una forte spesa diretta e indiretta, attraverso il fisco". Dura e immediata la replica del Pd. "Dovrebbero vergognarsi" ha detto Livia Turco. "Per coprire un governo che si presenta a mani vuote alla Conferenza sulla famiglia, non trovano di meglio da fare che attaccare la legge 40 e usare i temi etici per fare la morale - ha spiegato -. Diventano predicatori proprio loro che fanno parte di un governo il cui presidente del Consiglio non ha potuto partecipare all'assise di Milano perché impresentabile. Da parte nostra, rimaniamo in attesa delle proposte del governo su temi concreti che riguardano le famiglie. Per il momento l'unica cosa certa fatta dalla destra - ha concluso Turco - è il taglio del fondo per la famiglia dell'80% rispetto agli stanziamenti del centrosinistra ai quali si aggiungono i toni volgari e offensivi di Sacconi dei quali dovrebbe scusarsi". E il presidente del Pd Rosy Bindi ha aggiunto: "I ministri Giovanardi e Sacconi hanno fatto discorsi violenti da campagna elettorale". Il messaggio di Napolitano. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha richiamato "tutti i soggetti istituzionali all'esigenza di affrontare con determinazione e lungimiranza i problemi principali che ostacolano il formarsi delle famiglie: la precarietà, l'instabilità dell'occupazione, la difficoltà di accesso ai servizi e sostegni pubblici e la loro disomogenea distribuzione sul territorio". Napolitano ha sottolineato come la famiglia sia "una straordinaria risorsa per l'intera collettività, fondamento insostituibile per lo sviluppo e il progresso di una società aperta e solidale". "La complessità dei temi all'esame della conferenza - ha aggiunto il Capo dello Stato - richiama tutti i soggetti istituzionali all'esigenza di affrontare con determinazione e lungimiranza i problemi principali che ostacolano il formarsi delle famiglie: la precarietà e l'instabilità dell'occupazione, la difficoltà di accesso ai servizi e sostegni pubblici e la loro disomogenea distribuzione sul territorio nazionale". Fini: "Necessarie misure che aiutino i nuclei familiari". Nel suo messaggio, il presidente della Camera ha sollecitato le istituzioni e la politica a occuparsi delle famiglie "attraverso misure e provvedimenti mirati che ne supportino l'assolvimento dei molteplici e talora gravosi compiti". Per Fini il nucleo familiare non va considerato solo "come rifugio o ammortizzatore sociale, quanto come risorsa morale che dà il proprio fondamentale contributo a un modello di convivenza fondato sul valore di una rinnovata e rinvigorita cittadinanza". Schifani: "Servono politiche moderne". Per il presidente del Senato "il riconoscimento e la valorizzazione della famiglia, che ha la sua base nell'articolo 29 della Costituzione, costituisce la piattaforma per un dialogo sereno e fecondo in vista dell'adozione di un sistema di politiche sociali moderne e di vero sostegno, oggi sempre più necessarie". Schifani si è detto certo "che la Conferenza costituirà un'occasione importante per la maturazione di una coscienza più forte e condivisa" sulle relazioni familiari. Tettamanzi: "Per la famiglia c'è bisogno di lavoro quotidiano". "Non basta una semplice proclamazione di valori, impegni e mete, è necessario il lavoro quotidiano sulle condizioni concrete perché i valori che tutti proclamano siano resi concreti sulla rete della famiglia", ha ammonito l'arcivescovo Dionigi Tettamanzi. E' necessario, ha detto, "un coinvolgimento generale, una grande alleanza fra tutte le forze, politiche, culturali e associative che possano occuparsi della famiglia". Soprattutto le più fragili. Bindi: "Giovanardi denunci mancanza di fondi". "Forse a Giovanardi converrebbe denunciare che i soldi non ci sono, magari riuscirebbe a ottenerli se Tremonti si commuovesse", ha dichiarato il presidente del Pd, Rosy Bindi. Parlando delle politiche familiari del Governo, ha spiegato: "I fondi per la famiglia sono passati dai 400 milioni di euro che avevamo stanziato noi ai 47 che hanno stanziato loro". "Questa mattina si sono sentiti proclami ideologici e qualche parolaccia di troppo ma nessun impegno serio a favore delle famiglie". Carfagna: "L'obiettivo principale è una riforma fiscale". Se ne dice convinto il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna che ha spiegato: "Non appena ci sarà una boccata d'ossigeno per le casse dello Stato, il Governo deve investire i fondi disponibili per i quoziente familiare. Il nostro obiettivo è fare un fisco per le famiglie". E sull'assenza del premier alla Conferenza: "Mi dispiace molto che il Presidente non sia venuto, mi dispiace soprattutto che qualcuno gli abbia chiesto di non venire e gli abbia impedito di raccontare quello che il Governo ha fatto per le famiglie italiane e quali sono gli obiettivi che questo Governo si prefigge per sostenerle". Le statistiche. Nell'intervento di apertura i numeri sono arrivati da Giovanardi. "C'è una seria crisi della natalità e dell'istituto matrimonile". Nel 1972 i matrimoni sono stati 419 mila contro i 246.613 del 2008. Il tasso di natalità è sceso a 1,42 figli per donna contro il 2,3 per le donne straniere. Negli ultimi anni sono aumentate le separazioni legali e i divorzi. Nel 2008 le saparazioni sono state 84.165, in crescita del 3% rispetto al 2003, mentre i divorzi sono stati 54.351 con un incremento del 23% rispetto a 5 anni prima. Il 70% delle separazioni e il 41% dei divorzi riguarda coppie con figli. (08 novembre 2010)
2010-10-21 FRANCIA Pensioni, la mobilitazione va avanti bloccato per 5 ore l'aeroporto di Marsiglia Centinaia di lavoratori e disoccupati agli accessi dello scalo. Il governo comunica che sono ancora occupati soltanto 14 dei 92-93 depositi di carburante più importanti. Ancora difficoltà per gli automobilisti. Arrestate finora 1901 persone Pensioni, la mobilitazione va avanti bloccato per 5 ore l'aeroporto di Marsiglia La protesta a Marsiglia PARIGI - Continua in Francia la protesta contro la riforma delle pensioni varata dal presidente Nicolas Sarkozy. Dopo gli scioperi, i cortei e i presidi dei giorni scorsi, oggi i dimostranti hanno bloccato per cinque ore tutti gli accessi all'aeroporto di Marsiglia. "La mobilitazione è enorme", ha detto Mehdi Rachid, della Cgt. Secondo i sindacati, la manifestazione ha chiamato a raccolta centinaia di persone, in gran parte lavoratori di Air France, Carrefour, insegnanti, petrolchimici e disoccupati. Lo scalo ha continuato comunque a funzionare regolarmente. I passeggeri hanno lasciato le auto e hanno raggiunto il terminal a piedi. I sindacati vogliono proseguire la mobilitazione anche la settimana prossima, quando la quale la legge - ormai approvata nel suo testo - dovrà essere convalidata dalla commissione paritaria Assemblea-Senato. A Marsiglia, oltre al blocco dell'aeroporto, continua lo sciopero della nettezza urbana, così come a Tolosa. Sulle strade, i camion hanno imposto stamattina almeno 12 blocchi alle auto, provocando maxi ingorghi un po' ovunque. Prosegue anche la mobilitazione degli studenti, con 312 licei - secondo il conteggio del ministero dell'Educazione - in agitazione. Gli studenti, come ieri, contano di inscenare manifestazioni spontanee. A Parigi, imponente schieramento di forze dell'ordine attorno al Senato, al Palais du Luxembourg. Intanto, le 12 raffinerie del paese continuano ad essere paralizzate, così come 14 depositi di carburante, con la conseguenza che stamane 5.000 pompe di benzina sono chiuse al pubblico su un totale di 12.300. Il governo afferma che la situazione è "in lento miglioramento". Ieri Sarkozy aveva ordinato di sbloccare 1 tutti i depositi di carburante occupati dai manifestanti. Ventiquattro ore dopo il ministro dell'Ecologia e dell'Energia, Jean-Louis Borloo, ha reso noto che "sui 92 o 93 più importanti, non ce ne sono che 14 bloccati, di cui 12 nelle raffinerie" paralizzate dagli scioperi. Quando gli è stato chiesto quando tornerà alla normalità la situazione dei distributori di benzina (circa 5.000 sono a secco o in riserva di almeno un genere di carburante), il ministro non si è voluto sbilanciare: "Non posso dirlo con precisione e chiunque altro lo faccia, penso che pecchi di imprudenza. E' in realtà un miglioramento lento. Ci sono ancora difficoltà rilevanti nella regione di Ile-de-France, in particolare nella Val-de-Marne". Dal canto suo, il ministro degli Interni Brice Hortefeux ha assicurato che i depositi di carburante hanno ancora "molte settimane di riserva", pur ammettendo che ci sono "difficoltà" di approvvigionamento dei distributori di benzina. Scioperi e proteste hanno avuto come conseguenza anche 245 arresti nella sola giornata di ieri, secondo quanto ha detto il ministro dell'Interno, Brice Hortefeux, all'emittente radiofonica Europe 1. E' salito così a 1.901 Il loro numero dall'inizio delle proteste, il 12 ottobre. "Nella sola giornata di ieri, sono state arrestate 245 persone, 195 in guardia a vista. In totale dal 12 ottobre sono per la precisione 1.901 le persone arrestate e 1.412 quelle per cui è stata disposta la custodia cautelare", ha esposto nei dettagli il ministro. Gli scioperi e le proteste contro la riforma delle pensioni hanno costretto Lady Gaga ad annullare i due concerti previsti per il fine settimana a Parigi-Bercy. Il produttore della cantante statunitense ha giustificato la decisione con "difficoltà logistiche in tutto il paese". I due concerti con la regina del pop internazionale sono stati posticipati al 19 e 20 dicembre, sempre a Bercy.
(21 ottobre 2010)
IL COMMENTO La lezione della Francia che invade le piazze di BERNARDO VALLI La politica nei nostri Paesi occidentali, ma anche altrove, ha oggi come compito principale di adattare la società alla mondializzazione economica. Da un lato deve adeguare le condizioni della competitività, tenendo conto, nel quadro dell'Unione europea, delle specificità nazionali e regionali. Dall'altro, spetta sempre alla politica, sia essa di sinistra o di destra, promuovere iniziative compensative tese ad attenuare le incidenze sociali negative, vale a dire i danni creati dall'apertura al mercato globale. I governi non possono sfuggire a questi lapalissiani imperativi di non facile applicazione. Il presidente francese è rimasto in questi giorni impigliato nella morsa della duplice manovra. Da un lato ha deciso la riforma delle pensioni, già varata negli altri grandi paesi europei e comunque inevitabile per ridurre i costi sociali e riequilibrare le finanze pubbliche; ma dall'altro non è riuscito a rassicurare i francesi sulla sua capacità o volontà di promuovere una politica sociale compensativa. Da qui l'ondata di imponenti manifestazioni di protesta, sei dal 7 settembre al 18 ottobre, e gli scioperi e le occupazioni in settori nevralgici ( tra i quali le raffinerie, i depositi di carburante, l'autotrasporto pesante) che intralciano seriamente le attività economiche e in una certa misura i movimenti dei privati cittadini. La discesa in piazza degli studenti, in particolare i liceali, ha poi sensibilizzato le famiglie e rafforzato il sostegno alla protesta. Quasi tre francesi su quattro (71%)si dichiaravano fino a poche ore fa in favore delle manifestazioni. È assai probabile che il consenso popolare si attenui, e slitti col tempo verso un'irritazione diffusa per i disagi creati, ad esempio, dalla mancanza di benzina, alla vigilia di un weekend. Resta che quattro francesi su cinque (78%) sono in favore di un negoziato tra governo e sindacati. Negoziato chiesto dai sindacati ma rifiutato da Nicolas Sarkozy per non sospendere l'imminente approvazione della riforma da parte del Parlamento. La protesta francese mette in primo piano la riforma delle pensioni ma le motivazioni sono più profonde. Vanno molto al di là. Le piazze, i boulevards rappresentano una ribalta politica dove i cittadini interpellano il potere nei momenti cruciali, quando sentono minacciati i valori e le conquiste alla base della République. L'espressione in Francia non si limita alla forma di governo, ma riassume tanti principi, compreso quello di una solidarietà sociale reale o ideale. Concentrare la lotta sindacale sulla questione delle pensioni è significativo. Ha anche un evidente valore simbolico. Non è unicamente la difesa di una conquista. La riforma, forse giustificabile ma imposta, non appare portatrice di un avvenire migliore. Ferisce nell'immaginazione popolare l'idea di progresso. Espressione, quest'ultima, legata idealmente a quella di République. La riforma delle pensioni risulta come una tappa dello smantellamento del capitalismo più sociale, più civile, nato dopo la Seconda guerra mondiale e affermatosi nei decenni successivi (i Trent'anni Gloriosi). Questo ritorno progressivo al capitalismo crudo delle origini, paventato a torto o a ragione, induce l'economista Daniel Cohen ad affermare che è forse necessaria una riflessione di ordine morale sul sistema economico cosi come sta regredendo. Insomma, la crisi, intervenuta nel pieno della mondializzazione, ha accelerato la svolta promossa da Reagan, dalla Thatcher e dal fallimento del comunismo, considerato non solo un antagonista ma un concorrente. Nicolas Sarkozy è stato eletto tre anni e mezzo fa come un candidato generoso di promesse. Il suo discorso è apparso più convincente, perché tratteggiava con maggior abilità un avvenire migliore di quello annunciato dalla socialista Ségolène Royal. Lo slogan che riassumeva la sua politica era accattivante : "chi lavora di più guadagna di più". Forzando la porzione di dirigismo (colbertismo) annidata in tanti politici francesi, di destra e di sinistra, il neo presidente si è presentato come un liberista. Un americano. La crisi lo ha costretto a riportare la politica al posto di comando, subordinando, in una certa misura, l'economia. La contraddizione tra il programma iniziale e la reazione alla crisi è risultata vistosa, e, secondo il politologo Jacques Julliard, ha suscitato smarrimento e delusione nell'elettorato di Sarkozy. Anche in quello popolare conquistato dal linguaggio condito di propositi di destra e di sinistra, e sedotto dall'idea che un liberismo equilibrato avrebbe ricondotto la Francia a una crescita rigogliosa. È stata poi devastante l'immagine di un Sarkozy intimamente legato al mondo dei ricchi, riaffiorata dopo un periodo in cui il personaggio aveva conquistato prestigio. I consensi sono crollati. Gli aveva giovato l'apparizione negli abiti dell'inquisitore, severo con i banchieri e i traders. Il suo infiammato intervento a Davos contro i responsabili del collasso finanziario e i suoi efficaci interventi sulla scena internazionale, durante la crisi in Georgia, avevano fatto dimenticare quello che i cronisti hanno chiamato il "periodo bling bling" : la festa al Fouquet's , sui Campi Elisi, con amici miliardari o celebri, la sera della sua elezione; il successivo viaggio sullo yacht del miliardario Bolloré; ma soprattutto la legge sul tetto fiscale che favorisce i grandi contribuenti. La sua immagine, deteriorata con la situazione economica, è peggiorata quando sono esplosi affari che non l'hanno coinvolto direttamente, ma che hanno sfiorato uomini a lui vicini, rammentando al grande pubblico i suoi rapporti con il mondo dei ricchi. Nelle manifestazioni tra Place de la République e Place de la Nation, e tra Place d'Italie e Les Invalides, nei giorni scorsi, molti striscioni e cartelli, ed anche molti slogan, erano dedicati a Sarkozy. Come se fosse il principale bersaglio della protesta, non solo in quanto responsabile della riforma sulle pensioni, ma anche come "amico dei ricchi". Il presidente ha detto un giorno di essere "il miglior nemico di se stesso ". Un'affermazione, non certo frequente tra gli uomini politici, rivelatrice di come l'autore sia potenzialmente capace di imparare e quindi di correggersi. Forse anche di recuperare, quando le ondate di protesta si saranno spente. Su questa possibilità si interrogano gli scettici sostenitori di Nicolas Sarkozy. (21 ottobre 2010)
|
L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it/22011-07-28
2011-07-21 Costi della politica, Fini: taglio di 151 milioni alla Camera fini 304 L'ufficio di presidenza della Camera ha approvato il piano proposto dal presidente Gianfranco Fini, che prevede tagli nel triennio per 110 milioni di euro al bilancio interno. Il piano, che sarà illustrato da Fini durante la Cerimonia del Ventaglio, ha avuto il voto favorevole di tutti i componenti ad eccezione di Mimmo Lucà (Pd), che si è astenuto. La Camera dei deputati risparmierà complessivamente 151 milioni di euro fino alla fine della legislatura. Lo ha spiegato il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso della cerimonia del Ventaglio. "La politica di contenimento della spesa - ha osservato - continua. Non abbiamo deciso adesso di ridurre la diaria e il rimborso eletto-elettore: lo avevamo deciso nel 2009, confermato nel 2010, nel 2011, 2012 e 2013. Alcune cose ci rendiamo conto che non le conosce la pubblica opinione perché non sono riportate con l'enfasi giusta". "La Camera - ha sottolineato Fini - restituirà al bilancio dello Stato 20 milioni nel 2011, 20 nel 2012 e 20 nel 2013. Sessanta milioni in tutto del danaro del contribuente in dotazione alla Camera verrà restituito al ministero dell'Economia. Non sanano certo i conti dello Stato, non sostituiscono l'introduzione del ticket sanitario ma è un significativo atto di responsabilità. Il risparmio complessivo da qui alla fine della legislatura sarà di 151milioni" articolati in risparmi su "spese su locazioni, su ristorazione, su beni e servizi, sull'autorimessa, sulla comunicazione". "Non è la politica che costa e men che meno la democrazia, ma gli apparati, il proliferare degli organi decisionali", sottolina poi il presidente della Camera durante la cerimonia del Ventaglio. "Non si può di certo pensare che si possano pagare i parlamentari a cottimo - replica il presidente alle dichiarazioni del ministro Roberto Calderoli - si possono pagare a presenza le diarie, ma non l'indennità dei parlamentari". Il presidente ribadisce che "c'è la necessità in Italia di individuare dove intervenire per snellire, semplificare e ridurre gli apparati ed i costi. Quello che serve non è una boutade sull'onda di un sentimento popolare o un'azione episodica ma occorre un'azione riformatrice". 21 luglio 2011
2011-07-04 Fininvest-Cir, nella manovra norma salva Silvio tremonti, industriali Berlusconi non ci dorme la notte. Il lodo Mondadori, e il possibile risarcimento di 750 milioni di euro che Fininvest dovrebbe dare a Fininvest gli tolgono il sonno. E così, confermando 16 anni di leggi ad personam, cerca vie di scampo. Questa volta ha pensato bene di approfittare della manovra per provare a risolvere i suoi problemi. Poche righe, riportate in coda al capitolo della manovra dedicato alla giustizia, ma di grande effetto: si tratta di due nuove norme del codice civile, già battezzate 'sospendi-risarcimentì, che potrebbero aver presto un impatto significativo sulla complessa vicenda del Lodo Mondadori. Se, infatti, la Corte d'appello di Milano confermerà la condanna di Fininvest a risarcire di 750 milioni la Cir di De Benedetti (o ridurrà la condanna ad una cifra comunque superiore a 20 milioni di euro), proprio una delle due nuove norme potrebbe correre in soccorso della holding della famiglia Berlusconi, sospendendo l'esecuzione della sentenza fino al definitivo pronunciamento della Cassazione. "Un insulto al Parlamento" per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. L'ennesima dimostrazione che sono "senza vergogna" per Donatella Ferranti, capogruppo democratica nella commissione Giustizia della Camera. "Se dovesse essere confermata - dice il presidente dell'Anm, Luca Palamara - si tratterebbe di una norma che nulla ha a che vedere con il tema dell'efficienza del processo civile, che determinerebbe un'iniqua disparità di trattamento, e che sarebbe, quindi, incostituzionale". Ma in cosa consistono le nuove norme previste dalla manovra? Le due modifiche riguardano gli articoli 283 e 373 del codice civile. Il primo articolo (283), nella sua attuale formulazione, prevede la possibilità per il giudice civile - in presenza di "gravi e fondati motivi" - di sospendere, in tutto o in parte, l'esecuzione della sentenza di primo grado, con o senza cauzione. Con la manovra, viene previsto un secondo comma dell'articolo, con il quale si stabilisce che la sospensione dell'esecuzione della sentenza di primo grado '"è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro" se la parte ricorrente "presenta idonea cauzione". L'articolo 373 stabilisce che "il ricorso per cassazione non sospende l'esecutività della sentenza" di secondo grado, lasciando tuttavia al giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata - "qualora dall'esecuzione possa derivare grave e irreparabile danno" - la facoltà di disporre "che l'esecuzione sia sospesa o che sia prestata congrua cauzione". Con la modifica dell'articolo introdotta con la manovra, viene meno il potere discrezionale del giudice per le condanne di importo superiore a 20 milioni di euro. La sospensione - dice la nuova norma - "è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a 20 milioni" se la parte presta "idonea cauzione". Per tornare al Lodo Mondadori, dunque, in caso di conferma o di riduzione della condanna di Fininvest ad una cifra comunque superiore a 20 milioni di euro, la Corte d'appello di Milano, sezione civile, su istanza dei legali di Fininvest, sarebbe obbligata a disporre la sospensione dell'esecuzione della sentenza, a condizione che la stessa Fininvest presti un'"idonea cauzione". 4 luglio 2011
Manovra, colpo alle pensioni. Tagli alle rinnovabili tremonti, industriali STRETTA SULLE PENSIONI Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni "dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps". "Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%". È quanto prevede il testo della manovra consegnato al Quirinale. Il taglio del 30% di "tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni" presenti in bolletta torna nel testo della manovra inviato al Quirinale. AUMENTA L'ETA' PENSIONABILE PER LE DONNE Confermato l'intervento per l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato. Si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032 con l'ultimo scaglione. È quanto si legge nell'articolo 18 del testo della manovra inviato al Quirinale. TAGLI ALLE RINNOVABILI "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - dice l'articolo 35 - a decorrere dal primo gennaio 2012 tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e gas naturale, previste da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30 per cento rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". L'entità degli incentivi, dei benefici e delle agevolazioni sarà rideterminata dal ministero dello Sviluppo su proposta dell'Autorità per l'energia entro 90 giorni. SFORBICIATA AI FONDI CONSOB Tagli del 20% a partire dal prossimo anno ai fondi della Consob, delle altre autorità indipendenti, del Csm e della Corte del conti. Lo prevede il testo della manovra trasmesso al quirinale. "A decorrere dall'anno 2012 - è scritto nell'articolo 5 del capitolo dedicato alla riduzione dei costi della politica e degli apparati - gli stanziamenti del consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (cnel), degli organi di autogoverno della magistratura ordinaria, amministrativa, contabile, tributaria, militare, nonchè delle autorità indipendenti, compresa la consob, sono ridotti del 20 per cento rispetto all'anno 2011". RIDOTTI I VOLI DI STATO I voli di Stato saranno limitati soltanto alle cinque massime cariche dello Stato, ossia al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Corte Costituzionale. Lo prevede la manovra, nel testo inviato al Quirinale. Nell'articolo, si sancisce che le eccezioni a questa regola "devono essere specificatamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato". TAGLI AL FINANZIAMENTO PARTITI "Un ulteriore taglio del 10%" al finanziamento dei partiti politici "cumulando così una riduzione complessiva del 30%". Lo prevede l'art. 6 della manovra inserito nel capitolo dei "tagli alla politica" del decreto della manovra che è stato consegnato al Quirinale. IL SUPERBOLLO A partire dal 2011, "per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt, da versare alle entrate del bilancio dello Stato". Lo prevede il testo della manovra inviato al Quirinale. STANGATA IRAP Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l'Irap sale al 4,65% mentre per le assicurazioni passa al 5,90%. È quanto riporta la bozza del decreto con la manovra consegnata al Quirinale. STANGATA SUI DEPOSITI TITOLI Il bollo che si applica alle comunicazioni relative al deposito di titoli può salire infatti fino a 380 euro se ha un ammontare complessivo a cinquantamila euro ed è gestito da una banca. L'importo varierà infatti in base al valore del "conto": dai 120 euro annuali per le comunicazioni di intermediari finanziari ai 150 per i conti inferiori ai 50 mila euro relativi a comunicazioni di depositi titoli presso banche, fino ai 380 euro annuali se si supera questa soglia. È quanto si legge nel testo della manovra inviato al Quirinale. 4 luglio 2011
2011-07-03 Camusso: non toccate le pensioni, in piazza il 15 camusso La Cgil "ha preannunciato una mobilitazione del 15 del sindacato pensionati: sarà una mobilitazione di tutti i territori per le pensioni, ma anche per la sanità è sui temi della crescita". Lo ha detto la segretario generale della Cgil, Susanna Camusso confermando la mobilitazione del sindacato sui temi della manovra economica. La segretario della Cgil ha quindi sottolineato l'iniquità della manovra per quanto riguarda il taglio alle rivalutazioni pensionistiche:"quando si parla dei mille e quattrocento euro si parla di mille euro netti. Sono le pensioni di operai, impiegati che spesso hanno raggiunto i 40 anni di lavoro, quel famoso ceto medio che bisognerebbe salvaguardare sul piano dei redditi e quindi dei consumi. Si tratta di un ceto che è stato già penalizzato con riduzioni delle pensioni che spesso gli servono anche a proteggere figli disoccupati". Per trovare risorse per fare la manovra "noi diciamo da lungo tempo innanzitutto che per prendere soldi bisogna rimettere in moto la crescita. E poi si deve prendere a chi guadagna di più, osserva ancora il segretario della Cgil che aggiunge: "non è vero che non ci sono situazioni dove non si potrebbero trovare risorse quando il 10% famiglie italiane detiene il 47% della ricchezza nazionale". Per questo, conclude Camusso, "noi diciamo che serve un riequilibrio. Si colpisca chi ha determinato questa crisi e si utilizzino le risorse per far stare meglio chi sta peggio e per far ripartire la crescita". 3 luglio 2011
Damiano: "Tolgono ai poveri per dare ai ricchi" di B. Di G. di Bianca Di Giovanni | tutti gli articoli dell'autore IMG "Niente di più falso. La nostra manovra era di segno nettamente opposto a quella attuale". Chi prova ad alludere a un parallelismo tra la manovra Prodi e quella attuale con Cesare Damiano, riceve una risposta tranchant: falso. L’ex ministro fornisce le cifre del suo intervento e prospetta i rischi di quello attuale. "Sacconi punta i piedi, Bossi punta i piedi, ma poi alla fine le pensioni ci sono sempre", osserva Damiano. Le trappole per i pensionati sono disseminate in tutti i provvedimenti targati Tremonti. Quanto all’ultimo, il segno è preciso: "Si toglie ai poveri per dare ai ricchi. Esattamente come si fa con le tre aliquote nel fisco". Eppure, si continua a dire che l’intervento prospettato è analogo a quello sugli assegni d’oro voluto da Prodi. "Niente di più falso. Al tempo del governo Prodi io avevo congelato per un anno la rivalutazione delle pensioni pari a 8 volte il minimo, con un risparmio di 140 milioni l’anno. Contemporaneamente avevo stanziato un miliardo e 300 milioni a vantaggio dei pensionati con un assegno fino a 700 euro al mese (una platea di 3,5 milioni di persone) attraverso la quattordicesima, che viene ancora distribuita nel mese di luglio. E non è finita qui". Cos’altro c’era? "Noi avevamo fatto anche l’intervento per ridurre lo scalone, quello sui lavori usuranti, che è entrato in vigore con tre anni di ritardo, e infine avevamo migliorato il meccanismo di totalizzazione dei contributi a vantaggio dei più giovani, portando la franchigia (cioè il perido contributivo che di fatto si perde, ndr) dai 6 anni agli attuali 3 anni. Per questo, ripeto, la nostra manovra aveva un segno assolutamente diverso rispetto a quella attuale. Oggi vengono coinvolti nei tagli 4,4 milioni di pensionati. Quello che aggiungo è che mentre Sacconi ripete la litania che le pensioni non vengono toccate, invece accade sempre che con le pensioni si fa sempre cassa. Ricordo che questo governo ha introdotto l’allungamento automatico di un anno (attraverso la finestra unica) anche per chi ha maturato 40 anni di contributi, e per chi esce dalla mobilità, che così resta senza alcun reddito, né la pensione, né lo stipendio. Ciliegina sulla torta: ha agganciato alla speranza di vita l’età di uscita forse già dal 2014, il che significa che ogni 3 anni l’età si alza di tre mesi. Sulle pensioni si è fatto di tutto". Però Sacconi ha puntato i piedi sull’innalzamento a 65 anni delle lavoratrici nel privato. Questo glielo riconosce? "Puntato i piedi? Mi risulta che quella misura c’è, sempre che le indiscrezioni che leggiamo sui giornali siano vere. È solo spostato più in avanti, ma c’è. E qui si tocca la vita di operaie e commesse, donne che fanno lavori faticosi, che si sono sobbarcate anche il lavoro di cura in casa, che hanno fatto figli e che spesso non riescono ad arrivare alla pensione di anzianità. Non si prevede neanche uno sconto di un anno per figlio, o uno per l’assistenza a familiari portatori di handicap. Nulla di nulla. Le donne non vedranno niente, così come non hanno finora visto le risorse derivanti dai risparmi dell’innalzamento dell’età per le pubbliche. Tutte promesse non mantenute". L’innalzamento è molto graduale a partire dal 2020. Forse è presto per lanciare l’allarme... "Abbiamo di fronte un governo che prima nega, poi fa una misura soft, poi la anticipa. Non mi stupirei se accadesse anche questo. Sarebbe la conferma di una manovra profondamente ingiusta, che si abbatte ferocemente sullo stato sociale". Tra le tante proteste, oggi c’è anche chi definisce queste misure socialmente giuste, perché i vecchi pagano per i giovani. Cosa ne pensa? "Mi sembra una tesi ardita, perché non mi pare che ci siano misure in favore dei giovani. Il Pd chiede ad esempio una misura in cui si dica che ciascun giorno di lavoro valga per la pensione. Sostanzialmente si chiede l’azzeramento della franchigia. Ebbene, non leggo nulla di tutto questo tra le indiscrezioni". Il governo annuncia anche una delega sul riordino dell’assistenza. Ha timori anche in questo campo? "Nessuno nega il fatto che i furbi debbano essere colpiti. Ma si finisce sempre per sparare nel mucchio, anche chi ha le carte in regola". In una manovra da 47 miliardi è difficile non toccare le pensioni... "Certo, sono stato io il primo a farlo. Ma va rispettato sempre il principio redistributivo: chi ha di più deve dare. Non mi pare sia così". 3 luglio 2011
Manovra, il governo prende tempo: il testo non è ancora al Quirinale napolitano primo piano con dietro bandiere "Poiché molti organi di informazione continuano a ripetere che la manovra finanziaria approvato dal governo nella seduta di giovedì scorso sarebbe al vaglio della Presidenza della Repubblica già da venerdì - si legge nella nota diffusa dal Quirinale - si precisa a tutto oggi la presidenza del consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". 3 luglio 2011
Un Suv val bene un taglio alla sanità Pdl in rivolta contro il superbollo di Alessandra Rubenni | tutti gli articoli dell'autore suv box Lo schiaffo ai pensionati? Bazzecole. I tagli alla sanità? Quisquilie. Nei cuori che battono più a destra, prima di tutto c’è il rombo del motore. Grossa cilindrata. E la battaglia più sentita è per salvarli, quei cavalli motore, dal macello del super-bollo. La voce di tanto popolo del Pdl si è già manifestata sulla bacheca virtuale di Spazio Azzurro. Così "vi perderete l’elettorato per strada", è uno degli avvertimenti arrivati dal web all’indirizzo di quella maggioranza di governo che alla fine nella manovra ha inserito anche il rincaro del bollo per le auto più potenti, dai 225 chilowattora in su. Categoria in cui rientrano i grandi Suv ma anche crossover e monovolume particolarmente dotate, macchine come la Ferrari, Maserati e Corvette, insieme ai modelli più potenti di Bmw X6, Mercedes SL 500, o l’Audi A8: per intendersi, quella usata da Berlusconi. "Motori" che non costano meno di 40mila euro e che negli ultimi giorni, insieme all’ipotesi della supertassa, sono stati al centro di veri e propri duelli dentro la maggioranza e motivo di grande preoccupazione. La tassa si alza, no, guai a chi la tocca. E quel superbollo entrava e usciva dalla bozza della manovra. "Non ci sarà", aveva smentito al Tg4 il sottosegretario all’Economia, Luigi Casearo. Sarà "una cosina di poco conto", rettificava poi il Cavaliere. Il quale, alla fine, ha mollato la spugna e niente di meno che al consiglio nazionale del Pdl si è giustificato: "Ho dovuto cedere dopo una lotta ostinata a una sola cosa che è contro il nostro programma elettorale: il bollo sui suv. Giulio Tremonti mi ha ricattato con un ragionamento ficcante e ho dovuto ammettere che un sacrificio i proprietari di quelle auto devono farlo". "Non volete rinunciare ai vostri privilegi, ma sacrificate senza problemi gli italiani. Indecenza! Mai più il mio voto", gli ha mandato a dire qualcuno, nella chat di Spazio Azzurro, che si è firmato "Casta Vergogna". Ma ormai - colpa di quel "ragionamento ficcante" - ingiustizia è fatta. 3 luglio 2011
2011-07-02 L'ira di Pd e sindacati: "Giù le mani dalle pensioni" IMG La stretta a sorpresa sulle pensioni sta facendo sollevare un coro di no tra le opposizioni e i sindacati. Le forbici della manovra colpiscono gli assegni previdenziali di livello relativamente modesto, come quelle da 1.400 euro al mese. Il decreto per la correzione dei conti pubblici prevedrebbe infatti la mancata rivalutazione per il biennio 2012-2013 delle pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè 2.300 euro al mese (il minimo delle pensioni inps 2011 è di 476 euro al mese), mentre quelle più basse, comprese tra 1.428 e 2.380 euro mensili, dovrebbero essere valutate per tenere conto dell'inflazione, ma solo nella misura del 45%. A ciò si aggiungerebbe l'allungamento dell'età minima di pensione che dal 2014 salirà di almeno tre mesi con l'anticipo dell'agganciamento automatico delle speranze di vita. "Si colpiscono le pensioni intorno ai 1.000 euro mensili netti", spiega Stefano Fassina, responsabile per il Pd di Economia e lavoro, visto che "dall'importo annuo indicato di 18mila euro va sottratto il 30 per cento di tasse". Dunque, precisa Fassina, "sono almeno 5 milioni i pensionati su cui ricadrà l'intervento". E questa, ha poi tenuto a sottolineare, "è sola una delle norme. Poi c'è il ticket che pesa soprattutto sui pensionati visto che più di altri ricorrono al servizio sanitario nazionale. E ancora, l'aumento da 34 a 120 euro del bollo sui titoli a partire dai 1.000 euro investiti; anche qui parliamo di piccoli risparmiatori spesso anziani". Da ultimo, ha proseguito, "c'è il colpo pesantissimo e insostenibile a Comuni, Province e Regioni, con 10 miliardi di tagli che vanno ad aggiungersi ai 13 miliardi dello scorso anno. Tutti gli amministratori, anche quelli leghisti, hanno già annunciato che dovranno tagliare i servizi sociali e assistenziali". Non ci stanno neanche le parti sociali. "I pensionati cominciano a pagare subito e subiranno un ulteriore peggioramento della loro condizione nei prossimi anni". Lo afferma Carla Cantone, segretario generale dello Spi Cgil, commentando la manovra e i tagli previsti alla previdenza e all'assistenza. Cantone annuncia anche una manifestazione il 15 luglio davanti Montecitorio per protestare contro le decisioni del Governo. "Tra i più colpiti - sottolinea Cantone - saranno gli assegni previdenziali di importo medio, la maggioranza del totale dei pensionati, quelli che percepiscono intorno agli 800 euro netti, che, oltre a essere tassati maggiormente, avranno una riduzione drastica dell'assistenza socio sanitaria, un ulteriore balzello per salvaguardare la loro salute". Per il segretario confederale della Cgil, Vera Lamonica si tratta di "una misura inaccettabile, inserita in una manovra che ancora una volta colpisce i soliti noti" a cui il sindacato "si opporrà con forza anche con la mobilitazione". Alt anche dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. "Il governo ed il parlamento devono correggere il provvedimento che blocca la rivalutazione delle pensioni", dice. E aggiunge: "La norma rende ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni". Quello che si aspetta, Bonanni è "non solo un chiarimento dal governo", ma anche che il parlamento corregga "questa palese iniquità, individuando nella riduzione dei livelli amministrativi, negli sprechi e nei costi impropri della politica, la copertura necessaria per dare soluzione ad un provvedimento ingiusto e socialmente non sostenibile". Per Vendola "la manovra Berlusconi-Tremonti candida chi dirige le amministrazioni territoriali, presidenti di regione, di province e sindaci a diventare esclusivamente dei curatori fallimentari". "La manovra - prosegue il leader di Sel - era partita con gli effetti speciali degli annunci, che riguardano sempre il futuro, mai il presente, degli tagli alla casta e alla politica. E poi quando uno osserva il contenuto vero della manovra capisce, guardando ad esempio l'incredibile vicenda del blocco delle pensioni, che si tratta della patrimoniale sui ceti medio bassi del nostro Paese. È la patrimoniale sui poveri. Nient'altro". A nulla sono servite le precisazioni dell'Inps, che in una nota spiega che "quello adottato nella manovra è un meccanismo di rivalutazione a fasce per cui tutte le pensioni sono oggetto di rivalutazione, anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione". In questo modo le pensioni più basse, fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra tre e cinque volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre cinque volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380, mentre il blocco della rivalutazione scatterà nella quota superiore a 2.380 euro mensili. 2 luglio 2011
Intanto Tremonti grazia i parlamentari: niente tagli ai costi della politica di Bianca Di Giovanni | tutti gli articoli dell'autore BERLUSCONI FRATTINI TREMONTI TRISTE CAMERA Tante parole, pochi fatti. Mentre il paese si prepara ad affrontare una stangata senza precedenti, sui costi della politica il "moralizzatore" Giulio Tremonti si salva con una commissione guidata dal presidente dell’Istat, che studierà la questione, e proporrà gli interventi che dovranno ispirarsi alla prassi europea. È questo quello che prevede la manovra da 47 miliardi in quattro anni varata ieri dal consiglio dei ministri dopo un esame di oltre quattro ore. Quello delle spese per la "casta" è il tema con cui il ministro aveva deciso di aprire la sua (forse ultima) manovra, tanto che l’ultima bozza circolata iniziava proprio da lì. Ma sul testo entrato in consiglio compariva solo il titolo: la pagina era ancora bianca. Ci è voluto anche un incontro tecnico a metà riunione, per partorire una soluzione siffatta. Ma non è finita qui. I risultati dell’indagine, spiega il ministro, diventeranno efficaci nella prossima legislatura. Insomma, per ora proprio nulla di nulla. E il ministro ha anche il coraggio di annunciare che "ci sarà l’election day". ecco, appunto. Proprio quello che il suo governo non ha concesso in occasione degli ultimi referendum. Il ministro non dice di più. A chi gli chiede ulteriori notizie, risponde: "Voi giornalisti siete deviati". Secondo lui, evidentemente, il Paese deve subire la stangata senza neanche conoscerla. Il testo della manovra era entrato in consiglio dei ministri già in parte modificato rispetto ai desiderata di Giulio Tremonti. Ad essere rivisitato è stato il superbollo, che alla fine viene applicato solo alle auto potenti. Restano invece tutti interi i tagli per Regioni, Province e Comuni. Meno servizi e soprattutto meno sanità. Nel 2014 si arriverà a quasi 10 miliardi in meno, sommando il taglio di 3,2 miliardi nel 2013 e di altri 6,5 l’anno successivo. Naturalmente, è tutto spostato in avanti. Saranno altri a dover chiedere conto dei risparmi. I ticket invece tornano già dall’anno prossimo: 10 euro sulla diagnostica e 25 per i codici bianchi del pronto soccorso. Così il governo mette le mani nelle tasche degli italiani più deboli. Tremonti parla di azzeramento del deficit nel 2014, come "dovere etico". Ma non è affatto certo che le misure scritte nero su bianco raggiungeranno quell’obiettivo. Soprattutto perché difficilmente il paese potrà reggere una stretta di questo tipo. Quest’anno una correzione di un miliardo e mezzo, l’anno prossimo di 5 e mezzo, 20 miliardi nel 2013 e altrettanti nel 2014. Credibile? Il consiglio approva anche la delega fiscale, che dovrà riformare il fisco nei prossimi tre anni. Anche qui, restiamo nel futuribile. Se la storia insegna, anche questa riforma resterà nel libro dei sogni, come i due precedenti tentativi di Tremonti. Si confermano le tre aliquote (20%, 30% e 40%), l’Iva sarà aumentata gradualmente (salta l’ipotesi di maggiorazione immediata dell’1% per gli scaglioni al 20% e al 10%), si annuncia la nuova tassa di servizio, che ingloberà sette prelievi (di registro; ipotecarie e catastali; di bollo; sulle concessioni governative; sui contratti di borsa; sulle assicurazioni; sugli intrattenimenti). Quanto alle rendite, la delega prevede un allineamento "verso il 20%". Insomma, non c’è una indicazione secca. Restando in campo fiscale, non è ancora chiaro al momento se nella manovra sia stato confermato il prelievo dello 0,15% sulle transazioni finanziarie, esclusi i titoli di Stato. Pare invece sia saltata (ancora non è chiaro) la tassa del 35% sulle transazioni delle banche. Un capitolo corposo riguarda il pubblico impiego, con il prolungamento del blocco del turn-over e il congelamento degli scatti. Si prevede anche una stretta sulle visite fiscali, previste già dal primo giorno di malattia. Intervento anche sulle pensioni d’oro: stop per il biennio 2012-2013 alla rivalutazione automatica delle pensioni di fascia alta, quelle superiori a 30.500 euro (5 volte il minimo Inps). Per le pensioni tra 18.300 e 30.500 euro la rivalutazione si riduce del 50%. Stretta sulle pensioni di reversibilità nei casi di matrimoni "stretegici": è la norma che la Lega ha appellato come "anti-badante". Gli enti previdenziali privati saranno "supervisionati" dalla Covip, a cui si danno nuovi poteri. Passa la norma per le imprese dei giovani under 35: un forfait fiscale del 5%. Per ridurre il numero delle pendenze giudiziarie e quindi concentrare gli impegni amministrativi e le risorse "sulla proficua e spedita gestione del procedimento". Resiste anche la norma che amplia le opzioni di destinazione del 5 per mille, inserendo anche la cultura. Un lungo capitolo riguarda la riforma di Cinecittà. Sui giochi arriva la stretta sulle scommesse clandestine. 1 luglio 2011
S&P's boccia la manovra: inutile standard poor 304 Niente da fare. La manovra varata ieri dal Governo, dopo una riunione fiume e una sospensione per decidere su come (non) tagliare i costi della politica, non convince Standard & Poor's. L'agenzia di rating dichiara in una nota che nonostante il provvedimento correttivo dei conti pubblici, "restano sostanziali rischi per il piano di riduzione del debito principalmente a causa della debole crescita". Le svolte epocali annunciate nei giorni scorsi, le frustate all'economia promesse, tutto si sgonfia di fronte agli occhi degli osservatori internazionali. 1 luglio 2011
2010-11-09 Giovanardi: "La biotecnologia toglie diritti ai figli" Il governo in crisi, la maggioranza a pezzi e il premier impelagato nei suoi scandali. Ed ecco che i ministri e i componenti dell'esecutivo si lanciano in interventi alla disperata per arginare la fuga di consenso dei cattolici. E così ecco Maurizio Sacconi, titolare del welfare, annunciare alla Conferenza nazionale della famiglia che: "Sostegni e aiuti economici vanno dati solo alla famiglia naturale, fondata sul matrimonio, ed orientata alla procreazione". Sacconi ha anche annunciato che sarà rivista l'Isee e sarà creato un "casellario delle famiglie". Il ministro del Welfare aggiunge: "E' una stronzata" dire che il problema del piano Giovanardi per la famiglia sia quello delle risorse. Queste "devono essere riallocate e riorganizzate, ma non dimentichiamo quanto spediamo per la famiglia. Non avremmo un grande debito pubblico se non avessimo una forte dimensione della spesa diretta e indiretta attraverso il Fisco. Parliamo di 37 miliardi di prestazioni Inps al netto delle pensioni. Solo per la non autosufficienza le prestazioni valgono 16 miliardi, 10 in senso stretto per la famiglia, e le agevolazioni fiscali in senso stretto per la famiglia ammontano a 18 miliardi". Quando parla Carlo Giovanardi, sottosegretario alle Politiche per la famiglia, la polemica è assicurata. L'ultima in ordine di tempo: il suo discorso sempre alla Conferenza della famiglia. Proprio da questo palco, il sottosegretario ne ha "partorita" un'altra. Ha lanciato l'allarme sulla natalità in Italia e si è scagliato contro "i progressi della scienza e le biotecnologie che possono togliere ai figli - ha sottolineato - il diritto di nascere all'interno di una comunità d'amore e con una identità certa paterna e materna". Non solo. Durante il suo intervento alla Conferenza nazionale della famiglia, Giovanardi ha difeso la legge 40 sulla procreazione assistita che, a suo parere, rappresenta "una diga" la rottura della quale "aprirebbe la porta a inquietanti scenari, tornando a un vero e proprio far west della provetta dove sin dal primo momento il concetto costituzionale di famiglia andrebbe irrimediabilmente perduto". Immediate le reazioni: CARLO FLAMIGNI, ginecologo e membro del Comitato nazionale di bioetica (Cnb): "Le affermazioni del sottosegretario Carlo Giovanardi, secondo il quale le biotecnologie "tolgono diritti" ai figli, rappresentano "un cumulo di sciocchezze e sono di un' anti storicità esemplare". La biotecnologia, ha aggiunto l'esperto, "è il risultato della ricerca scientifica ed è finalizzata a far diminuire la sofferenza delle persone, fermo restando che se ne faccia un uso corretto". Giovanardi, ha concluso Flamigni, "è piuttosto il portavoce dei cappellani, ma non della società o della scienza". IGNAZIO MARINO, senatore Pd: "Il ministro Giovanardi si preoccupa delle famiglie in modo davvero inusuale, affermando che debba esserci una identità certa, paterna e materna, traccia di fatto una differenza tra famiglie buone e cattive, tra 'pure' e meno pure. L'intento discriminatorio e al limite del razzismo". 08 novembre 2010
Napolitano: "Famiglia è una straordinaria risorsa per l'intera collettività" "La famiglia è una straordinaria risorsa per l'intera collettività, è fondamento insostituibile per lo sviluppo e il progresso di una società aperta e solidale". lo ha scritto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato in occasione della seconda conferenza nazionale "Famiglia: storia e futuro di tutti", organizzata a Milano dalla presidenza del consiglio dei ministri. "Sostenere e salvaguardare il miglior svolgimento delle sue funzioni- ha aggiunto il presidente Napolitano- costituisce una doverosa attuazione dei principi sanciti al riguardo dalla carta costituzionale. La complessità dei temi all'esame della conferenza richiama tutti i soggetti istituzionali all'esigenza di affrontare con determinazione e lungimiranza i problemi principali che ostacolano il formarsi delle famiglie: la precarietà e l'instabilità dell'occupazione, la difficoltà di accesso ai servizi e sostegni pubblici e la loro disomogenea distribuzione sul territorio nazionale". "Un'assistenza particolare- ha concluso il messaggio il capo dello Stato- deve essere inoltre prestata a quei nuclei familiari che, anche a causa delle ulteriori difficoltà provocate dalla crisi economica, che si aggiungono ad antichi squilibri, sono più esposti al disagio e all'esclusione sociale. confidando che da questa importante assise possano emergere proposte costruttive e deliberazioni impegnative a tal fine, invio i più cordiali auguri di fruttuoso lavoro a tutti i partecipanti alla conferenza da lei promossa". 08 novembre 2010
2010-10-24 Francia, il Senato approva la riforma pensioni di Sarkozy Nonostante gli scioperi a oltranza, le proteste di piazza, e l'ostruzionismo dell'opposizione che ha fatto slittare il voto di una settimana, il Senato francese ha dato il proprio via libera - dopo oltre 150 ore di dibattito - alla contestatissima riforma delle pensioni, uno dei provvedimenti chiave del presidente Nicolas Sarkozy. Mentre nel Paese continuano i disagi, a partire dalla penuria di benzina in molte stazioni di servizio, dovuta allo sciopero delle raffinerie e al blocco di alcune riserve di carburante. "Questo è il momento della lucidità, della responsabilità e del coraggio. Non è voltandosi verso il passato che proteggeremo il nostro modello sociale. Non rimarremmo una grande nazione attaccandoci a simboli del passato", ha detto poco prima del voto in aula al Senato il ministro del lavoro Eric Woerth. Per indebolire la mobilitazione il governo spera ora nelle vacanze di Ognissanti, che cominciano proprio questa sera. Anche se i sindacati non demordono e assicurano che la protesta continuerà, con due nuovi scioperi indetti per il 28 ottobre e il 6 novembre, appoggiati da due francesi su tre secondo un sondaggio. Mentre una nuova mobilitazione studentesca è annunciata per martedì, quando molti giovani saranno lontani dai banchi di scuola. "La riforma sarà definitivamente approvata dal parlamento fra martedì sera e mercoledì", ha spiegato nel primo pomeriggio lo stesso Woerth. Lunedì mattina si riunirà la commissione mista paritaria deputati-senatori per concordare un testo unificato e poi la palla ripasserà al Parlamento, che si esprimerà in via definitiva sulla manovra, che prevede l'innalzamento dell'età pensionabile da 60 a 62 anni. Secondo il governo, queste misure sono indispensabili per la sopravvivenza del sistema previdenziale. Al minimo nei sondaggi, Sarkozy considera il testo di legge la "madre di tutte le riforme", simbolo del suo impegno per cambiare la Francia, a 18 mesi dal voto presidenziale del 2012. Tanto che davanti alle proteste di piazza e all'ostruzionismo dall'opposizione, ieri ha scelto la linea dura ricorrendo per la prima volta dall'inizio del suo mandato all'articolo 44 della costituzione, che permette una sorta di 'rito abbreviatò in Senato, 'ghigliottinando' la valanga di emendamenti dell'opposizione. Una mossa che ha fatto infuriare la sinistra e contribuito a ricompattare i sindacati. "La battaglia non finisce qui, perchè lunedì c'è ancora un dibattito in commissione paritaria mista e il testo dovrà nuovamente passare al vaglio di deputati e senatori", ha assicurato il capogruppo dei socialisti al Senato, Jean-Pierre Bel. Intanto, anche oggi la Francia ha visto disagi nella scuola, alle pompe di benzina e in diversi settori dell'economia, a partire da migliaia di Pmi, particolarmente esposte allo stop delle raffinerie. Il ritorno alla normalità "richiederà ancora diversi giorni", avverte l'industria petrolifera, mentre il ministro dell'Energia Jean-Louis Borloo, ha detto che sono ancora a secco "tra il 20 e il 21%" delle 12.300 stazioni di servizio. In alcune località della Francia, la prefettura di polizia ha deciso di limitare le scorte a 30 litri per le auto e a 150 litri per i mezzi pesanti. Questa mattina, la polizia ha anche dovuto sbloccare con la forza l'accesso alla raffineria di Grandpuits - principale fonte di approvvigionamento della regione parigina - ostacolato dai manifestanti. Blocchi anche nel traffico portuario e nella raccolta dei rifiuti a Marsiglia. 22 ottobre 2010
|
il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com/22011-07-28 Inchiesta sui farmaci, Guardia di Finanza nella sede di Bristol Myers Squibb Italia Cronologia articolo 28 luglio 2011 Avrebbero gonfiato notevolmente i prezzi di vendita dei farmaci commercializzati, ottenendo un indebito rimborso di oltre un miliardo di euro dal Servizio sanitario nazionale. È l'accusa rivolta dalla Procura della Repubblica di Firenze alla multinazionale Bristol Myers Squibb Italia, che avrebbe messo in atto la truffa assieme al gruppo Menarini. Nei confronti della società sono state effettuate oggi delle perquisizioni dalla Gdf. L'ipotesi degli inquirenti è che entrambi i gruppi industriali abbiano messo in atto comportamenti finalizzati a ottenere, attraverso una serie di artifici e raggiri, l'inserimento nel Prontuario farmaceutico nazionale di farmaci commercializzati sia da Menarini che da Bristol Myers Squibb, a prezzi notevolmente gonfiati rispetto al costo effettivamente sostenuto. La "cresta" sui farmaci L'ipotesi di frode su cui lavorano gli inquirenti non riguarderebbe quindi la qualità dei farmaci ma la sovrafatturazione dei costi sostenuti dalla Bms Italia per l'acquisto dei principi attivi (Pravastatina, Fosinopril, Captopril, Aztreonam) utilizzati per la produzione e la vendita di farmaci impiegati nella cura di malattie cardiache e di battericidi (anch'essi impiegati per il trattamento di particolari patologie cardiache), per i quali e previsto il rimborso da parte del Servizio sanitario nazionale. Una truffa internazionale La vicenda è collegata all'inchiesta che sempre la procura di Firenze sta conducendo sul gruppo Menarini, nella quale sono indagati i vertici dell'azienda. Secondo i magistrati il gruppo, attraverso società che avevano come compito quello di aumentare il costo dei principi attivi acquistati, era riuscito ad ottenere un prezzo di vendita dei farmaci più alto rispetto al prezzo reale. In questo contesto la Bristol Myers Squibb, fin dal 1984, avrebbe concesso al gruppo Menarini la licenza non esclusiva per il confezionamento e la vendita in Italia di farmaci preparati sulla base proprio di quei principi attivi, con l'indicazione dei prezzi alterati a seguito della sovrafatturazione degli stessi principi attraverso complesse operazioni commerciali internazionali tra società dello stesso gruppo Bms.
Un anno in meno per la specializzazione in medicina Cronologia articolo 28 luglio 2011 La specializzazione universitaria per i medici durerà un anno in meno, passando da sei a cinque anni per la chirurgia, da cinque a quattro per la medicina o a tre per alcune aree particolari. È quanto prevede la riforma del percorso di studi in Medicina presentata oggi a palazzo Chigi dai ministri dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, e della Salute, Ferruccio Fazio. Si lavora tre anni prima Altra agevolazione del percorso di formazione consiste nell'ingresso alla pratica clinica già a metà della specializzazione. "Questo significa - ha spiegato il ministro Fazio - che, rispetto ad ora, i medici inizieranno a lavorare negli ospedali, con regolari contratti di lavoro, circa tre anni prima" guadagnando tempo e acquisendo più formazione pratica e competenze. articoli correlati Fazio: Italia tra i primi in Europa per l'informatizzazione della sanità Meno scuole di specializzazione Dal canto suo il ministro Gelmini ha spiegato che "continua la selezione delle sedi dove sono attivate le scuole di specializzazione, al fine di garantire che solo le sedi effettivamente più qualificate dal punto di vista scientifico possano ospitare le scuole. In tre anni - ha aggiunto la titolare di viale Trastevere - si è passati da 1.800 a 1.100 scuole". La riforma prevede inoltre la possibilità di svolgere contemporaneamente il dottorato e la specializzazione, "consentendo - ha sottolineato Gelmini - di accorciare ulteriormente il percorso di studi ed entrare nel mondo del lavoro più rapidamente, come accade all'estero e nei migliori sistemi informativi". La laurea in medicina resta di sei anni Quanto infine all'accorciamento del corso di laurea in medicina e all'inserimento del tirocinio valutativo all'interno del corso di studi, il ministro dell'Istruzione ha precisato che "l'intenzione dell'Italia è di confermare la durata di sei anni del percorso di laurea, mentre il tirocinio valutativo di 3 mesi, che oggi si svolge dopo la laurea, verrà incorporato nella stessa. In questo modo, l'esame di laurea ingloberrebbe l'esame di Stato, permettendo di conseguire quindi una laurea abilitante. Questa scelta - ha concluso Gelmini - dovrà avvenire previo confronto in sede europea, per garantire l'uniformità delle scelte del nostro ordinamento con quelle dell'Europa". A proposito invece dell'esame dalla doppia valenza, il ministro della Salute ha voluto ricordare che qualora questo venisse realizzato sarebbe necessario prevedere la presenza dei rappresentanti degli ordini dei medici.
2011-07-04 Nella bozza della manovra sospensione per le condanne superiori a 20 milioni. Vi può rientrare il lodo Mondadori di Giovanni NegriCronologia articolo 4 luglio 2011 Giudice obbligato a congelare le maxicondanne in primo grado e in appello. Questo il significato di due disposizioni introdotte nell'ultima versione della manovra. Modificando due norme del Codice di procedura civile viene stabilito il vincolo, sinora era prevista una semplice facoltà, per l'autorità giudiziaria di sospendere l'esecuzione della condanna da 10 milioni in poi, in primo grado, e da 20 milioni in avanti in appello. La sospensione scatta fino al verdetto del successivo grado di giudizio (appello o Cassazione). La parte interessata al blocco dovrà presentare una cauzione. In una prima versione della norma si disponeva in senso contrario sanzionando fino a 10mila euro le istanze di sospensione manifestamente infondate. video Napolitano indica alla sinistra una cultura di governo documenti La platea e la norma articoli correlati Bersani: un insulto al Parlamento la norma che sospende i riarcimenti. Idv: Napolitano non firmerà Vedi tutti " A potere beneficiare della novità, una volta in vigore, potrà essere Fininvest che attende in questi giorni la sentenza di appello nella causa sul Lodo Mondadori. In primo grado Fininvest è stata condannata a risarcire al gruppo De Benedetti 750 milioni di euro a titolo di risarcimento del danno subito per la corruzione nella vicenda giudiziaria che si concluse con l'assegnazione della casa editrice al gruppo di Silvio Berlusconi. Per effetto della norma, Fininvest, se condannata, con il pagamento di una cauzione, eviterà comunque ogni pagamento sino alla pronuncia di Cassazione. LA PRIMA VERSIONE All'articolo 283 del codice di procedura civile è aggiunto, infine, il seguente comma: "Se l'istanza prevista dal comma che precede è inammissibile o manifestamente infondata il giudice, con ordinanza non impugnabile, può condannare la parte che l'ha proposta ad una pena pecuniaria non inferiore ad euro 250 e non superiore ad euro 10.000. L'ordinanza è revocabile con la sentenza che definisce il giudizio". QUELLA ATTUALE Al codice di procedura civile sono apportate le seguenti modificazioni: a) all'articolo 283, dopo il primo comma è inserito il seguente: "La sospensione prevista dal comma che precede è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione". b) all'articolo 373, al primo comma, dopo il secondo periodo è inserito il seguente: "La sospensione prevista dal presente comma è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a venti milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione".
Manovra al Colle: imposta di bollo per i depositi titoli. Il ministro Romani smentisce tagli agli incentivi per le rinnovabili Cronologia articolo 4 luglio 2011 Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Lo prevede il testo definitivo del decreto legge sulla Manovra che é stato trasmesso al Quirinale e che Radiocor anticipa. Si passa da 10 euro per quello mensile a 120 per quello annuale; dal 2013, poi, per importi sotto i 50mila euro da 12,50 euro a 150 e per quelli sopra i 50mila euro da 31,66 a 380 euro. Il decreto è di 39 articoli e due allegati e dovrà essere esaminato e controfirmato da Giorgio Napolitanoprima della sua pubblicazione in Gazzetta. video Napolitano indica alla sinistra una cultura di governo documenti La platea e la norma articoli correlati L'Ocse promuove la manovra italiana: in linea con le nostre raccomandazioni Nella bozza della manovra sospensione per le condanne superiori a 20 milioni. Vi può rientrare il lodo Mondadori Vedi tutti " Sovrattassa auto di 10 euro In arrivo anche una sovratassa di dieci euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225. Il decreto legge manovra nella sua versione definitiva mette a punto la misura sulle auto potenti. Sì all'election day Nel testo il Capo primo é dedicato al taglio dei costi della politica, stipendi, benefit, auto e voli blu, finanziamento ai partiti ed election day, tutto a partire dalle prossime elezioni. Tra le novità, spicca un ulteriore taglio del 10% al finanziamento dei partiti politici "cumulando così una riduzione complessiva del 30 per cento". A decorrere dal 2012 scatta "l'election day". Le elezioni Amministrative e quelle Politiche si volgeranno "in un'unica data nell'arco dell'anno". Lo prevede l'art. 7 della manovra. Se "nel medesimo anno" si svolgono anche le elezioni Europee, l'election day si terrà "nella data stabilita per le elezioni del Parlamento Europeo". Aerei blu solo per le prime 5 alte cariche dello Stato Aerei Blu poi solo per le 5 massime cariche dello Stato. Lo prevede l'art. 3 del testo della Manovra inviato al Quirinale dal titolo "Aerei Blu". "I voli di Stato devono essere limitati al presidente della Repubblica, ai presidenti di Camera e Senato, al premier e al presidente della Corte Costituzionale" recita il primo comma. Il secondo comma prevede che le "eccezioni" siano "specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato". Confermati invece i limiti delle auto blu. Li prevede l'art. 2 del testo della Manovra. "La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc". Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato ai presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale, al presidente del Consiglio e "le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza". Le auto blu attualmente in servizio "possono essere utilizzate solo fino alla loro dismissione o rottamazione e non possono essere sostituite". Con un Dpcm sono poi disposti "modalità e limiti di utilizzo delle autovetture di servizio al fine di ridurne numero e costo".
La Manovra è stata trasmessa al Colle. Sì all'imposta di bollo variabile per i depositi titoli Cronologia articolo 4 luglio 2011 Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Lo prevede il testo definitivo del decreto legge sulla Manovra che é stato trasmesso al Quirinale e che Radiocor anticipa. Si passa da 10 euro per quello mensile a 120 per quello annuale; dal 2013, poi, per importi sotto i 50mila euro da 12,50 euro a 150 e per quelli sopra i 50mila euro da 31,66 a 380 euro. Il decreto é di 39 articoli e due allegati e dovrà essere esaminato e controfirmato da Giorgio Napolitano prima della sua pubblicazione in Gazzetta. Sovrattassa auto di 10 euro In arrivo anche una sovratassa di dieci euro per ogni chilowatt di potenza oltre i 225. Il decreto legge manovra nella sua versione definitiva mette a punto la misura sulle auto potenti. Nel testo il Capo primo é dedicato al taglio dei costi della politica, stipendi, benefit, auto e voli blu, finanziamento ai partiti ed election day, tutto a partire dalle prossime elezioni. Tra le novità, spicca un ulteriore taglio del 10% al finanziamento dei partiti politici "cumulando così una riduzione complessiva del 30 per cento". Aerei blu solo per le prime 5 alte cariche dello Stato Aerei Blu poi solo per le 5 massime cariche dello Stato. Lo prevede l'art. 3 del testo della Manovra inviato al Quirinale dal titolo "Aerei Blu". "I voli di Stato devono essere limitati al presidente della Repubblica, ai presidenti di Camera e Senato, al premier e al presidente della Corte Costituzionale" recita il primo comma. Il secondo comma prevede che le "eccezioni" siano "specificamente autorizzate, soprattutto con riferimento agli impegni internazionali e rese pubbliche sul sito della presidenza del Consiglio dei ministri, salvi i casi di segreto per ragioni di Stato". Confermati invece i limiti delle auto blu. Li prevede l'art. 2 del testo della Manovra. "La cilindrata delle auto di servizio non può superare i 1600 cc". Fanno eccezione le auto in dotazione al Capo dello Stato ai presidenti del Senato, della Camera e della Corte Costituzionale, al presidente del Consiglio e "le auto blindate adibite ai servizi istituzionali di pubblica sicurezza". Le auto blu attualmente in servizio "possono essere utilizzate solo fino alla loro dismissione o rottamazione e non possono essere sostituite". Con un Dpcm sono poi disposti "modalità e limiti di utilizzo delle autovetture di servizio al fine di ridurne numero e costo". Sì al taglio degli incentivi per ridurre le bollette energetiche Confermato pure il taglio del 30% degli incentivi per alleggerire le bollette energetiche. "Allo scopo di ridurre il costo finale dell'energia per i consumatori e le imprese - si legge nel testo del provvedimento - a decorrere dal 1° gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni, comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti sono ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010". Sarà però il ministro dello Sviluppo economico a rideterminare l'entità degli incentivi, dei benefici e delle altre agevolazioni. Benzina, ok no-oil e self, ma niente sigarette Nel testo finale della manovra ci sono anche le nuove norme sulla razionalizzazione della rete dei carburanti, con la possibilità di vendita di prodotti no-oil e l'estensione massiccia dei self service. Rispetto alle prime bozze, però, sparisce la possibilità di vendita di tabacchi, che viene invece sostituita con quella di "pastigliaggi", vale a dire caramelle, merendine e dolciumi preconfezionati. L'articolo 28 della manovra conferma invece le prime indiscrezioni: ogni impianto dovrà essere dotato di self service con pagamento anticipato che dovrà funzionare anche in presenza del gestore; i distributori potranno vendere alimenti, bevande, quotidiani, periodici e, appunto, pastigliaggi; vengono introdotte differenti tipologie contrattuali per l'approvvigionamento; il fondo per la razionalizzazione della rete potrà essere usato (massimo per il 25%) per contributi alla chiusura degli impianti; i comuni dovranno individuare gli impianti da chiudere. L'esame parlamentare della manovra per la conversione in legge del decreto inizierà al Senato. Per domani è prevista una conferenza dei capigruppo che potrebbe definire i tempi della prima lettura da parte di palazzo Madama.
4 luglio 2011 - 13:04 energia. rinnovabili. indiscreto. ci risiamo. calderoli ripropone il taglio degli incentivi. ci risiamo. a quanto mi risulta da più fonti diverse, il ministro della semplificazione roberto calderoli avrebbe ripresentato la norma taglia-incentivi su luce e gas. giovedì scorso il testo, dopo la discussione in pre-consiglio, era stato proposto al consiglio dei ministri ed era stato bloccato dal ministro dello sviluppo economico, paolo romani. ne avevo scritto diffusamente in queste pagine, con molti commenti dei lettori, e in un articolo pubblicato sull'edizione cartacea sole 24 ore. ora il testo tornerebbe all'attenzione, sotto forma di aggiunta all'articolo 35 della manovra. il testo di giovedì scorso era: 10. allo scopo di ridurre il costo finale dell’energia per i consumatori e le imprese, a decorrere dal 1° gennaio 2012, tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni comunque gravanti sulle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti, sono ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010.
11. in attuazione del comma 10, con decreto del ministero dello sviluppo economico, adottato su proposta dell’autorità del gas e dell'energia elettrica entro 90 giorni, è rideterminata l’entità degli incentivi, benefici e agevolazioni. (chi copia, linki la fonte) difficilmente calderoli ha lasciato uguale il testo, perché la versione di giovedì avrebbe prodotto effetti preoccupanti: - riduzione del 3% delle bollette dei luce e gas, con finalità di ridare alla lega nord il consenso della base delle piccolissime imprese e dei consumatori domestici dell'alta italia - modestissimo effetto di immagine perché il 3% non si sente nelle bollette, e basta uno scherzo delle quotazioni del petrolio per rendere invisibile ogni beneficio - riduzione del 30% degli incentivi alle fonti rinnovabili di energia, con arrabbiatura delle migliaia di famiglie che hanno messo i pannelli solari sul tetto (soprattutto in lombardia e veneto) - riduzione del bonus sociale che assegna uno sconto sulle bollette delle famiglie povere - riduzione degli incentivi cip6 a raffinerie con gassificazione, centrali turbogas ciclo combinato, inceneritori con ricupero di energia - riduzione dei sussidi alle fs (la corrente dei treni), all'industria dell'alluminio primario (come alcoa), all'acciaieria thyssenkrupp di terni - riduzione dei fondi per gli oneri nucleari (sogin) e altre voci. (ringrazio il senatore del pd francesco ferrante)
2011-07-03 Manovra: ecco chi vince e chi perde con il nuovo prelievo sulle rendite. BoT e fondi alla prova della riforma di M. Cellino. All'interno un articolo di L. SerafiniCronologia articolo 03 luglio 2011 Tutti pronti con la calcolatrice: i risparmiatori per fare i conti con i propri investimenti, le banche per riformulare le offerte in modo da non lasciarsi sfuggire clienti e, anzi, di partire al contrattacco per conquistarne nuovi. L'armonizzazione al 20% dell'aliquota sulle rendite finanziarie contenuta nella delega per la riforma fiscale non sarà certo un fulmine a ciel sereno (se ne parla da almeno un decennio), ma qualche cambiamento nei comportamenti di investimento delle famiglie e nelle strategie allo sportello potrebbe pur provocarlo. Vista a grandi linee, la riforma tenderà ad avvantaggiare i conti correnti bancari in tutte le sue forme (tradizionali, online, deposito vincolato): finora erano tassati al 27%, a breve il prelievo si ridurrà al 20%. Al contrario, altre forme di impiego del denaro quali azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento, Etf, certificati di investimento, pronti contro termine, buoni postali fruttiferi subiranno un aumento dell'aliquota dal 12,5% attuale al 20%. I titoli di Stato saranno invece esclusi dalla manovra e la trattenuta su BoT, BTp e simili resterà invariata al 12,5%. Sotto l'aspetto pratico, l'investitore non andrà incontro a una vera e propria rivoluzione: se l'intenzione è quella di investire in un'azione, lo si continuerà a fare, indipendentemente dal fatto che le cedole e le eventuali plusvalenze realizzate siano tassate al 20% e non più al 12,5%. Qualcosa potrebbe invece cambiare sulla gestione della liquidità a breve termine e di ogni giorno: lì le differenze di rendimento sono più risicate, la battaglia si gioca sul filo dei centesimo e ogni pur piccolo aggiustamento può essere significativo. Chi sale e chi scende Tanto per fare qualche esempio, fatto salvo il rendimento dei BoT annuali (che resta pari all'1,87%, salvo le spese per le commissioni di acquisto), la manovra frena i rendimenti di pronti contro termine (da 1,55% a 1,42%, vedi grafico a fianco), dei fondi comuni e degli Etf sulla liquidità (rispettivamente 0,68% e 1,37%), dei buoni postali (1,24%). Il tutto a vantaggio dei conti corrente bancari, non tanto di quelli tradizionali, che offrono soltanto le briciole (0,34%), quanto degli strumenti online ad alto rendimento o a capitale vincolato che grande diffusione hanno avuto fra i risparmiatori negli ultimi anni. È verosimile che su questi prodotti si giocherà la maggiore battaglia fra le banche per assicurarsi nuova clientela, oltre che una raccolta tutto sommato a buon mercato. Il risparmiatore dovrà invece prestare l'attenzione di sempre: continuando giustamente a misurare le differenze in termini di centesimi, ma valutando con cura le caratteristiche di ciascuno strumento. Molti dei conti corrente vincolati sono costruiti con pronti contro termine come sottostante e finora hanno avuto un innegabile vantaggio fiscale, che da domani sarà però destinato a esaurirsi con effetti evidenti sui rendimenti.
Per le banche italiane una tassa da 250 milioni di Laura SerafiniCronologia articolo 03 luglio 2011 La maggiorazione dello 0,75% sull'Irap carico delle banche italiane determinerà un aggravio complessivo a loro carico di circa 250 milioni di euro. Focalizzando la misurazione sui primi cinque gruppi bancari nazionali l'aumento d'imposizione è pari a circa 150 milioni. La stima, seppure un po' approssimativa, si deduce scorrendo i dati pubblicati dalla Banca d'Italia nella relazione annuale 2010. La voce da prendere a riferimento per calcolare gli effetti della maggiorazione è il costo del personale, perchè l'Irap colpisce soprattutto il costo del lavoro. A fine 2010 il sistema bancario ha sostenuto spese per il personale pari a 32,9 miliardi di euro e pagando un'Irap (al 4,25%) stimabile in almeno 1,4 miliardi. I primi cinque istituti di credito hanno sostenuto spese per il personale pari 20,2 miliardi, pagando un'Irap stimabile in circa 890 milioni. Le tasse pagate complessivamente dal sistema creditizio nel 2010 ammontano comunque a 4,2 miliardi a fronte di un utile netto 7,9 miliardi a livello di sistema. L'onere aggiuntivo a carico delle banche, comunque, non è sufficiente a stimare il gettito che scaturirebbe per lo Stato con la maggiorazione e questo perchè quell'incremento Irap probabilmente andrà a colpire anche assicurazioni società finanziarie. Dovrebbe restare, comunque, nell'ordine delle centinaia di milioni di euro all'anno. I motivi per comprendere lo "stupore e lo sconcerto" che l'ultima versione della manovra ha creato tra banchieri e operatori del settore sono abbastanza evidenti. La prospettiva di una tassazione separata al 35% sulle attività da negoziazione non era certo stata accolta con piacere, tant'è vero che probabilmente è stata la pressione del sistema bancario a farla saltare. Ma la soluzione alternativa emersa venerdì nella manovra preoccupa molto, perchè la maggioranza sull'Irap va a colpire anche il settore tradizionale della banche (sostanzialmente l'erogazione del credito) che rappresenta i 3/4 dell'attività bancaria, mentre solo un quarto è rappresentato dal trading, cui ricorrono in modo più massiccio le banche estere, soprattutto quelle d'investimento. L'attività di lobbing del mondo bancario prosegue serrata in queste ore, con la speranza di ottenere un'ulteriore modifica. Non piace nemmeno l'ipotesi di una stangata sull'imposta di bollo per il deposito titoli, destinata a salire da 34,2 a 120 euro per ogni deposito a prescindere dal valore dei titoli depositati. E per quanto si tratti di una gabella che peserà solo sui clienti e non sugli istituti di credito, nel mondo bancario c'è sconcerto perchè in questo modo non c'è alcuna progressività della tassazione. Risulterà, dunque, molto più colpito il piccolo risparmiatore che tiene nel deposito titoli o bond da cassettista per qualche migliaio di euro, rispetto a chi ha grandi patrimoni investiti in obbligazioni o azioni. articoli correlati Manovra: ecco chi vince e chi perde con il nuovo prelievo sulle rendite. BoT e fondi alla prova della riforma È molto probabile che entrambe le novità introdotte dalla manovra saranno il piatto forte delle due riunioni al vertice che l'Abi, l'associazione bancaria, ha convocato per la prossima settimana: sono in programma la riunione del comitato di presidenza e del comitato esecutivo, anche in vista dell'assemblea annuale prevista per il 13 luglio. La rivoluzione sulla tassazione delle rendite finanziarie ha destato invece meno malumore. "È un allineamento a quello che succede in tutta Europa e mi sembra che ci si muova in maniera assolutamente coerente", è stato il commento dell'a.d. di IntesaSanPaolo, Corrado Passera. Qualche preoccupazione, però, aleggia tra i gestori dei fondi che vedono la tassazione sulle plusvalenza da quote dei fondi passare dal 12,5 al 20 per cento. La consapevolezza che l'armonizzazione sarebbe stata cosa inevitabile c'era, certamente, anche perchè nel resto d'Europa è già così da tempo. I dubbi sono sugli effetti che la tassazione può avere sulla concorrenza, avvantaggiando prodotti che in questa fase di mercato - in cui i risparmiatori privilegiano investimenti con il minor tasso di rischio - sono competitivi per i fondi, che non riescono a garantire rendimenti elevati. In particolare, sono i prodotti tipo conto deposito, che garantiscono rendimenti più elevati rispetto a un conto corrente classico, raggiungendo anche il 3% netto. Per questi prodotti la tassazione scende dal 27 al 20 per cento, rendendoli più competitivi. L'effetto positivo per i conti correnti tradizionali invece è quasi nullo, considerato che gli interessi riconosciuti oggi sono molto vicini allo zero. I NUMERI 50 milioni - L'impatto sui "big" A tanto viene calcolato l'impatto della maggiorazione dello 0,75% sull'Irap sui conti dei primi cinque gruppi bancari nazionali. 890 milioni - L'Irap versata Sempre i primi cinque maggiori istituti di credito italiani hanno versato per il 2010 circa 890 milioni di euro per assolvere l'Irap. 4,2 miliardi - Imposte a carico delle banche A tanto ammontano le imposte 2010 a carico dell'intero sistema creditizio italiano a fronte di utili per 7,9 miliardi. GLI EFFETTI Il "no" al balzello sul trading L'ipotesi di un incremento dell'Imposta regionale sulle attività produttive va a sostituire la prospettiva di una tassazione al 35% per le attività di trading Il numero - 120 euro La nuova imposta di bollo sul dossier titoli
Il Quirinale: non abbiamo ancora ricevuto la manovra. Schifani apre sul testo: non è intoccabile di Celestina DominelliCronologia articolo 3 luglio 2011 La manovra non è ancora giunta alla firma del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. La precisazione arriva direttamente dal Quirinale nel tentativo di correggere le indiscrezioni secondo cui il decreto per la correzione dei conti pubblici sarebbe stato trasmesso al Colle già da venerdì. Poche righe di un comunicato considerato evidentemente necessario dal Quirinale per spazzare via qualsiasi dietrologia. "A tutt'oggi la presidenza del Consiglio non ha ancora trasmesso al Quirinale il testo del decreto legge". E, in serata, anche fonti dell'esecutivo smentiscono l'invio del provvedimento al Quirinale: il decreto sarà trasmesso lunedì al capo dello Stato per la firma. Scontro sull'"ammazza rinnovabili". Prestigiacomo: escludo reintroduzione Intanto si accende lo scontro attorno alla norma che taglia del 30% la componente della bolletta elettrica e del gas destinata a finanziare le agevolazioni e che, secondo le ultime indiscrezioni, sarebbe stata reintrodotta nell'ultima versione del decreto. Un cambio in corsa escluso però dal ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. "Non vedo come ciò possa accadere. Il Consiglio dei Ministri, dopo ampio e approfondito dibattito, ha approvato la manovra senza quella norma. Non comprendo come si possa ipotizzare una sua reintroduzione". documenti La platea e la norma articoli correlati Pensioni, sindacati e opposizione contro la stretta. Bonanni: norma socialmente ingiusta Tutte le novità della manovra da 47 miliardi Vedi tutti " Pd: nota del Quirinale dimostra work in progress Anche il Pd, per bocca del senatore Francesco Ferrante (Pd), ha ventilato l'ipotesi del ritorno nel decreto della norma che taglia le agevolazioni per le energie verdi. "La nota del Quirinale conferma il fatto che sulla manovra il governo alle prese con un work in progress. Risulterebbe da fonti qualificate che nella versione delle ultime ore sia stata reinserita la norma "ammazza rinnovabili" fortemente voluta dal ministro Calderoli, e che il Consiglio dei Ministri aveva cassato. Se così fosse sarebbe un atto di forza gravissimo". Schifani apre all'opposizione: manovra non è un totem intoccabile In attesa dell'invio del testo al Colle, tiene banco comunque la polemica attorno alla stretta sulle pensioni che ieri aveva provocato la rivolta dei sindacati e di tutta l'opposizione, ma anche l'aut aut della Lega ("le pensioni non toccano", aveva tuonato ieri sera Umberto Bossi da un comizio nel bergamasco). Il presidente del Senato, Renato Schifani, prova a gettare acqua sul fuoco. "La manovra non si può considerare come un totem intoccabile. Può essere corretta in via parlamentare. mi auguro anche con il contributo dell'opposizione, senza che venga stravolta". Un'apertura alla collaborazione rilanciata anche dal vicepresidente della commissione Lavoro, Giuliano Cazzola (Pdl). "Sui tagli alla rivalutazione delle pensioni sarà opportuno trovare, magari al Senato, in sede di conversione del decreto, come ha lasciato intendere il presidente Schifani, soluzioni più equilibrate". La replica del Pd: bene Schifani ma parli al governo Le aperture della maggioranza trovano la pronta risposta del Pd. Con la capogruppo dei democratici al Senato, Anna Finocchiaro, che apprezza l'invito al dialogo di Schifani a cui ricorda che "la nostra disponibilità al confronto non è mai venuta meno in Parlamento. Io credo che però l'appello al confronto costruttivo andrebbe rivolto più esplicitamente al governo, che in 3 anni di legislatura raramente ha perseguito questo obbiettivo". Restano poi in piedi le critiche contro la stretta sulle pensioni. "Oggi vengono coinvolti nei tagli 4,4 milioni di pensionati. Quello che aggiungo è che mentre Sacconi ripete la litania che le pensioni non vengono toccate - attacca l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano (Pd), invece accade sempre che con le pensioni si fa sempre cassa". Mentre il capogruppo dell'Idv al Senato, Felice Belisario, invita il governo a compiere una pausa di riflessione. "Si fermi un attimo e rifletta: una manovra pessima che può scatenare tensione sociale e che per questo non può essere imposta con l'ennesimo voto di fiducia".
Sulle pensioni lo stop sarà per fasce. Sindacati all'attacco di Davide ColomboCronologia articolo 3 luglio 2011 Il blocco totale o parziale (45%) della rivalutazione delle pensioni nel biennio 2012-2013 – misura che garantirà una riduzione della spesa previdenziale pari a 2,2 miliardi entro il 2014 – si applicherà per fasce. Ragion per cui tutti gli assegni continueranno a beneficiare dell'indicizzazione al carovita anche se in misura progressivamente inversa rispetto all'entità della pensione. A precisare come funzionerà la misura introdotta in manovra è una nota dell'Inps. Le pensioni più basse fino a tre volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, anche l'anno prossimo saranno rivalutate per intero. Le pensioni tra tre e cinque volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno invece rivalutate al cento per cento nella fascia fino a 1.428 e al 45 per cento nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre cinque volte il minimo – ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno infine rivalutare al 100 per cento nella fascia fino a 1.428 euro e al 45 per cento nella fascia da 1.428 a 2.380. Solo per la quota di assegno che supera quest'ultima soglia la rivalutazione sarà azzerata. L'intervento sull'indicizzazione degli assegni, che riguarderà, secondo l'Inps, 4,4 milioni di pensionati, ieri ha scatenato i sindacati, uniti nel respingere una misura che il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha definito "socialmente ingiusta". In questo modo, ha osservato Bonanni, si rendono "ancora più vulnerabili quei pensionati che negli ultimi quindici anni hanno già visto ridursi il potere di acquisto delle loro pensioni". Dura anche la reazione della Cgil, per cui è intervenuta la segretaria confederale Vera Lamonica: "Siamo assolutamente contrari - ha sottolineato - e ci opporremo con tutti gli strumenti della mobilitazione. È una misura inaccettabile, iniqua e vessatoria che ancora una volta colpisce gli stessi e non le grandi ricchezze. È il segno di una manovra che scarica su lavoratori e pensionati il costo del risanamento e non colpisce la ricchezza". grafici Gli effetti della manovra sul pensionamento per le donne Proteste per la nuova stretta sulle rivalutazione sono giunte anche dal fronte politico. Cesare Damiano (Pd), autore in veste di ministro del Lavoro del governo Prodi dell'ultimo intervento analogo che però riguardava gli assegni superiori otto volte il minimo, ha parlato di misura inaccettabile "che colpisce non le pensioni ricche ma quelle medie e che conferma il carattere di ingiustizia sociale di questo provvedimento". Nino Lo Presti, capogruppo di Fli in commissione Bilancio alla Camera sottolinea poi che la stretta "creerà ancora più disagio nelle fasce più deboli". E contro queste ultime "continueremo ad andare" ha sottolineato il vicepresidente dei deputati dell'Udc, Gian Luca Galletti, "almeno fino a quando non si faranno riforme vere". Secondo l'Idv, infine, "la manovra è una truffa, scarica il peso sul prossimo governo, non contiene misure strutturali, non rilancia l'economia ed offende pure i cittadini". Nel corso delle riforme del sistema pensionistico degli anni Novanta il meccanismo di indicizzazione degli assegni è stato più volte rimodulato. L'intervento più lontano nel tempo risale alla riforma Amato (1992) quando l'indicizzazione venne ridotta prima che il meccanismo venisse modificato con l'adeguamento degli assegni non più alla dinamica dei salari ma a quella dei prezzi. Qualche anno dopo (1994) il primo governo Berlusconi intervenne nuovamente, con l'aggancio della rivalutazione all'inflazione programmata. Poi fu la volta del governo Dini, che con il varo della sua riforma (legge 335/1995) realizzò il blocco generalizzato per tutte le pensioni, anche per le più basse. Infine l'ultima stretta voluta dal governo Prodi (2007) con il blocco per un solo anno degli adeguamenti delle pensioni superiori otto volte il minimo. LE PRINCIPALI MISURE PREVIDENZIALI Sale l'età di vecchiaia catterà dal 2020 il graduale aumento fino a 65 anni dell'età di pensionamento delle donne nel settore privato. Da quell'anno ci vorrà un mese in più (60 anni e un mese) per lasciare il lavoro. Poi i requisiti anagrafici vengono incrementati via via fino al 2032 Pensione e attesa di vita Dal 2014 il momento del pensionamento verrà definito, oltre che dalla finestra unica, anche sulla base dell'aspettativa di vita del lavoratore secondo le proiezioni Istat. In fase di prima attuazione questo ulteriore posticipo non potrà superare i tre mesi Rivalutazione bloccata Le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a 1.428 euro mensili, saranno sempre rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo saranno rivalutate al 45%. Stop alla rivalutazione per quelle oltre 5 volte il minimo. Il blocco sarà per fasce LE REAZIONI Chi si salva dalla sforbiciata I trattamenti fino a tre volte il minimo, cioè fino a un importo di 1.428 euro mensili, saranno rivalutati per intero Il numero - 2,2miliardi Il risparmio cumulato entro il 2014
2011-07-02 Tutte le novità della manovra da 47 miliardi di Marco Mobili Cronologia articolo 01 luglio 2011 ROMA - La tassa sulle transazioni finanziare dell'1,5 per mille potrebbe uscire definitivamente di scena. Così come la tassazione separata del 35% sul trading finanziario sembra essere destinata a trasformarsi in un'addizionale del 7%. Giallo, poi, per tutta la giornata di ieri sul superbollo da applicare ai Suv: Berlusconi ha confermato il ritocco al rialzo del bollo per le auto di lusso, mentre poco prima il sottosegretario all'Economia, Luigi Casero, al Tg4, annunciava che il superbollo non sarebbe entrato in manovra. E alla fine del Cdm il ministro Galan tornava a parlare del superbollo. grafici L'entità della manovra e le principali misure articoli correlati Via libera alla manovra. Berlusconi: avremo la fiducia. Tremonti: "Pareggio nel 2014 obiettivo etico" Su trading e banche meno oneri Addio Ice, la rete estera passa alla Farnesina Vedi tutti " Le scelte definitive tra le diverse ipotesi alternative messe sul tappeto ieri in Cdm saranno prese soltanto nella mattinata di oggi. Alle otto del mattino, infatti, il gabinetto del ministro Tremonti si riunirà per chiudere il lavoro sul testo del decreto legge. Il provvedimento, limature a parte, è stato approvato ieri dal Consiglio dei ministri con l'obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. E in serata con una nota di Via XX settembre il ministro ha precisato che "siamo già a tre quarti della strada verso il pareggio di bilancio" e che "nel decreto sono contenute tutte le norme di aumento delle entrate e di riduzione della spesa pubblica, in modo da centrare tanto su quest'anno, quanto sul prossimo triennio tutti gli obiettivi di impegno europeo". Non solo. Nel testo della nota viene ricordare che "l'avanzo primario italiano è già maggiore di quello degli altri paesi europei e continuerà a migliorare. Quanto è stato fatto in questi anni e sarà fatto nei prossimi è riportare la spesa pubblica sulla linea di sviluppo del prodotto interno lordo". Una volta sciolti gli ultimi nodi, anche la quantificazione delle misure sarà definita nel dettaglio. Da fonti del Governo, comunque, l'entità della manovra alla fine si dovrebbe attestare sui 47 miliardi complessivi: per quest'anno l'intervento sarebbe pari a circa 1,5 miliardi; 5,5 nel 2012 e 20 miliardi per ciascuno degli anni 2013-2014. Per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale la data ipotizzata sarebbe quella di lunedì prossimo. Dopo di che la manovra approderà all'esame di Palazzo Madama per tornare alla Camera prima della pausa estiva e incassare rapidamente il via libera definitivo. La conferenza dei capogruppo di Montecitorio ha già calendarizzato al 25 luglio prossimo l'approdo in Aula del Ddl di conversione. Nel testo approdato a Palazzo Chigi, rispetto alle prime bozze fatte circolare nei giorni scorsi per il confronto politico all'interno della maggioranza, è comparsa anche una possibile alternativa al ritorno della tassa sui contratti di borsa. La rivolta degli operatori (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) sembrerebbe aver spinto l'Economia a valutare l'ipotesi di introdurre, in luogo del fissato-bollato, un possibile aumento dell'imposta di bollo applicata ai depositi titoli. La norma è tutta ancora da definire, così come la possibile addizionale, ora ipotizzata al 7%, che potrebbe sostituire il prelievo a tassazione separato del 35% sul trading finanziario ipotizzato fino ieri.
LIBERALIZZAZIONE PROFESSIONI
2011-04-16 Per il Sud prova rimandata al 2013 Marzio BartoloniCronologia articolo16 aprile 2011 In questo articolo Argomenti: Fisco | Asl | Sud Storia dell'articolo Chiudi Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2011 alle ore 08:16. * ascolta questa pagina * * * *
Il Sud non esce sconfitto dalla partita sui fondi 2011 per la Sanità. Anzi, potrebbe incassare più di quanto sperato alla vigilia. Ma quella di ieri potrebbe rilevarsi la più classica delle vittorie di Pirro. La vera sfida partirà nel 2013 quando tutte le Regioni dovranno fare i conti con i costi standard previsti dal quinto dei decreti attuativi del federalismo fiscale ora alla firma del capo dello Stato. Saranno i costi standard a decidere come finanziare le cure del Ssn con la promessa di abbattere per sempre sprechi e sperperi, almeno così si spera, perché saranno costruiti in base alle performance di tre Regioni benchmark scelte in una rosa di cinque che dovranno aver dimostrato di avere i conti a posto garantendo allo stesso tempo prestazioni di qualità ai propri cittadini. Per il Sud (dal Lazio in giù), alle prese da anni con voragini nei conti di Asl e ospedali, si tratta di uno sforzo non da poco. E senza ciambelle di salvataggio, visto che tutti i tentativi di inserire indici e parametri di deprivazione (basati cioè sulle peggiori condizioni socio-economiche del meridione) sono andati falliti. L'unico contentino è che tra le tre Regioni di riferimento per i costi standard ce ne dovrà essere una del Sud (accanto a una del Centro e una del Nord). Ma le prove per il Mezzogiorno non finiscono qui. C'è un'altra partita ancora tutta aperta che potrebbe riservare sorprese amare per chi non riesce a tenere a bada i costi sanitari. Nel decreto su "premi e sanzioni" del federalismo fiscale atteso in Conferenza unificata prima del passaggio alla bicamerale c'è una norma che introduce i "prezzi di riferimento" per i beni e i servizi acquistati dagli ospedali. Una vera e propria stretta visto che per i prodotti non sanitari si dovrà "tener conto - recita la norma - dei prezzi più bassi applicati dalla Regione benchmark". Mentre per quelli sanitari, dalle siringhe alle tac, sarà un decreto della Salute, di concerto con l'Economia, a "definire modalità, tempi e responsabilità per l'individuazione di prezzi di riferimento". Accanto al bastone c'è però pure un po' di carota: il decreto promette "forme premiali" e "incentivi" per chi istituirà "centrali uniche per l'acquisto".
Regioni, sì al riparto da 106 miliardi Roberto TurnoCronologia articolo16 aprile 2011 In questo articolo Argomenti: Regioni | Veneto | Emilia Romagna | Lega | Giulio Tremonti | Claudio Montaldo | Luca Coletto | Liguria | Sud Storia dell'articolo Chiudi Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2011 alle ore 08:16. * ascolta questa pagina * * * *
ROMA L'accordo "tecnico" tra i governatori ci sarebbe. E c'è anche la "soddisfazione" e la disponibilità "alle rimodulazioni" delle somme da parte del ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che se ne farà interprete nel Governo. Manca però il beneplacito essenziale di chi tiene i cordoni della borsa della spesa pubblica, Giulio Tremonti, che dirà la sua nei prossimi giorni. E mancano ancora le tabelle finali del dare e dell'avere. Spostando verso le Regioni più in ansia 170 milioni, per la divisione dei 106,5 miliardi destinati nel 2011 all'assistenza sanitaria i governatori hanno cercato ieri di chiudere la partita e di tirare le somme di un compromesso che è rimasto in bilico fino all'ultimo dopo una maratona di 18 ore fino alle tre del mattino tra giovedì e venerdì. La quasi fumata bianca è arrivata ieri, al terzo giorno di una trattativa estenuante. "È stato un lavoro molto impegnativo, forse il più difficile degli ultimi anni, in cui ha prevalso in tutti i presidenti delle Regioni un giusto senso di responsabilità. Abbiamo definito un'ipotesi d'accordo che riguarda alcune scelte politiche strategiche", ha dichiarato il rappresentante dei governatori, Vasco Errani (Emilia Romagna, Pd), nel primo pomeriggio di ieri, smentendo qualsiasi guerra tra "ricchi e poveri". Evitando però accuratamente di fornire alcun dettaglio in attesa dell'incontro ottenuto per la serata con Fazio. Un incontro che "sarà determinante per portare a termine questa intesa", precisava Errani dirigendosi all'incontro col ministro insieme all'assessore veneto Luca Coletto (Lega Nord), che annuiva: "Abbiamo trovato la quadra col buon senso di tutti". In serata, dopo l'incontro e l'illustrazione dei contenuti del pre-accordo, arrivava il consenso preliminare e la "soddisfazione" del ministro della Salute per l'intesa fin qui raggiunta dai governatori. Ma Fazio ha precisato non certo solo tra le righe: non ci sarà nel fondo sanitario alcuna somma in più, ma solo "rimodulazioni" nella divisione degli importi tra le Regioni. Un assist per l'ok di Tremonti, sembrerebbe, quel'insistenza su "alcune limitate rimodulazioni nell'ambito dell'attuale disponibilità globale del fondo sanitario nazionale". Intanto un gruppo tecnico nei prossimi giorni è stato incaricato di dettagliare e cifrare tutti i contenuti dell'intesa da 106,5 miliardi. Con una tappa finale a scadenza ormai alle porte: la conferenza Stato-Regioni è stata già convocata mercoledì prossimo per il varo finale del riparto dei fondi per la salute del 2011. Ancora cinque giorni per chiudere e definire tutti gli zeri e le virgole dell'intesa, insomma. E mettere una pietra sopra una partita che s'è rivelata ancora più complicata per il suo intrecciarsi col cammino e con l'arrivo nel 2013 dei costi standard sanitari. Snodo decisivo sarà il via libera al rispetto del "Patto per la salute" con la garanzia che alle Regioni saranno riconosciuti i 486 milioni necessari per dare copertura da giugno all'abolizione del superticket sulla specialistica. Contando su queste somme, ma insieme agendo su una diversa spalmatura dei fondi, si arriverebbe così a spostare 170 milioni. Ai quali avrebbero accesso principalmente Campania, Liguria, Calabria, Puglia, ma non solo. A cedere di più sarebbero Lombardia, Emilia, Lazio e Veneto. Ma prima bisognerà tirare davvero le somme. E sondare gli umori di tutti. "Sono scettico sull'accordo", ha frenato l'assessore ligure Claudio Montaldo. Mentre il Sud deve cedere sull'indice di deprivazione: forse si affiderà all'Agenas per il 2012 l'elaborazione di criteri fondati sulla "povertà" o sui disagi sociali in genere. E soprattutto sulla prevalenza delle malattie: una proposta, questa, da tempo accarezzata da Fazio.
"Giù la pressione regolatoria" D.Col.Cronologia articolo16 aprile 2011 In questo articolo Argomenti: Italia | Consiglio dei Ministri Storia dell'articolo Chiudi Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2011 alle ore 08:14. * ascolta questa pagina * * * * ROMA Ministro come si rilancia un'economia con una spesa pubblica per investimenti sempre più leggera? Migliorando quello che gli anglosassoni chiamano il business environment. Prego? Il contesto in cui operano le attività economiche. Ciò significa cambiare come opera la macchina statale ed amministrativa ed il quadro della regolamentazione. C'è una relazione individuata dagli economisti tra tasso di crescita e peso dello Stato, una relazione che ha la forma di U-rovesciata (la cosiddetta curva di Armey), che sostanzialmente dice che lo Stato, cioè le istituzioni con il loro peso di regole e tasse, ha un ruolo positivo nella crescita fino ad un certo livello di invadenza, oltre ha un ruolo negativo. Il punto è che abbiamo troppe regole e una pressione fiscale troppo elevata. In Italia va diminuita la pressione fiscale e la pressione regolatoria, entrambe in eccesso. Ma ridurre la seconda non costa e, quindi, da qui è necessario partire da subito. Ridurre la pressione regolatoria è oggi la frustata fondamentale da dare all'economia ed è conciliabile con la riduzione della spesa pubblica. Un contesto semplificato attrae investimenti privati e ha un delta positivo su quelli pubblici, pochi o tanti che siano. Nel frattempo si riqualifica la spesa pubblica? Esatto. Le statistiche spesso ingannano: perché per esempio gli investimenti in capitale umano o in ricerca da tutti invocati sono classificati come spesa corrente. Per questo quello che è importante è la qualificazione e l'efficacia della spesa pubblica, sia corrente sia in conto capitale, anche se ridotta in ammontare complessivo. Ed è questo l'altro fine perseguito dal Governo con il Pnr, fine che, anch'esso, richiede la semplificazione e quindi la riduzione di quella che mi piace definire come pressione regolatoria. Nel Programma nazionale di riforma c'è una quantificazione di risparmi possibili per le imprese. È realistico? Assolutamente sì. La piena implementazione delle misure di semplificazione previste con il "taglia oneri amministrativi" già approvati in Consiglio dei Ministri del 3 marzo comporta un risparmio per le imprese stimato in 6,9 miliardi di euro l'anno. Ma oltre alle misure già adottate, il completamento dell'azione di riduzione degli oneri nelle aree di competenza statale può generare a regime un risparmio di circa 11,6 miliardi per le imprese. E grazie all'estensione della misurazione degli oneri amministrativi alle Regioni e agli enti locali si prevedono riduzioni aggiuntive per circa 5,3 miliardi di euro l'anno.
2011-04-14 Duello finale sul fondo da 106,5 miliardi Roberto TurnoCronologia articolo15 aprile 2011 In questo articolo Argomenti: Regioni | Sud | Ferruccio Fazio | Ministero della Sanità | Liguria | Agenas Storia dell'articolo Chiudi Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 06:40. * ascolta questa pagina * * * *
ROMA La pace finale o la guerra dichiarata. Il compromesso o la rottura senza più obblighi di appartenenza politica. Tutto il Sud con la Liguria da una parte a chiedere più fondi, le altre Regioni nella sponda opposta ma col Veneto con sfumature decisamente meno disposte a concessioni. Appesi a un esile filo di accordo dopo più di 13 ore di trattativa ininterrotta, ieri i governatori hanno trattato fino a notte inoltrata per dividersi la torta dei 106,5 miliardi per l'assistenza sanitaria del 2011. Un anno decisivo, il 2011: in base ai bilanci finali di quest'anno, infatti, si costruiranno nel 2013 i costi standard del federalismo fiscale. Una trattativa febbrile. Partita in gennaio con la proposta del ministero della Salute che ha scontentato anzitutto la coalizione dei governatori del Sud: hanno a lungo reclamato il criterio della "deprivazione" per vedersi riconosciute le condizioni socio-economiche sfavorevoli di partenza che inciderebbero sui costi sanitari. Ma non hanno incassato il minimo di credito: non dalla proposta della Salute, non dalla bicameralina nel testo finale sui costi standard. E ieri, come ormai era scontato, neppure dalla riunione fiume dei governatori convocata per la seconda volta in via "straordinaria" dopo il fallimento di febbraio. Nessuna "deprivazione" per il Sud, dunque. Tutta colpa "dell'ostilità delle regioni avvantaggiate" ha tuonato il governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, sicuro che a breve sarà affidato all'Agenas (l'Agenzia per i servizi sanitari regionali) il compito di individuare i nuovi criteri di riparto dei fondi per il 2012. Ma quella dei criteri di riparto "è una questione che spetta al ministero della Salute", ha messo in guardia a distanza il ministro Ferruccio Fazio nel ribadire che prioritari saranno gli indici di riparto in base "alla prevalenza delle malattie". Così la trattativa è stata lunga e difficile, fatta di stop and go e di ipotesi che si sono susseguite per tutta la giornata tra riunioni di tecnici, di veri e propri "incontri bilaterali" e di vertici a porte chiuse. Di qui il tentativo di spostare verso il Sud (tanto più perché sotto la tagliola dei piani di rientro) e verso la Liguria qualche decina di milioni a testa. Che però non bastavano mai; e che, tra l'altro, creavano imbarazzi a quei governatori che – chi più, chi meno – avrebbero dovuto vedersi sottratte parte di quelle (più generose) risorse assegnate dalla proposta del Governo. Ecco così riaffacciarsi l'ipotesi del vecchio "fondino" di compensazione tra Regioni, affinché nessuna Regione incassi meno che nel 2010. Ma anche di distribuire diversamente i 347 milioni messi sul piatto dal Governo per la copertura fino a tutto maggio del superticket per la specialistica. Un compromesso anche per evitare soluzioni più penalizzanti per Sud e Liguria dell'approdo in Stato-Regioni della proposta del Governo. Del resto alle porte si temono nuovi tagli: sui farmaci (si veda altro articolo a pagina 37) ma anche sugli oltre 400 milioni che da giugno in poi mancheranno per evitare il ritorno del superticket sulla specialistica, che le Regioni potranno coprire con proprie risorse o, se vorranno, con una raffica di mini ticket. Intanto sempre ieri Fazio ha messo sull'avviso: "Non pensiamo al momento a tagli in sanità, ma siccome le cose vanno valutate, ho messo al lavoro i miei perché, in caso di problemi, perlomeno si vada in direzione di una tassa di scopo". Ticket "di scopo", si direbbe: anche perché per il ministro il ticket "non serve per fare cassa ma per scoraggiare l'inappropriatezza delle prestazioni".
|
L'OSSERVATORE ROMANO per l'articolo completo vai al sito internet http://www.vatican.va/news_services/or/home_ita.html2010-09-24 |
IL MATTINO per l'articolo completo vai al sito internet http://www.ilmattino.it/2010-09-24 |
La GAZZETTA dello SPORT per l'articolo completo vai al sito internet http://www.gazzetta.it/2010-09-24 |
CORRIERE dello SPORT per l'articolo completo vai al sito internet http://www.corrieredellosport.it/2010-09-24 |
LA STAMPA per l'articolo completo vai al sito internet http://www.lastampa.it/redazione/default.asp2010-09-24
|
Edito in Proprio presso lo Studio, e Responsabile è lo STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO . - Riferimaneti Leggi e Normative :- Michele Dalessandro ; Organizzazione, Impaginazione Grafica:- Francesca Dalessandro La Proprietà intellettuale è dello Studio Tecnico Dalessandro e di FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO, salvo dove diversamente indicato. Lo Studio Tecnico Dalessandro Giacomo e FORMAZIONE il FIGLIO dell'UOMO declinano qualsiasi responsabilità per il contenuto dei SITI recensiti od indicati, in quanto la responsabilità del loro contenuto è dei Titolari dei Siti recensiti. Quanto da noi riportato è stato desunto dai Siti Medesimi, ed in buona fede ne riportiamo i contenuti. Quando ci è possibile esprimiamo dei giudizi. I visitatori sono invitati a valutarne personalmente la veridicità e l'esattezza dei contenuti. Non essendo professionisti, ci scusiamo di eventuali errori di battitura, per i quali decliniamo qualsiasi responsabilità. Il nostro sito non ha alcuno scopo di lucro. Non è nostro scopo violare la privacy di alcuni. Vi preghiamo di scusarci se lo facciamo. |
Vai alla HOME PAGE |
Edito in Proprio e Responsabile STUDIO TECNICO DALESSANDRO GIACOMO
Responsabile Per. Ind. Giacomo Dalessandro
http://www.cristo-re.eu